lunedì 31 marzo 2014

QUERELA PER DISCRIMINAZIONE RAZZIALE CONTRO NAPOLITANO BERLUSCONI MONTI LETTA DEL 29 GEN 2014



   ROMA, 29/01/2014

                                                                                 Al Comando stazione dei Carabinieri 
                                                          
                                                                           Alla   Procura Della Repubblica  Competente

       Alla Procura Generale della Corte dei Conti

                                                                            Alla   Alta Corte Penale Internazionale de l’Aia   
                                                                           
                                                                            Alla   Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

                                                                  E, p.c.  Ad  Altri


QUERELA/DENUNCIA PER L’ILLECITO RIFINANZIAMENTO DI BANKITALIA

Contro :

1)                  Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;
2)                  Gli ex presidenti del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, Mario Monti;
3)                  Il presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta;
4)                  Tutti i Presidenti della Camera e del Senato a partire dal 21 novembre 2008;
5)                  Tutti i Ministri dei vari governi avvicendatisi a partire dal 21 novembre 2008;
6)                  Tutti i Segretari dei Partiti dell’arco parlamentare a partire dal 21 novembre 2008;
7)                  Tutti i Parlamentari a partire dal 21 novembre 2008;
8)                  Tutti i titolari e dirigenti del ministero dell’ Interno a partire dal 21 novembre 2008;
9)                  Tutti i Sindaci dei Comuni che eseguono il dettato del D.M. 26 aprile 1993, n. 122,;
10)              ed eventuali altri, secondo il ruolo ed il grado di responsabilità risultante dalle indagini.

Per le ipotesi dei reati p. e p. dagli articoli:

1)                  Riduzione in schiavitù (art.600 c.p.);
2)                  Concorso formale in reato continuato (art.81 c.p.);
3)                  Pene per coloro che concorrono nel reato (art.110 c.p.);
4)                  Circostanze aggravanti (art.112 c.p.);
5)                  Attentato contro l’integrità l’indipendenza e l’unità dello Stato (art.241 c.p.);
6)                  Infedeltà in affari di Stato (art.264 c.p.);
7)                  Attentato contro la Costituzione dello Stato (art.283 c.p.);
8)                  Attentato contro i diritti politici del cittadino (art.294 c.p.);
9)                  Abuso d’ufficio (art.323 c.p.);
10)              Associazione a delinquere (art.416 bis);
11)              Truffa ai danni della Nazione (art.640; comma 1 c.p.);
12)              Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche Art. 640-bis;
13)              Ed eventuali altre fattispecie di reato che venissero rilevate nel corso delle indagini.-

LUOGO DI COMMISSIONE : Tutto il territorio italiano
TEMPO DI COMMISSIONE : Reati in corso di esecuzione;
Persone offese:  la Repubblica italiana, tutti i Cittadini italiani, la Nazione italiana.



RIFERIMENTI

PRINCIPI FONDAMENTALI A SUPPORTO

Art. 1. …. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 10. L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute
Art. 52….L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.

Art. 54.Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. (GIURAMENTO DI FEDELTA’ ALLA REPUBBLICA ITALIANA)

DECRETO LEGGE 26 aprile 1993, n. 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, n. 205, recante: “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”.

Decreto Ministeriale Ministero Interni del 21 novembre 2008

I Fatti

Ieri, girando su Facebook, noto social network…. Sono incappato in un documento che alle prime pensavo un falso emblematico delle “bufale” che circolano in quei “luoghi”… ed invece ad una rapida ispezione sul sito web del Ministero degli Interni rinvenivo conferma della veridicità del documento in cui mi ero imbattuto..

Leggendo il documento sono venuto a conoscenza di fatti di cui ignoravo completamente l’esistenza e le informazioni contenute da questo mi hanno lasciato letteralmente costernato tanta era la improvvidenza e sconsideratezza dei fatti e dei dati enunciati…

Il documento (allegato n.1) è una comunicazione circolare della Prefettura di Nuoro inviata ai sindaci della circoscrizione di competenza… come ovviamente sta avvenendo in contemporanea in tutte le Prefetture italiane che lo stanno comunicando a tutti i sindaci italiani… Nello specifico si tratta della circolare prot. N.000307 del 21 gennaio 2014 in cui si elencano tutta una serie di misure e cautele da osservare nell’accogliere “ospiti” non invitati con formule di “cortesia” dalla generosità del tutto fuori luogo…

In questo documento si richiede ai sindaci di provvedere all’individuazione di “locations” adeguate per accogliere il flusso migratorio ormai insostenibile e vieppiù irruento … e si elencano tutta una serie di prebende dovute agli “ospiti” inattesi e del tutto indesiderati… che comunque senza chiedere permesso di entrare si accomodano con estrema maleducazione sul divano buono del salotto …..

Basti dire, tanto per dare una dimensione alla cosa… che all’incirca ogni infiltrato clandestino sul suolo patrio costa allo Stato/tutti noi… la notevole somma di circa 2500 (duemilacinquecento) €…

Ora senza entrare troppo nel merito che la vicenda è di una cialtronaggine assoluta e inadeguatezza logico/morale (giustamente) da piena decadenza e crollo di civiltà… in quanto completamente perso il senso della dimensione e delle priorità… l’unico punto che vale la pena di esaminare è quello che vado ad affrontare..
Mentre una famiglia su due è in situazione di povertà, mentre i nostri pensionati al minimo, dopo una vita di lavoro e sacrifici, riescono stentatamente a sopravvivere alle loro ultime peripezie terrene rovistando nei cassonetti o rubando nei supermercati,  venendo spesso arrestati sorpresi a rubare per fame..... cosa fanno i nostri politici, ministri, prefetti e caravanserraglio al seguito? ...... regalano ogni ben di dio ai clandestini.... preciso, per quelli a cui non fosse ben chiaro,... l’emerito servitore della Repubblica e del Popolo italiano... che evidentemente non si rende neppure conto... dall'alto della sua torre eburnea... dello scempio, dell'oltraggio e della turpe discriminazione razziale che sta compiendo in danno dei cittadini italiani .... in particolare a quelli in più pesante difficoltà…è un criminale…
In questo suo comportamento non è ravvisabile solo un puro e semplice “errore di valutazione”, pressappochismo, superficialità di analisi, becero burocratismo….. eh no! Troppo semplice.. qui ci sono una serie di turpi, sconci  illegittimi ed incostituzionali e reprensibili, censurabili e sanzionabili comportamenti “contra legem”… e benissimo ha fatto il sindaco di Gaino a fare obbiezione..

Vediamo nel dettaglio…

DECRETO LEGGE 26 aprile 1993, n. 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, n. 205, recante: “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”.

Che dice :

Articolo 1

Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
1. L’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, è sostituito dal seguente:
“Art. 3. – 1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell’attuazione della disposizione dell’articolo 4 della convenzione, è punito:
a) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;

e mi sembra proprio che lasciare OTTO MILIONI DI PENSIONATI AL MINIMO CON MENO DI 500 (CINQUECENTO) € AL MESE dopo che questi Cittadini hanno lavorato almeno trentacinque anni e versato ciascuno di loro centinaia di migliaia di euro di contributi… mi sembra un assoluto e scellerato atto di discriminazione razziale…a tutti gli effetti… si discrimina la razza italiana sperequandola rispetto agli indesiderati invasori imboniti dai persuasori occulti internazionali (che ben sappiamo chi sono)…

Ma andiamo avanti per verificare che non creiamo un “casus” improvvidamente…

Il Decreto Legge succitato fa riferimento alla LEGGE 13 ottobre 1975 n. 654 - Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966.

Che fra l’altro dice  :


Articolo3

1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell'attuazione della disposizione dell'articolo 4 della
convenzione, è punito:
a) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;

ed ancora ….

CONVENZIONE

PARTE PRIMA

Articolo 1
1. Nella presente Convenzione, l'espressione «discriminazione razziale» sta ad indicare ogni distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l'ascendenza o l'origine nazionale o etnica, che abbia lo scopo o l'effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l'esercizio, in condizioni di parità, dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale o in ogni altro settore della vita pubblica.

