Che tempo farà domani? Medioevo (passato remoto) o futuro?
Di Orazio Fergnani
Scritto a maggio del 2006.
Premessa
Assunto e premesso
che esistono tre tipi di realtà, e cioè la realtà astronomica (che ci è molto
poco conosciuta), la realtà oggettiva (i nostri rapporti con l'esterno e con gli
altri, e la realtà soggettiva (che dipende dalla nostra più o meno capacità di
percezione del mondo esterno;
propongo quanto
segue :
non è qui il caso
di indagare sopra la realtà astronomica (che ci porterebbe troppo lontano e non
ha quasi influsso sull'argomento in questione).
La realtà
oggettiva è oramai piuttosto ben definita dalle conoscenze fisico-chimiche che
si sono acquisite in questo secolo e tutta la materia è stata perfettamente
catalogata ed è misurabile nei suoi piu' infinitesimali componenti; ed è quindi
argomento abbastana inconfutabile.
Rimane invece
confutabile e disquisibile il terzo tipo di realtà che è soggettiva e quindi
personale e perciò varia da individuo ad individuo.
Essa dipende
principalmente dalla raffinatezza dei nostri sensi (sia quelli fisici che
intellettuali), percio' gli individui che avranno avuto dalla genetica e/o
avranno affinato tramite lo studio o disciplina un particolare senso, avranno
senz'altro una visione molto mirata e definita della realtà soggettiva ed
oggettiva in funzione di quanto più è di loro conoscenza.
Va quindi da sè che ben difficilmente si possono travare
denominatori comuni che possano coinvolgere nel loro esatto concetto un grande
numero di individui.
Anche i concetti
di parola e di linguaggio che dovrebbero essere il più elementare sistema
di interscambio e comunicazione fra
realtà soggettiva ed oggettiva sono
variamente compresi ed interpretati ed anche i concetti più semplici, come ad
esempio le sensazioni primarie e gli istinti danno luogo a delle esternazioni che sono variamente
interpretabili.
Questo perchè un
numero molto grande di variabili e di fattori
interferiscono nell'individuo durante tutte le fasi dell'apprendimento a
partire dall’infanzia fino alla morte.
Basterebbe citarne
alcune come: patrimonio genetico, traumi
prenatali, fase dell'allattamento, ambiente familiare, ceto sociale, compagnie
giovanili, tipo di cultura nazionale, cultura egemonica o subalterna, indirizzo
di studi, ambiente di lavoro e non voglio andare oltre, per rendersi conto
della variabilita’ di esperienze, cognizioni, .
Ognuno di questi
fattori di capacità discernitiva ha una sua rilevante influenza nell'esatta
determinazione del rapporto parola – concetto, e influenza in maniera irrevocabile
la personalità dell'individuo, la sua integrazione nella realtà, il suo
posizionamento sociale, le sue possibilità lavorative.
In definitiva un
individuo vale quanto più conosce la realtà in cui si inserisce; e/o, meglio
ancora, può valere anche l'individuo che non necessariamente conosce
globalmente la realtà circostante, ma che comunque è particolarmente integrato ed eccellente in
una qualunque nicchia di essa, vedi i poeti dialettali, i calciatori, le
pornodive, che comunicano in vario modo esperienze verbali o non verbali a
pubblici di appassionati, perfettamente comprensibili primariamente dagli
“aficionados”.
a riprova di ciò è
possibile rifarsi a numerose ricerche che ci testimoniano che comunque anche
l'individuo più dotato dalla natura percepisce solo parte della realtà
fisica (basta ricordare ad esempio che
l'uomo sente solo onde sonore ( a seconda dell’individuo) dai 50 hz ai
16/18.000) ma comunque esistono individui che sono più percettivi e altri meno
anche sotto questo particolare argomento.
Questo vale
senz'altro anche sotto il profilo dell'integrazione sociale.-
Individuo, società,
libero arbitrio
Bisogna pensare
all'insieme della società come ad un'entità distaccata dall'individuo che si
pone nella posizione di indagatore e ricercatore nei suoi confronti (della
società) per inserirsi all'interno di essa e conquistarla, o comunque crearsi
il suo proprio spazio esistenziale.