Ma ancora il legislatore ha voluto evidenziare la valenza della legge anche in presenza di una giusta tutele identitaria dello Stato-Nazione per cui giustamente ha voluto chiarire che esiste comunque “distinzione” fra cittadini e non-cittadini…

2. La presente Convenzione non si applica alle distinzioni, esclusioni, restrizioni o trattamenti preferenziali stabiliti da uno Stato parte della Convenzione a seconda che si tratti dei propri cittadini o dei non-cittadini.

Ma in Italia siamo arrivati all’assurdo e paradossale atto metodico di discriminazione e danno a tutti gli effetti verso i cittadini italiani ed in favore degli immigrati clandestini…

Questa è una situazione di abominio giuridico assoluto ed inaccettabile in un Paese che si dichiara civile … ed è pure il Paese di nascita del “Diritto”… che mai come in questo caso è stato deriso, insultato, calpestato…

Insomma l’intento dei redattori della convenzione internazionale è stato nel nostro caso del tutto disatteso, stravolto, deturpato nel senso e nei ruoli dei vari attori…

Ed inoltre ….

Articolo 2
1. Gli Stati contraenti condannano la discriminazione razziale e si impegnano a continuare, con tutti i mezzi adeguati e senza indugio, una politica tendente ad eliminare ogni forma di discriminazione razziale ed a favorire l'intesa tra tutte le razze, e, a tale scopo:

a) ogni Stato contraente si impegna a non porre in opera atti o pratiche di discriminazione razziale verso individui, gruppi di individui od istituzioni ed a fare in modo che tutte le pubbliche attività e le pubbliche istituzioni, nazionali e locali, si uniformino a tale obbligo;

b) ogni Stato contraente si impegna a non incoraggiare, difendere ed appoggiare la discriminazione razziale praticata da qualsiasi individuo od organizzazione;


c) ogni Stato contraente deve adottare delle efficaci misure per rivedere le politiche governative nazionali e locali e per modificare, abrogare o annullare ogni legge ed ogni disposizione regolamentare che abbia il risultato di creare la discriminazione o perpetuarla ove esista;

Ma chi in Italia siamo arrivati ad una tale insulsa frenesia di osservanza di questa legge che abbiamo tirato la coperta tutta dalla parte dei clandestini lasciando completamente scoperti i cittadini italiani…

Solo ieri (27/01/2014) l’I.S.T.A.T. ha dichiarato che una famiglia italiana su due giace in condizioni conclamate di povertà… Il che sta a dire che circa diecimilioni di famiglie (trenta milioni di persone) sono in difficoltà economiche… e quindi sociali, culturali, igieniche, etc.,etc….

E che fanno i nostri prefetti (su ordine del Ministero degli Interni ovviamente?Con tutto il Governo perfettamente consenziente e consapevole?)… invece di provvedere a sostenere i dieci milioni di famiglie italiane in difficoltà, invece di concedere un reddito (seppure temporaneo) di cittadinanza… contributi per il sostegno dell’artigianato e del commercio… Invece di dare una qualche forma di cassa integrazione per le oltre quattro milioni di partite I.V.A. che non hanno nessun tipo di “ammortizzatore sociale”…. Cosa fa il Prefetto su ordine del Ministro dell’Interno?

PENSA A MANTENERE UNO STUOLO SEMPRE PIU’ IMMANE DI IMMIGRATI CLANDESTINI …. Di cui all’origine non si sa nulla.. quasi sempre neppure la loro vera identità… Per cui arriveremo sicuramente al punto in cui ci ritroveremo in casa delinquenti incalliti, drogati, malati di tubercolosi, lebbra, peste e quant’altro…

Ora con tutta la più disponibile umana pietà per chi arriva qui sfuggendo da situazioni di difficile sopravvivenza… nessuno è così cinico da negare accoglimento… e sbarrare a tenuta stagna le porte di ingresso… ma da questo ad accogliere centinaia di migliaia di fuggiaschi in giro per il mondo ce ne corre..

Non scordiamoci che le invasioni barbariche avevano connotati abbastanza simili e sovrapponibili alle attuali ondate migratorie… Io non vorrei che la civiltà occidentale stante il lassismo e l’imbarbarimento del senso di appartenenza alla Nazione prima che al genere umano … in qualche decennio ci inducesse alla stessa fine dell’Impero Romano..

Non a caso questo avviene qui ed ora.. il progetto del neomondialismo (come detto più volte) è ben chiaro e mira allo smantellamento degli Stati-Nazione per arrivare nel più breve periodo all’instaurazione di un potere unico mondiale che una volta sciolto e distrutto il cemento etnico/culturale/sociale/linguistico/giuridico … etc., etc, degli attuali Stati/Nazione…  sarà di facile attuazione e completamento… e soprattutto non sarà più sostituibile, sovvertibile… in quanto tutto sarà diventato una enorme ed informe Babele senza alcuna identità ed alcuna possibile e potenziale aggregazione attorno ad un qualunque nocciolo duro da parte di qualunque opposizione.

Ma per tornare alla disquisizione del tema in esame…

Articolo 4
Gli Stati contraenti condannano ogni propaganda ed ogni organizzazione che s'ispiri a concetti ed a teorie basate sulla superiorità di una razza o di un gruppo di individui di un certo colore o di una certa origine etnica, o che pretendano di giustificare o di incoraggiare ogni forma di odio e di discriminazione razziale, e si impegnano ad adottare immediatamente misure efficaci per eliminare ogni incitamento ad una tale discriminazione od ogni  atto discriminatorio, tenendo conto, a tale scopo, dei principi formulati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dei diritti chiaramente enunciati nell'articolo 5 della presente Convenzione, ed in particolare:


a) a dichiarare crimini punibili dalla legge, ogni diffusione di idee basate sulla superiorità o sull'odio razziale, ogni incitamento alla discriminazione razziale, nonché ogni atto di violenza, od

incitamento a tali atti diretti contro ogni razza o gruppo di individui di colore diverso o di diversa origine etnica, come ogni aiuto apportato ad attività razzistiche, compreso il loro finanziamento;
b) a dichiarare illegali ed a vietare le organizzazioni e le attività di propaganda organizzate ed ogni altro tipo di attività di propaganda che incitino alla discriminazione razziale e che l'incoraggino, nonché a dichiarare reato punibile dalla legge la partecipazione a tali organizzazioni od a tali attività;
c) a non permettere né alle pubbliche autorità, né alle pubbliche istituzioni, nazionali o locali, l'incitamento o l'incoraggiamento alla discriminazione razziale.(MI SEMBRA PROPRIO INVECE CHE IN QUESTO CASO SI RICADA PIENAMENTE IN QUESTA FATTISPECIE).

Articolo 5

In base agli obblighi fondamentali di cui all'articolo 2 della presente Convenzione, gli Stati contraenti si impegnano a vietare e ad eliminare la discriminazione razziale in tutte le sue forme ed a garantire a ciascuno il diritto alla eguaglianza dinanzi alla legge senza distinzione di razza, colore od origine nazionale o etnica, nel pieno godimento dei seguenti diritti:

a) Diritto ad un eguale trattamento avanti i tribunali ed a ogni altro organo che amministri la giustizia; (DIECIMILIONI DI PROCESSI IN CORSO SONO LA PIETRA TOMBALE DELLA GIUSTIZIA E DEI GIUDICI ITALIANI…  V E R G O G N A T E V I  !!!!!!