Si capisce bene
che quanto più ampie e solide saranno le capacità dell'individuo (sia culturali
che fisiologiche) tanto più le possibilità di riuscita saranno numerose e di
prestigio.
A contrastare
questa linea di atteggiamento nei confronti della realtà sociale vanno
presi in considerazione tutta un'altra serie di fattori diametralmente
opposti i quali tendono ad inibire le possibilità di inserimento.
È anche evidente
che non e possibile schematizzare in modo cosi' semplicistico la situazione, ma
che nel gioco entrano altri e considerevoli fattori, non ultimo il
condizionamento culturale (che purtroppo entra nel circuito comportamentale
della persona nel momento dell'acquisizione di altri concetti come un refuso
indesiderato) che condiziona pesantemente il sistema morale/logico e determina
in momenti apicali deviazioni di atteggiamento.
Lo stesso vale per
il riapparire in particolari frangenti di paure, ansie, riemersioni varie del
subconscio che riducono o addirittura inibiscono temporaneamente ogni capacità
reattiva.
D'altra parte
bisogna sempre tenere ben presente che la società non è in attesa passiva dell'
azione dell'individuo, ma ha una sua iperbolica attività mutante istante dopo
istante e oppone una resistenza sempre diversa, imprevista ed imprevedibile ad
ogni microsecondo.
Vale la pena di considerare
allora che la realtà sociale e l'individuo sono si entità separate e diverse,
ma talmente interconnessi e a contatto
che non possono non influenzarsi a vicenda (come in effetti accade).
Quindi è difficile
dire se esista effettivamente un libero arbitrio dell’individuo.
Io sono deciso per
il no perchè, a prescindere da quanto
fin qui esposto, si deve prendere atto, ad esempio, che le conoscenze
dell'individuo e della società
variano in un continuum spazio/temporale
che al momento attuale non ci è dato di conoscere, e quindi quello che era
valido un secondo fa potrebbe non esserlo adesso.
Questo è tanto più
valido quanto più si avanza nel tempo; perchè come ci è dimostrato dalla nostra
memoria personale (senza andare ad indagare
troppo in giro ed a fondo) le mode, gli usi, le pratiche lavorative, i
costumi e quanto altro vogliamo analizzare sono cambiati in maniera epocale
negli ultimi otto secoli
orientativamente, senza scendere in particolari che potremo esaminare più
avanti, (rispetto al sistema preesistente) come sommariamente descritto qui :
Una prima volta attorno all'anno 12000 (dodicimila) alla scoperta dell'agricoltura
una seconda attorno all'anno 1100;
una terza attorno all'anno 1450;
una quarta attorno all'anno 1750;
una quinta attorno all'anno 1860;
una sesta attorno all'anno 1928;
una settima attorno all'anno 1968;
un’ottava attorno all’anno 1990;
e una decima e definitiva attorno al 2030/50..
Ma già ora siamo all'inizio della fase finale dell'evoluzione umana.
Come si vede
chiaramente c'è un dato che risalta immediatamente ed è un fattore accelerativo
delle mutazioni delle realtà sociali (o meglio
un insieme di fattori determinante questo effetto iperbolico).-
I fattori che determinano
le variazioni non è detto che debbano essere costantemente gli stessi, anzi
nella più parte dei casi avverrà certamente il
contrario , anche perchè non sono essi a scatenare gli eventi (nel senso di
rompere i perni su cui si poggiano i delicati equilibri interni di una società,
la quale precipiterà liberamente per un certo periodo di tempo, non avendo più
collante interiore atto a trattenere le forze centrifughe, e si riassesterà in un momento successivo su nuovi
equilibri acquisiti con i nuovi valori qunto più unanimemente condivisi, che
avranno come tutti i valori, una fase di inserimento, una fase di crescita, una fase di declino e una fase
di caduta, per poi riiniziare un nuovo ciclo.