b) Diritto alla sicurezza personale ed alla protezione dello Stato contro le violenze o le sevizie da parte sia di funzionari governativi, sia di ogni individuo, gruppo od istituzione;

c) Diritti politici, ed in particolare il diritto di partecipare alle elezioni, di votare e di presentarsi candidato in base al sistema del suffragio universale ed eguale per tutti, il diritto di partecipare al governo ed alla direzione degli affari pubblici, a tutti i livelli, nonché il diritto di accedere, a condizioni di parità, alle cariche pubbliche; (IL CHE COL PORCELLUM PRIMA E CON L’ITALICUM ORA ASSOLUTAMENTE NON SONO GARANTITI)
d) Altri diritti civili quali:
I) Il diritto di circolare liberamente e di scegliere la propria residenza all'interno dello Stato;
II) Il diritto di lasciare qualsiasi paese, compreso il proprio, e di tornate nel proprio paese;
III) Il diritto alla nazionalità;
IV) Il diritto a contrarre matrimonio ed alla scelta del proprio coniuge;
V) Il diritto alla proprietà di qualsiasi individuo, sia in quanto singolo sia in società con altri; (IL CHE CON EQUITALIA CHE HA SEQUESTRATO OLTRE OTTOCENTOMILA IMMOBILI DAL GENNAIO 2008 AD OGGI HA MESSO IN ATTO L’ESATTO CONTRARIO….
VI) Il diritto all'eredità;
VII) Il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
VIII) Il diritto alla libertà di opinione e di espressione; (IL CHE AD ESEMPIO CON L’EMANAZIONE DELLA LEGGE SULLA INCONFUTABILITA’ DELL’OLOCAUSTO NON E’ PIU’ AGIBILE….
IX) Il diritto alla libertà di riunione e di pacifica associazione;
e) I diritti economici, sociali e culturali, ed in particolare:
I) I diritti al lavoro, alla libera scelta del proprio lavoro, a condizioni di lavoro eque e soddisfacenti, alla protezione dalla disoccupazione, ad un salario uguale a parità di lavoro uguale, ad una remunerazione equa e soddisfacente; (IL CHE CON LA CRISI INDUSTRIALE/ECONOMICA ODIERNA NON E’ PIU’ ATTUABILE… NON ESISTE PROTEZIONE DALLA DISOCCUPAZIONE…. IL SALARIO E’ ARRIVATO AI LIVELLI DELLA POLONIA… MA CON UN COSTO DELLA VITA QUATTRO VOLTE SUPERIORE….


II) Il diritto di fondare dei sindacati e di iscriversi a sindacati; (I SINDACATI SONO STATI EROSI DALL’INTERNO E SONO CONTROLLATI ORMAI DAGLI STESSI “POTERI FORTI DELLA FINANZA CHE CONTROLLANO I CONSIGLI D’AMMINISTRAZIONE DELLE INDUSTRIE..

III) Il diritto all'alloggio; (IN ITALIA NON SI FANNO PIU’ CASE POPOLARI IN QUANTITA’ DEGNE DI QUESTO NOME DA ALMENO TRENT’ANNI)…

Non so voi, io tutto questo lo chiamo : ALTO TRADIMENTO DEL DETTATO DELLA COSTITUZIONE Da parte delle più alte cariche dello Stato.

LA RESISTENZA ALLA LESIONE DI DIRITTI COSTITUZIONALI VIOLATI E’ UN DIRITTO/DOVERE DI OGNI CITTADINO… ANCHE DEL GIUDICE CHE CI LEGGE ORA

Il diritto di resistenza è implicitamente ma sostanzialmente accolto dalla nostra Costituzione, in
quanto rappresenta una estrinsecazione del principio della sovranità popolare, sancita dall’art. 1
della Costituzione e che quindi informa tutto il nostro Ordinamento giuridico.

Al “diritto – dovere” di resistenza all’oppressione viene riconosciuta legittimazione giuridica principalmente a partire dalla Rivoluzione Francese….nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, che all’art.2 afferma :”Lo scopo di ogni società è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà e la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione”.

Anche l’attuale Costituzione della Repubblica Federale Tedesca ,all’art.20, 4° comma, afferma:” Tutti i tedeschi hanno diritto alla resistenza contro chiunque intraprenda a rimuovere l’ordinamento vigente, se non sia possibile alcun altro rimedio”.

Secondo autorevoli costituzionalisti, anche se non è espressamente stabilito dalla nostra Carta
Costituzionale, il “diritto di resistenza all’oppressione” è implicitamente legittimato, essendo una delle garanzie di difesa della Costituzione, in caso di violazione dei principi fondamentali in essa stabiliti e  trova legittimazione nel principio della “sovranità popolare”, sancito nell’art. 1 della nostra Costituzione, che non a caso è l’articolo 1 ed è il cardine da cui TUTTO discende e  rappresenta la legittimazione all’intero nostro Ordinamento giuridico.

La “sovranità”, peraltro, è attribuita ad ogni singolo cittadino, come membro del popolo, e non solo al popolo nel suo insieme e nel nostro Ordinamento giuridico, ci sono varie norme che stabiliscono la legittimità della resistenza individuale di fronte al provvedimento illegittimo (anche se apparentemente legittimo – come nel caso della promulgazione ed attuazione di una legge palesemente incostituzionale, IMU) dell’Autorità e/ o al comportamento arbitrario di un pubblico funzionario. Ricordiamo, l’art. 4 del DLL n. 288 del 1944 , che legittima la resistenza attiva ad un pubblico ufficiale o ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario, qualora queste funzioni pubbliche siano esercitate in modo arbitrario….. Vedi l’art.650 del Codice Penale, che legittima la disobbedienza contro provvedimenti non “legalmente dati” dall’Autorità ,cioè emanati arbitrariamente (significa anche “incostituzionalmente”)…. e quindi illegittimi.

Per i militari, inoltre, il dovere di disobbedire all’ordine manifestamente illegittimo è previsto dalla legge 11.7.1978 n. 382 (Norme di principio sulla disciplina militare), che all’art. 4 stabilisce: ” Il militare al quale viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine e di informare al più presto i superiori”. La norma è ribadita nell’art.25 del Regolamento di disciplina delle Forze Armate, varato con il DPR n. 545 del 1986.

Questa norme sono esplicazione dell’art. 52 , 2 comma della Costituzione :“l’ordinamento delle Forze Armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.

Allo stesso modo è perfettamente legittima la resistenza collettiva contro ordini, decisioni o
comportamenti, in contrasto con i principi incostituzionali, adottati non solo da pubblici
funzionari o dalle Autorità, ma anche da Organi Costituzionali, quali Governo e Parlamento, che
rappresentano lo Stato-apparato.La resistenza collettiva si esercita attraverso l’esercizio dei diritti di libertà, previsti e tutelati espressamente dalla nostra Costituzione, come il diritto di manifestazione del pensiero (art. 21) ed il diritto di sciopero (art.40) , anche politico.

L’art. 54 della Costituzione poi sancisce: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini, cui sono affidate le funzioni pubbliche, hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento”. Si deve precisare il dovere di fedeltà e quello di obbedienza. Sono infatti due concetti completamente diversi: la fedeltà all’essenza ideale della Repubblica precede, logicamente e concettualmente, l’osservanza delle leggi dello Stato. Pertanto, il dovere di fedeltà alla Repubblica, e quindi alla Costituzione ed in particolare ai principi fondamentali in essa stabiliti, prevale sul dovere di obbedienza, di cui costituisce il presupposto giuridico. Quindi, in caso di contrasto delle leggi in vigore con i principi fondamentali dell’Ordinamento Costituzionale, è sempre l’obbedienza a questi ultimi che prevale sull’obbedienza alle leggi. Peraltro, la semplice obbedienza alle leggi non esaurisce l’obbligo di fedeltà alle Istituzioni, che richiede un comportamento concreto in sintonia con i principi fondamentali sanciti dalla Carta Costituzionale.

Riguardo alla resistenza collettiva, il Prof. Giuliano Amato, acuto costituzionalista (il “dottor sottile” in seguito diventato Presidente del Consiglio dei Ministri), commentando le due sentenze di condanna emesse dai tribunali penali di Palermo e di Catania in seguito ai gravi moti di piazza del luglio 1960 contro il Governo dell’On. Tambroni, nel 1961 scriveva che i poteri che sono esercitati dallo Stato-governo“ non fanno capo originariamente ad esso, ma gli sono trasferiti, magari in via permanente, dal popolo”.

Pertanto, “l’esercizio di quei poteri deve svolgersi, per chiaro dettato costituzionale, in guisa tale da realizzare una permanente conformità dell’azione governativa agli interessi in senso lato della collettività popolare (NAZIONALE): si che, quando tale conformità non sia perseguita da quell’azione, è perfettamente conforme al sistema, cioè legittimo, il comportamento del popolo sovrano che ponga fine alla situazione costituzionalmente abnorme”.

E inoltre che “ la resistenza collettiva può indirizzarsi anche contro il Parlamento” qualora la sua azione sia illegittima. Pertanto, “potrebbe il popolo, nel mancato funzionamento dei meccanismi di garanzia predisposti all’interno dello Stato – governo, ripristinare con altri mezzi il rispetto del suo sovrano volere, che nella Costituzione trova la sua massima espressione”.

Inoltre, Giuliano Amato scrive nel 1962, in La sovranità popolare nell’ordinamento italiano, che in caso di non funzionamento degli organi di controllo e di garanzia, se cioè lo stesso Stato-apparato fosse “partecipe dell’azione eversiva”,
compiendo “atti difformi dai valori e dalle finalità fatti propri dalla coscienza collettiva ed indicati nella Costituzione",

Allora sarebbe legittimo il ricorso alla resistenza, individuale o collettiva.

Ove circostanze particolari lo impongano, come può disconoscersi al popolo, che della sovranità è titolare e che ne controlla l’esercizio….da parte dello Stato-governo, il potere di
ricondurre alla legittimità, con mezzi anche non previsti, questo esercizio, ove irrimediabilmente se ne discosti.



Naturalmente, la resistenza non può essere esercitata in forma violenta, perché, per difendere un
diritto fondamentale, leso dall’esercizio arbitrario di pubbliche funzioni, non si può ledere e
sacrificare altri diritti fondamentali, di pari o maggiore rilevanza, quale quello alla vita ed alla
sicurezza delle persone.

La nostra Costituzione, sempre non a caso all’art.2 riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”, tra i quali c’è sicuramente anche il “diritto ad un’abitazione” inoltre, la Costituzione, all’art.10 stabilisce espressamente che il nostro Ordinamento giuridico “si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”, le quali recepiscono i principi fondamentali del “diritto delle genti”, ed alle quali nessuno può sottrarsi….

Neanche gli Enti Locali, nelle loro varie articolazioni (Regioni, Provincie, Comuni), i quali pertanto sono corresponsabili nell’adempimento di questi “compiti fondamentali”. Ne deriva che gli Enti
Locali hanno non solo il diritto, ma soprattutto il dovere di attivarsi per promuovere anche attuare “atti di non collaborazione” come in questo caso del Sindaco del Comune di Gairo …. con le iniziative incostituzionali (quali l’I.M.U.) decise dal Governo in modo illegittimo, perché in contrasto con i principi costituzionali, o peggio ancora nel caso della discriminazione razziale (eseguita al contrario, contro i propri cittadini) addirittura in contrasto con il dettato delle Convenzioni internazionali….

La sovranità è esercitata in modo diretto attraverso i fondamentali diritti di libertà, garantiti
espressamente dalla Costituzione, ed in modo indiretto attraverso la Pubblica Amministrazione dello Stato, la cui attività non può comunque essere in contrasto con la sovranità popolare (DEI CITTADINI ITALIANI …. E NON DEGLI IMMIGRATI CLANDESTINI!!!).

Pertanto, quando lo Stato esprima una volontà contraria a quella del popolo, spetta a questo ( e quindi ai cittadini, singolarmente o collettivamente) riappropriarsi della sovranità per ripristinare la legalità (ad esempio difendere le Istituzioni democratiche). In pratica, quando il Governo, pur instauratosi legalmente (con elezioni) agisce al di fuori della propria legittimazione (che deriva dalla sovranità popolare espressa con la votazione di programmi), i cittadini, che sono gli effettivi titolari della sovranità devono, attivarsi con la resistenza per ripristinare la legalità violata.

Se non fosse consentito ai cittadini di ricorrere alla resistenza, quale estremo rimedio per ripristinare la legalità violata, il principio della sovranità popolare sarebbe di fatto privo di significato e di senso (IL CHE NON PUÒ ESSERE IN QUANTO COSTITUZIONALMENTE GARANTITO). Pertanto, la resistenza dei cittadini è uno strumento fondamentale, seppure eccezionale, di garanzia dei Diritti Costituzionalmente garantiti, anche se non espressamente stabiliti.

Pertanto, quando si compiono, da parte dello Stato o del Governo o del Parlamento, atti di eversione dell’ordine costituzionale, e delle Convenzioni Internazionali al fine di salvaguardare le Istituzioni democratiche.c’è  il diritto e dovere di resistenza sia individuale che collettiva “attiva”, purchè attuata in modo nonviolento, per non ledere i diritti fondamentali di altri individui.

La Costituzione all’articolo 31 dice :
<La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.>

Un tetto sulla testa prioritariamente,…. questi ultimi governi non solo non hanno agevolato la disponibilità di una casa, ma al contrario la concede (bontà sua) agli immigrati clandestini.
Viceversa gli Italiani vengono “sfrattati”, pignorati, confiscati, truffati dalle banche, dai tribunali, dalle istituzioni che ormai operano in regime di totale illegittimità ed illegalità… Evidentemente gli Italiani sono diventati merce sacrificabile …

Cari signori …QUI SIAMO DI FRONTE AD UNA PLATEALE RAPINA CONDOTTA DA CIO’ CHE CI OSTINIAMO A DEFINIRE “STATO” …. MA CHE IN REALTA’ E’ UN’ENTITA’ ESTRANEA AI CITTADINI (IN OGNI SENSO) CHE ORMAI AGISCE SOLO E SOLTANTO IN  NOME E PER CONTO DELLA FINANZA INTERNAZIONALE … PRIMARIAMETE CONTRO I CITTADINI AUTOCTONI  … CHE VEDE IN QUEST’OPERAZIONE COLLUSI TUTTI LE PIU ALTE ISTITUZIONI E CARICHE DELLO STATO… COLORO CHE VI SONO STATI POSTI PROPRIO PER FUNGERE DA ULTIMO BALUARDO A QUALUNQUE ATTACCO INTERNO O ESTERNO… ED INVECE SONO STATI I PRIMI A VENDERSI ALLE BLANDIZIE, ALLE LUSINGHE ED AGLI ADESCAMENTI DELLA GRANDE FINANZA INTERNAZIONALE….

QUINDI

Per tutti questi, motivi, ragioni, diritti…   precedentemente enunciati, appena accennati o sufficientemente tratteggiati, che coinvolgono i personaggi descritti in calce e moltissimi altri, consapevoli o meno della criminalità della loro azione di governo ed amministrazione….

CHIEDIAMO

di procedere alla verifica delle responsabilità dei fatti qui descritti di coloro in epigrafe elencati ai fini di:

a)                              assicurare la prova dei reati;

b)                              impedirne la soppressione e l’inquinamento delle prove;

c)                              impedire la continuazione dei reati;

d)                              Sollecitiamo pure l’esecuzione di opportune perizie per la conferma della qui fornita
ricostruzione.

Ricordo, sottolineo ed enfatizzo ad uso di chi mi legge rammentando l’ obbligatorietà dell’azione penale (Costituzione  art. 112) in caso di evidenti violazioni di legge e l’altrettanto obbligatorio arresto in caso di flagranza di reato, e nelle descrizioni qui prodotte se ne sono verificate a josa, ricordo altresì il giuramento prestato nei confronti della Costituzione, delle Istituzioni, della Repubblica, dello Stato e dei Cittadini italiani tutti, a cui l’operato di questo giudice si deve uniformare e deve rispondere, e di cui noi a nostra volta saremo severi giudici.

Chiediamo quindi la punizione nei termini di legge per tutti i reati sopra contestati, e quant’altro ravvisabile nell’esposizione dei fatti a scaturenti dalle indagini, il ripristino della legalità, della giustizia e le più severe sanzioni e condanne previste dalla LEGGE.

Ci riserviamo inoltre di costituirci parte civile nell’instaurando procedimento penale;
e, ai sensi dell’ex art. 408 c.p.p., chiediamo di essere avvisati in caso di richiesta di archiviazione.


IN FEDE. 




Allegati n°                                                                     per totali facciate

domenica 23 marzo 2014

SECONDO POTERE – LO SPACCIO DI DROGA Tratto parzialmente da “Miseria umana della pubblicità”. A cura del Gruppo MARCUSE. Con alcune aggiunte e considerazioni. LA PUBBLICITA’ E LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE



SECONDO POTERE – LO SPACCIO DI DROGA

Tratto parzialmente da “Miseria umana della pubblicità”.

A cura del Gruppo MARCUSE. Con alcune aggiunte e considerazioni.

LA PUBBLICITA’ E LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE

Siamo sottoposti a un bombardamento quotidiano di migliaia di messaggi pubblicitari che hanno ridotto lo spazio pubblico a un catalogo pubblicitario. Il budget mondiale del settore supera ormai i 500 miliardi di euro.
Motivo : la crescita infinita è essenziale per l’economia capitalista (il che teoricamente sarebbe un bene ….., il guaio è che siamo immersi in un sistema che è finito). Compito strategico della pubblicità è trasformare la propaganda industriale in voglia di consumare e così consentire l’attuale bulimia di merci. Fino a invadere - e stravolgere - alcune sfere vitali della società come i media, la salute e la stessa democrazia, («l’atto elettorale è un atto di consumo come un altro», affermano i pubblicitari). Fino a quella devastazione della società e della natura che è sotto gli occhi di tutti.

Il sistema pubblicitario nella società industriale.

 La pubblicità, arma del marketing, è l’arte di vendere qualsiasi cosa a chiunque e con qualsiasi mezzo. Per la precisione, è il marketing nella sua dimensione comunicazionale. Passando attraverso la scappatoia dei media, essa costituisce l’archetipo della «comunicazione». La critica alla pubblicità si estende conseguentemente quindi alla critica contro il marketing e contro la comunicazione, contro il sistema capitalistico nel suo insieme : questi flagelli compongono tutti insieme il sistema pubblicitario. Ma questo sistema è stato generato dal capitalismo industriale, che finanzia i media di massa di cui orienta il contenuto. Il problema perciò non si riduce all’abbrutimento pubblicitario, include anche la disinformazione mediatica e la devastazione industriale. Non bisogna illudersi: la pubblicità è solo la punta dell’iceberg del sistema pubblicitario. E se siamo contro tale sistema e tale società, è perché il nostro attuale stile di vita sta uccidendo il mondo.

L’effetto principale della pubblicità è la propagazione del consumismo. Basato sull’iperconsumo, questo stile di vita riposa sul produttivismo, e dunque implica lo sfruttamento vieppiù crescente delle persone e delle risorse naturali. Tutto ciò che consumiamo comporta meno risorse disponibili (la Terra è un sistema finito) e più scarti, più nocività e più lavoro depauperante. Il consumismo porta così alla devastazione del mondo, alla sua trasformazione in deserto materiale e spirituale: un ambiente dove sarà sempre più difficile vivere e sopravvivere in modo umano. In questo deserto prospera la miseria fisica e psichica, sociale e morale. Gli immaginari tendono ad atrofizzarsi, le relazioni sono disumanizzate, la solidarietà si decompone, le competenze personali diminuiscono, l’autonomia sparisce, i corpi e le menti vengono standardizzati.

La miseria umana della pubblicità è, dunque questa vita impoverita che esalta una pubblicità onnipresente. «La pubblicità serve anche a rilanciare i consumi». I pubblicitari stessi non negano che ciò implica una buona parte di manipolazione. E cosa significa manipolare qualcuno, se non fargli fare qualcosa che non avrebbe mai fatto spontaneamente, come rinnovare inutilmente merce futile e nociva? Come diceva Machiavelli, il fine giustifica i mezzi. quindi tollerabile questa manipolazione : «Rilanciare i consumi e far funzionare l’economia, il che, a priori, non è condannabile».

Fintanto che la materia consumata può essere riciclata o meglio reintegrata. Le tre leggi della termodinamica dicono che in un sistema (o nell’universo) nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si modifica, con guadagno o perdita di energia. Vero, ma non vorrei che tutto si modificasse in biossido di carbonio, ossido di ferro, in definitiva merda (a qualunque elemento chimico la vogliamo associare), anche a vantaggio di guadagno di energia. Non ci sarebbe più vita per nessuno nella merda (in senso metaforico).

Se si accetta il dogma fondante dell’economicismo, pregiudizio che quasi nessuno contesta malgrado i suoi effetti disastrosi sulle nostre vite, allora la pubblicità è effettivamente indispensabile, tanto che diventa difficile metterla in discussione. Se invece la volontà di produrre si giustifica con il fatto che ne dipende la sopravvivenza materiale, in società come le nostre, dove regnano spreco e sovrapproduzione (perché distruggere il surplus agricolo per mantenere i prezzi, non si potrebbe regalarli alle onlus assistenziali?, perché pagare gli agricoltori per lasciare i raccolti sui campi?), si tratta di un presupposto irragionevole, irresponsabile e pericoloso.

Dobbiamo iniziare a renderci conto che la crescita, divenuta fine a se stessa, invece di corrispondere ai nostri reali bisogni è prima di tutto crescita di nocività e di diseguaglianza.

Ormai siamo al punto evidente che se guadagno qualcosa di più io rispetto al necessario è perché lo sto togliendo dalla catasta dove dovrebbe andarlo a prelevare un altro che non ne avrà più l’opportunità.

Non è un’affermazione post-comunista ma una drammatica constatazione della realtà.

La pubblicità è indissolubilmente legata alla devastazione del mondo (non esagero), di cui è uno dei motori. Essa vi contribuisce doppiamente: spingendo l’iperconsumo di merce industriale (perché comprare una nuova automobile ogni due anni?,anche se avesse percorso trecentomila Km basterebbe cambiare o revisionare il motore e qualche altro elemento della catena cinematica, paradossalmente proprio la pubblicità di molte industrie automobilistiche garantisce ed assicura la durata del veicolo fino a cinque anni!!), favorisce lo sviluppo di un’economia devastatrice (i consumatori oramai trascorrono le domeniche negli ipercentri commerciali invece di fare una bella passeggiata nel bosco a cogliere i frutti selvatici, miracolosamente ce ne sono ancora); e dissimulandone le conseguenze, frena una presa di coscienza ogni giorno più urgente se si vuole evitare il peggio; ed il peggio è purtroppo molto vicino e molto grave.

LE RELAZIONI PERICOLOSE

La storia insegna che ciò che può spezzare vecchie catene spesso forgia nuove schiavitù. L’industria avrebbe potuto risparmiarci i lavori più penosi, evidenti miglioramento obiettivamente ci sono stati, ma di fatto ci ha asservito a un lavoro senza tregua (quanto ore a settimana lavorate voi?). La pubblicità ha giocato un ruolo di catalizzatore in questo ribaltamento: inoculandoci l’incessante voglia di consumare, ci ha trasformati in servi di quella macchina che si supponeva fosse al nostro servizio. Conosco gente che si è comprata una nuova macchina fotografica digitale perché è uscito un nuovo modello da 5000 megapixel, quando la vecchia ne aveva 3600, ma una foto sopra i 2000 megapixel è perfetta come definizione ed indistinguibile ad occhio nudo da una da 5000.

La propaganda industriale avrebbe potuto legittimamente limitarsi alle merci classiche (con qualche limitazione) e rispettare l’indipendenza di almeno tre delle sfere fondamentali e vitali che simboleggiano ciò che di positivo si è inventata la modernità: il giornalismo, la democrazia, la medicina. Non meraviglia che essa ne abbia pervertito pericolosamente le logiche interne allorché è riuscita a metterle al servizio dell’accumulazione del capitale. Grazie alla sua azione, i media sono diventati macchine per far spendere, invece di diffondere il libero pensiero. Con l’avvento del mondo della comunicazione, essa ha spoliticizzato la politica e svuotato la democrazia della sua sostanza. Infine, impadronendosi della farmacopea, ha trasformato la medicina in ……. un sistema patogeno.

Piccolo flash ecco può fare la comunicazione al servizio delle multinazionali  …….. ricordate ultimamente :

a)     la mucca pazza? (in Italia 3 morti, se mi ricordo bene, in circa dieci anni, in Europa stesso periodo circa 85) in compenso fattorie ed aziende agricole andate in malora a migliaia, disoccupati, centinaia di migliaia di mucche abbattute, contributi ancora da vedere per gran parte degli agricoltori);
b)     la pecora dalla lingua blu? (nessun morto ma per il resto come sopra);
c)      il maiale appestato? (nessun morto ufficiale, ma per il resto come sopra);
d)     le cicogne vampiro, e la gallina killer? (in Italia nessun morto, nel mondo meno di un centinaio in circa un anno;
e)     Etc., etc..

Per un rapido confronto sulla reale dimensione del fenomeno bastino questi dati riguardanti l’Italia:

1)     35.000 morti l’anno di media per conseguenze di abuso d’alcool;
2)     80.000 morti l’anno per conseguenze dirette o indirette dovute al fumo;
3)     85.000 morti l’anno a causa di tumori, anche a causa del fumo;
4)     11.000 morti l’anno a causa di incidenti stradali.
5)     Tralascio le tante altre cause di decesso che riguarderebbero argomentazioni più complesse.

Due considerazioni.

Prima considerazione

A)     Perché creare panico fra la gente (sempre i Consumatori) per delle idiozie come la mucca pazza e similaria, che pure se fondata su motivazioni scientifiche in ogni caso ha peso assolutamente irrilevante nei confronti della Salute Pubblica?;
B)     A chi conviene una simile campagna pubblicitaria – informativa - intimidatoria sulle potenziali catastrofiche conseguenze di una pandemia?.

Seconda considerazione

Al contrario perché mai nessuna campagna informativa – pubblicitaria – giornalistica, serena e divulgativa,  è mai stata fatta a tamburbattente inerenti le patologie di massa come quelle appena sopra citate???

E qui ce ne sarebbe davvero bisogno perché il costo economico e sociale di queste vere piaghe d’Egitto è enorme e diminuirne la dimensione e la quantità sarebbe un gran sollievo per i malcapitati, i malati ed un gran guadagno per tutti noi cittadini – consumatori – contribuenti dello Stato .

La risposta ci riporta sempre al PRIMO POTERE (il potere finanziario) di cui vi ho inviato ampia documentazione nella precedente newsletter.

L’indipendenza illusoria dei media

Prima della metà del XIX secolo, i giornali venivano finanziati dai loro lettori e redattori, in quanto non si trattava di ricavarne un profitto, ma di formare un contropotere di fronte all’onnipotenza monarchica. Nel 1836 Émile de Girardin inaugura la pratica che fonda la stampa di massa moderna: introduce degli annunci a pagamento alla fine del giornale allo scopo di diminuirne il prezzo di vendita, quindi di accedere a un numero più ampio di lettori, quindi di attrarre più pubblicità e così via iperbolicamente. Questa pratica si è generalizzata e oggi la maggior parte dei giornali dipende per il 50% dalla pubblicità, mentre alcuni vivono esclusivamente di pubblicità, come i giornali «gratuiti» (Metro – Leggo – City) la cui funzione è esclusivamente di diffonderla presso un pubblico più vasto.

Riflessione

Ma non esistono nel Codice Penale gli articoli di associazione a delinquere; di falsa comunicazione a mezzo stampa; di abuso della credulità popolare?, ed altre tipologie di reato previste dal Codice penale, che cosa fanno le varie cosiddette Authority create a difesa del cittadino – consumatore??

Ovviamente, i pubblicitari si felicitano per questa «associazione a scopo di lucro» in cui la pubblicità è il «partner dominante », in grado di «imporre il proprio linguaggio» e «parassitizzare» lo spazio dei giornali, ormai ridotti al ruolo di supporti pubblicitari. La simbiosi è ancora più marcata nelle riviste, trasformate in negozi virtuali.

La convergenza tra pubblicità e informazione è avvenuta mediante un doppio movimento. Da un lato, i pubblicitari mantengono la confusione dei generi imitando lo stile e l’impostazione degli articoli giornalistici. Per lottare contro tale pubblicità clandestina (stretto equivalente della propaganda nera che opera falsificando le fonti), la legge ha imposto che le pubblicità vengano presentate come tali; tuttavia esse continuano a camuffarsi nella forma di «dossier pubblicitari», di «supplementi omaggio», di «tavole rotonde», ecc..

Il giornalismo diviene così un business come tutti gli altri, tanto che alcune redazioni si rivolgono ai consulenti di marketing per determinare le aspettative dei «consumatori d’informazione». Inevitabilmente la politica viene considerata come meno fondamentale rispetto alle inchieste sul consumo e su altri «temi sociali» trasversali. Siamo entrati nell’era dell’infotainment, l’info-divertimento: l’informazione deve divertire (in inglese entertainment, da non confondere con infottement alla napoletana [che sarebbe più afferente]) piuttosto che istruire. Queste tendenze sono particolarmente marcate nella televisione.Gli inserzionisti influenzano anche i contenuti, rifiutando che i loro spot siano abbinati a trasmissioni che suscitano emozioni negative, nel timore che queste ultime facciano impallidire i loro prodotti, ricordate quante volte alcuni spot televisivi sono stati ritirati dalla programmazione quando l’attore – immagine è rimasto coinvolto in affari giudiziari?.

Quanto alla carta stampata, i protagonisti sono i consulenti pubblicitari (cinghie di trasmissione tra padronato e redazioni) e, ancor più, le agenzie di vendita di spazi pubblicitari. Grazie ai «piani mediatici» (con i quali determinano i veicoli pubblicitari appropriati per raggiungere l’obiettivo prefissato, organizzando poi il bombardamento), sono infatti loro che possono influenzare e ricattare le redazioni, minacciando di tagliare i viveri.

Fieri di ricevere finanziamenti per la loro missione, che è quella di analizzare e criticare in piena autonomia, certi giornalisti rivendicano il legame che li collega alle grandi imprese. «La pubblicità, strombazza il direttore di Le Monde’, è garante dell’indipendenza del giornale». Precisiamolo: di fronte ai poteri politici. Ma tale finanziamento comporta un’altra dipendenza: quella dalle potenze finanziario – economiche.                

E se parrebbe logico, nel caso di un giornale finanziato dallo Stato, che il giornalista si trattenesse dallo sputare nel piatto in cui mangia, perché le cose dovrebbero andare diversamente quando il piatto lo fornisce il capitale?

Circa mezzo secolo fa, il fondatore di «Le Monde» faceva questa dichiarazione: «Mi sembra pericoloso che la vita del giornale sia assicurata per una porzione eccessiva dalla pubblicità, perché ciò lo pone alla mercé di un ricatto». Il finanziamento da parte dei soli lettori è infatti l’unica garanzia di una completa indipendenza redazionale. È appunto per questa ragione che un giornale come «Le Canard enchaîné» rifiuta la manna pubblicitaria; non meraviglia dunque che sia uno dei rarissimi giornali che informa il pubblico sull’influenza nociva di quest’ultima all’interno dei media.

Rappresaglie pubblicitarie (campagne annullate in seguito ad articoli troppo critici), boicottaggio dei nuovi titoli che si smarcano dal «pensiero unico» al servizio del padronato, giornalisti licenziati o messi alle corde dalle agenzie pubblicitarie, «limatura» o mutilazione dei loro articoli, che possono anche essere corretti o direttamente cestinati queste ed altre tecniche più dolci e sornione: richiami di tipo amicale, intimidazioni, connivenze, relazioni privilegiate con i vertici. Insieme al bastone, quelli che vogliono crearsi un «terreno mediatico favorevole » sanno anche agitare la carota della «lubrificazione pubblicitaria»; una volta interiorizzate, queste pressioni portano anche all’autocensura.

La dipendenza della maggior parte dei giornali nei confronti degli inserzionisti è ancora più problematica per il fatto che sono le marche, e non i politici, a essere oggi giuridicamente intoccabili. Le grandi imprese (vedi PRIMO POTERE) sono infatti le potenze politiche più nocive in assoluto, nel senso che sono loro a trasformare il mondo. Le decisioni che modificano o rischiano di modificare in profondità la vita quotidiana (OGM, nanotecnologie, flessibilità, ecc.) non vengono prese in seno ad assemblee nazionali, ma a monte, vale a dire nei consigli di amministrazione e nei laboratori tecnico-scientifici; alla “politica” il compito di indorare la pillola.

Beninteso, ci sono notevoli differenze tra i media e perciò diversi gradi di vassallaggio, ma guardiamoci bene dal credere che la pubblicità sopraggiunga a pervertirli dall’esterno. L’interconnessione è totale: i media hanno bisogno della manna pubblicitaria, quest’ultima ha bisogno del canale mediatico per rivolgersi alle masse. Ma soprattutto c’è una profonda analogia nel loro modo, pur problematico, di trasmettere i propri messaggi a masse di destinatari anonimi e atomizzati. E in effetti, più siamo connessi ai media in modo verticale e impersonale, meno siamo legati tra noi in modo orizzontale e personale (ESPANDERE LA COMUNICAZIONE ORIZZONTALE, PIAZZE REALI O VIRTUALI  [INTERNET]).

Un’atomizzazione che accresce la nostra dipendenza e la nostra vulnerabilità nei confronti dei mass media, che sono di fatto a doppio taglio: più costituiscono formidabili mezzi d’informazione «democratica» (accessibili a una larga audience), più favoriscono la concentrazione oligarchica della parola pubblica, conferendo un immenso potere di disinformazione a coloro che la detengono.

Offrendo «pane e giochi circensi», gli imperi mediatico – industriali  come minimo alterano i poteri democratici. Il verme è nella mela. Se la pubblicità dirotta l’informazione, bisogna anche capire, le insufficienze dell’informazione stessa: Ciò che la democrazia esige, è un dibattito pubblico vigoroso primariamente orizzontale, non pubblicità. Certo, essa ha anche bisogno di informazione, ma il tipo di informazione di cui ha bisogno può essere prodotto solo attraverso il dibattito. Non sappiamo quali cose abbiamo bisogno di sapere finché non abbiamo posto le domande giuste. Quando ci impegniamo in discussioni che catturano interamente la nostra attenzione e la focalizzano, ci trasformiamo in avidi ricercatori d’informazione pertinente. Altrimenti assorbiamo indiscriminatamente l’informazione, ammesso che lo facciamo.

La comunicazione all’assalto della democrazia.

Siamo giunti alla questione politica, e qui anche la pubblicità ha aperto dei varchi. La distinzione che, malgrado l’identità dei loro metodi, sussisteva tra pubblicità e propaganda si è andata sbiadendo. Due cose le differenziavano: innanzi tutto il loro ambito di applicazione (commercio/politica); poi il fatto che la pubblicità costituiva una professione autonoma (in quanto le imprese affidavano la loro pubblicità ad agenzie esterne), mentre la propaganda veniva fatta dai politici e dai militanti stessi. Al giorno d’oggi, i pubblicitari fanno «marketing politico» o «elettorale» e s’incaricano della propaganda dei partiti. La confusione delle categorie è giunta a un punto tale che i messaggi di propaganda politica inseriti a pagamento sono talvolta preceduti dalla menzione «pubblicità», mentre quelli della propaganda commerciale lo sono dall’indicazione «comunicato», normalmente riservata alle istituzioni pubbliche.

Negli anni Ottanta i pubblicitari si compiacevano nel constatare che «la politica è entrata in pubblicità e viceversa». Le prospettive di arricchimento per la vita civica appaiono esaltanti: «In una società fondata sul consumo di massa quasi obbligatorio …. tutto si vende, e quasi sempre per ragioni molto lontane da quelle che sono le qualità intrinseche: dall’uomo politico alla saponetta...». Per i nostri strilloni della democrazia adulterata, «l’atto elettorale è un atto di consumo come un altro».La comunicazione è discreta, ma si tratta sempre di «influenzare le attitudini e i comportamenti dei diversi tipi di pubblico». Jean-Pierre Raffarin, ex pubblicitario divenuto primo ministro, incarna questa convinzione: tutto sarà sistemato d’ora in avanti a colpi di comunicazione, modalità in grado di «gestire» i conflitti sociali, di render possibile il «management» dell’opinione pubblica ricorrendo alle regole pubblicitarie: per «vendere un’idea» bisogna a) esprimere una

promessa e una soltanto, che sia b) confacente al target, c) semplice, d) credibile, e) durevole, declinabile, f) opportunista. I comunicatori di Bush padre cominciarono anche ad applicare la neolingua, così gli «interventi chirurgici» rendevano i bombardamenti più accettabili, anche se in realtà non erano molto meno mortiferi. Sottili strategie di marketing politico per vendere la guerra a un’opinione pubblica reticente.

La prima cosa di cui ci si deve riappropriare è il senso delle parole. I governi hanno sempre fatto propaganda: in Francia ed in Italia, prima della seconda guerra mondiale, c’era un ministero che portava questo nome. Il termine è in seguito divenuto peggiorativo, e non casualmente i propagandisti si sono acconciati con il grazioso nome di «comunicatori» (o «esperti in relazioni pubbliche»), ponendo un’aureola di onestà sul carattere manipolatore di un lavoro difficilmente controllabile.

Nel Medio Evo, le decisioni politiche erano prese nei segreti arcani del potere: ciò che veniva concesso al popolo erano sfilate e feste in cui i potenti davano spettacolo di sé per accrescere il proprio prestigio (anche adesso). Con l’età dei Lumi, si costituisce una sfera pubblica che non si accontenta di acclamare passivamente il potere, ma lo contesta e lo discute: sta qui l’origine delle moderne rivoluzioni politiche. Tuttavia, con la crescente concentrazione economica e con l’emergere di un nuovo potere politico, quello delle grandi imprese, lo spazio pubblico ha velocemente ripreso il suo aspetto di scena ludica dove i potenti si pavoneggiano per ottenere un consenso plebiscitario. I grandi orientamenti politici non sono più discussi, bensì imposti con tattiche di comunicazione che ne dissimulano le poste in gioco: è la fabbricazione del consenso, the manufacturing of consent. Ricordate la fretta per far approvare l’indulto prima di andare in vacanza? Non sarebbe stato più onesto e democratico indire un referendum popolare sull’argomento?.

Ci si può indignare del «passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia consumista», ma questo stravolgimento si limita a esacerbare fino al parossismo quelle insufficienze intrinseche alla democrazia rappresentativa, la quale non esige affatto l’impegno di ciascuno nella sfera politica, ma il suo esatto contrario. Poiché il concetto di partecipazione si è ormai ridotto ad andare a votare ogni cinque anni, non ci si può meravigliare che il potere sia stato confiscato da professionisti della politica, esperti e altre figure chiave del mondo della comunicazione. Lo spirito «progressista» ha la sua parte di responsabilità in questa deriva: ha disdegnato le tradizioni popolari di autogoverno locale e non ha dato prova di alcuna chiaroveggenza di fronte allo sviluppo industriale e mediatico, assimilandolo al Progresso e trascurando i suoi effetti nefasti sulle condizioni concrete del dibattito pubblico e della sovranità popolare. È quindi logico, purtroppo, che la politica si sia ridotta sempre più a uno spettacolo (vedi Porta a Porta). La via per manipolare l’opinione pubblica, mascherando qualsiasi politica, statale o industriale, dietro il velo dell’interesse generale, è ormai libera.

La creazione industriale di nuove malattie. (vedi pagina 2)
Nel Medio Evo, ciarlatani e cavadenti promettevano già bellezza e salute, per non dire dell’eterna giovinezza, grazie a pozioni miracolose e a elisir di lunga vita. Non è cambiato nulla. Tralasciando l’esempio caricaturale dei cosmetici, ben altra attenzione merita il modo, misconosciuto, con cui l’industria farmaceutica utilizza il sistema pubblicitario per pervertire la medicina. In Francia ed in Italia, la vendita e la pubblicità diretta dei medicinali sono teoricamente limitate: in realtà lo sono sempre meno. Gli industriali del settore stanno cercando di raggiungere il grande pubblico e lo fanno, «a suon di sotterfugi per raggirare una regolamentazione restrittiva». Sarebbero tutti soddisfatti se si raggiungesse il livello degli USA, dove in dieci anni i budget pubblicitari si sono decuplicati e il giro d’affari dei medicinali coinvolti si è triplicato.

Non siamo ancora a questo punto, ma il sistema pubblicitario non è meno attivo in Francia ed in Italia, dove mira al target che la legge gli consente: il medico fa le ricette. una legione di rappresentanti dei laboratori farmaceutici tampinano i medici, c’è un rappresentante ogni nove medici! I laboratori destinano soltanto dal 9 al 18% del loro budget alla ricerca, ovvero tre volte meno di ciò che viene destinato al marketing. Ecco come si svolge il lavaggio del cervello dei medici di base. All’inizio dei suoi studi, il futuro medico scopre con piacere tutto un mondo di regali, e di sponsor generosi che sovvenzionano serate e settimane bianche. La contropartita sembra minima, basta far finta di ascoltare una graziosa «verità scientifica» su un dato prodotto, lo studente comincia a conoscere davvero le patologie.

I libri su cui studia raccomandano certi medicinali in grassetto, gli stessi di cui si ritrova la scintillante pubblicità nella sovraccoperta o inserita tra le pagine. Libri scritti dal «fior fiore della medicina», che ha acquisito notorietà grazie alle sovvenzioni di “laboratori farmaceutici”. Ma per lo studente quel testo è il riferimento indispensabile. Durante l’internato, volente o nolente, frequenta i laboratori più volte a settimana (in occasione di «visite di cortesia», di uscite organizzate, di «riunioni d’informazione», ecc.). Lungo tutta la sua vita lavorativa, il medico sarà corteggiato per il suo stesso bene: riunioni, pranzi, «soggiorni di formazione» lo arricchiranno di un sapere preconfezionato, abilmente truccato alla bisogna nelle riviste di riferimento o nei dépliant che vantano le proprietà del medicinale (che talvolta «dimenticano» di menzionare taluni effetti secondari).

Quindi, anche se i medici hanno appreso (molto di recente) ad avere uno sguardo critico, i trucchi del mestiere funzionano sempre. Allorché i rappresentanti cessano di incentivare i medici, il volume dei medicinali prescritti nella zona geografica trascurata (sorvegliata con la complicità dei farmacisti e delle mutue) precipita.

Sono dunque i rappresentanti ad acuire il senso critico dei medici? Sì, nei confronti di malattie che non esistono e che vengono create a colpi di convegni e articoli «scientifici» ratificati da rinomati professori. Una creazione particolarmente facile quando la frontiera tra il normale e il patologico è così sottile. A partire da quali soglie bisogna prendere in considerazione il tasso di colesterolo o la tensione arteriosa? La minima flessione può creare un mercato immenso.

L’industria farmaceutica costituisce il «gioiello della corona del capitalismo». I suoi tassi di profitto sono più alti di quelli di qualsiasi altro settore, banche comprese, …. e spaccio illegale di droghe, (sempre di droghe parliamo (ufficialmente autorizzate e non). Ma per mantenerli, tenendo conto della scadenza dei brevetti, bisogna innovare di continuo e spingere con urgenza, a dispetto di ogni prudenza, al consumo di nuovi prodotti. Ecco in dettaglio le strategie impiegate: si pubblica uno stesso articolo, sotto firme diverse, per aumentare la notorietà di una nuova molecola e suggerire ai medici che i suoi vantaggi sono stati davvero confermati; poi la si può addirittura commercializzare sotto due nomi diversi per imporla più rapidamente (strategia detta di co-marketing); infine si fa pressione per farla prescrivere in prima battuta, ecc. Quando le molecole divengono di pubblico dominio, si procede alla «cosmesi» dei medicinali, scommettendo sulla celebrità del nome di marca; ad esempio, si fa di tutto per far dimenticare che la Tachipirina non è altro che paracetamolo o l’Aspirina acido acetilsalicilico. C’è anche la «strategia di nicchia »: i laboratori propongono il loro medicinale nel sottodominio limitato di una patologia e in seguito «lavorano per allargare questa nicchia, preparando i medici al depistaggio e sensibilizzando sia la stampa che il grande pubblico. Si sono così visti nascere alcune ‘nuove’ turbe psichiatriche», come certe forme di depressione breve o di schizofrenia precoce. (vedi pagina 2)
Davanti alla difficoltà di trovare nuovi medicinali, i laboratori si accingono dunque a inventare nuovi pazienti per vendere i loro vecchi prodotti. A questo fine, essi ricorrono a tutti gli stratagemmi del sistema pubblicitario, utilizzando le tattiche di comunicazione che si indirizzano direttamente alle masse per il tramite dei media. Negli Stati Uniti è così improvvisamente comparsa una nuova malattia: «la turba da fobia sociale». Tra il 1997 e il 1998 ristagna, vi si fa riferimento, nei media, una cinquantina di volte, ma nel 1999 l’epidemia sembra dilagare tanto che vi si fa riferimento più di un miliardo di volte.

Cosa è successo? ………..Niente, se non lo sviluppo di una vivace strategia di relazioni pubbliche per conto di un laboratorio che cerca nuovi sbocchi per un antidepressivo, il Paxil, le cui vendite aumentano del 18% nell’anno 2002.

Queste strategie sono pericolose, perché i medicinali possono innestare una miriade di effetti indesiderabili, che vanno dagli effetti collaterali benigni a quelli mortali. Un farmaco tagliafame ha ottenuto nel 1985 l’autorizzazione alla distribuzione sui mercati (AMM): trombe e tamburi, congressi sul prodotto miracoloso che migliorerà l’alimentazione di milioni di persone, malate per aver troppo consumato o più spesso schiave di un conformismo fisico propagandato proprio dalla pubblicità.

In pochi anni viene quindi consumato da sette milioni di persone e qui ci si accorge della sua pericolosità: 200 persone moriranno o subiranno gravi conseguenze. L’ingegnosità dispiegata per massimizzare la redditività del triangolo medico-malato-laboratorio è terrificante. Il predominio dell’immagine sulla verità è un tratto indiscutibile della pubblicità, ma nel campo della salute è criminale, perché i medicinali sono potenzialmente delle vere e proprie mine antiuomo. Il principio di precauzione va a farsi fottere grazie a un’ondata di pubblicità che stimola l’iperconsumo dei medicinali, il quale a sua volta comporta 1.300.000 ricoveri (cioè il 10% del totale!) e 18.000 decessi all’anno solo in Francia. Coccolando l’illusione ossessiva della salute perfetta, della bellezza e della gioventù eterne, “Big Farma” ha creato di fatto delle nuove malattie.

Il cinismo dei laboratori trova l’eguale solo presso i loro marketers (Case farmaceutiche, dimostratori scientifici, medici di base e farmacisti (quelli che fanno le campagne contro la liberalizzazione della vendita dei farmaceutici, così li vendono tutti loro), che sacrificano coscientemente la nostra indipendenza, e anche la nostra vita, al Dio Profitto. Eppure sarebbe sbagliato e ingiusto imputare al solo sistema pubblicitario questa deriva del mondo della medicina. Di nuovo, essa non fa che svelare, aggravandole, le insufficienze di una concezione della medicina come assistenza focalizzata sulla prescrizione di composti chimici la cui aggressività è causa di patologie e dipendenze.

Ora, le statistiche provano che i progressi della salute pubblica non sono legati in modo decisivo ai medicinali moderni, ma molto più al miglioramento delle condizioni di vita e specialmente dell’alimentazione, vale a dire a cose che gli individui possono controllare da sé. Un’altra concezione della salute si profila a questo punto, una concezione fondata sull’autonomia personale e garantita da una sana igiene di vita che prevede il ricorso all’assistenza medica solo in certi casi particolari.

Gli «spettacolari progressi» della tecnica medica non solo non hanno contribuito granché all’aumento della speranza di vita, ma hanno avuto effetti nefasti non voluti o previsti dai medici. Da un lato questi effetti, invece di spingere gli individui a prendere in mano la loro salute per costruire un modo di vivere più sano, hanno rinforzato l’idea che la salute è assicurata al meglio tramite il consumo quotidiano di cure prodigate da istanze specializzate. Dall’altro lato, sono stati sistematicamente usati per giustificare le condizioni di vita moderne: condizioni che sono sempre più patogene! Il cancro, causa di morte primaria, è un’epidemia legata all’industria, più precisamente a quella chimica, che è anche alla base della farmacopea.

CONCLUSIONE

Era ora che la pubblicità provocasse una reazione proporzionata alla ripugnanza che ispira a molti di noi: la pubblicità è in sé infame, in quanto propaganda industriale che si spaccia per informazione e talvolta passa per tale.

È infame per ciò che promuove: l’edonismo adulterato, il narcisismo delle apparenze mercantili, la noncuranza cool e il disprezzo del passato che sta dietro alla beata fittizia immagine della nostalgia della «vera vita campestre».

È infame soprattutto perché è un potente motore di quel consumismo e di quel produttivismo che sono all’origine del saccheggio della natura e delle società, al quale contribuisce in misura ancora maggiore mascherando la devastazione del mondo che ne consegue e che, malgrado tutto, salta agli occhi.

Ogni azione, modificazione, manipolazione della materia, della natura, dell’ambiente da parte dell’Uomo: fra cui l’industria, il commercio, la finanza deve essere a questo punto, improrogabilmente improntata ad una visione Etica della Realtà, della Cultura, della Società, della Politica, se non coglieremo quest’ultima opportunità la nostra Civiltà avrà purtroppo, ed entro breve termine, un rapidissimo declino ed una tragica fine.

Ricordo : … Ho parlato sempre e soltanto di spaccio di droghe

Orazio  Fergnani.