Non è il nuovo
valore in sè (o una somma di nuovi valori/concetti/conoscenze) a determinare le
mutazioni sociali/storiche, ma l'effetto che da soli o variamente eggregati ad
altri hanno su un qualunque aspetto del divenire della società.
certamente questo
è stato vero in passato ed è vero tuttora; ma quello che in più e di diverso si
verifica man mano che si succedono le mutazioni
tecno – socio – polito – economiche ed aumenta il loro numero è un
meccanismo molto più complesso che si può tentare di descrivere così :
La società è un
insieme di fattori concomitanti e interdipendenti…. ne deriva che tutti i
fattori all'interno di questo insieme sono delle varianti e quindi
necessariamente mai uguali a se stessi
considerazioni
piu' ci allontaniamo nel passato e :
= 1 il numero dei fattori differenzianti (in ogni
senso) all'interno della società era
inferiore;
= 2 più il numero delle innovazioni era minore;
= 3 il numero delle parole era inferiore;
= 4 la capacità di esprimersi e di esprimere
concetti era inferiore
= 5 la possibilità di comunicazione dei dati era inferiore;
= 6 la popolazione mondiale era in numero minore;
= 7 la
velocità di trasmissione dei dati era inferiore;
= 8 più la possibilità di recepire dati ed apprendere era inferiore;
= 9 più era impedita ed ostacolata dal potere la
comunicazione delle idee;
= 10 più era monopolio del potere la gestione delle idee e
della comunicazione in senso lato
(non scordiamoci ad esempio le abiure di Galileo, le
condanne e le uccisioni degli eretici, dei protestanti per il fatto di voler pensare in modo diverso da
quanto dichiarato lecito per bolla papale, o decreto imperiale.
Osservazioni
Appare evidente
che non è il "nuovo concetto" quindi ad innescare la reazione a
catena della mutazione – rivoluzione, ma come espresso sopra, la sommatoria delle varianti, e cioè :
- numero dei
fattori,
- differenza nel
numero delle innovazioni tra due periodi considerati,
- numero di
possibilità di comunicazione,
- popolazione
mondiale (possibilità di contatti) ma anche altri aspetti.-
- velocità di
trasmissione, immagazinamento, analisi, apprendimento di dati.
- capacità di
ricezione dei dati,
- accesso alla
fruizione dei dati (aspetto politico.
L'effetto di
questo aumento iperbolico di varianti è l'estrema instabilità del sistema che
praticamente oramai è inserito in una spirale vorticosa in cui ogni precedente
regola e formula sociale, ma non solo,
ha perso qualunque valenza e dimostrabilità in quanto basati su presupposti che
non esistono più.
Nella realtà
astronomica tutto ciò è da sempre saputo ed accettato da tutti, e certamente salvo situazioni al momento
imprevedibili, lo sarà certamente anche
in futuro.
Finora lo è anche
nella realtà oggettiva, ma non è detto che continui ad esserlo sempre; basta
pensare che ci sono esperimenti in corso, che hanno già ottenuto degli
apprezzabili successi, che stanno sperimentando la trasmissione via radio di
fotoni, che sono un elemento primario della materia, nulla toglie quindi che fra
qualche decennio o poco più, ci si possa spostare attraverso dei trasmettitori
di materia, e quindi si possa essere un istante a Roma e l’istante dopo a Calcutta,
e l’istante successivo ancora a Montreal.
Immaginate che
sconquasso socio – polito – economico si verificherebbe se cio’ si avverasse.
Invece (per
fortuna o purtroppo, a seconda dei punti di vista), nella realtà sociale ciò è
in ogni caso e comunque sempre più vero.
Infatti mentre si
avanza nel tempo (quindi il divenire interviene nell'evoluzione
dell'universo,
nell'evoluzione delle specie, e da
quanto sto cercando di dimostrarvi, anche nell'evoluzione della struttura
sociale e quindi politica!!!).
Certamente risulta
a tutti evidente la differenza di diffusione di informazione, sia sotto il
profilo della rapidità di captazione del fatto, da parte di chi lo manipola (i
giornalisti, i politici), di celerità nella distribuzione dai vari mezzi di
informazione e l'enorme numero di fruitori dell'informazione del fatto (a volte
vari miliardi di contatti) che
intercorre tra un evento che si verifica ai giorni nostri e gli avvenimenti che
si manifestavano in epoche anche non molto lontane da noi nello spazio e nel
tempo.
Ad esempio pochi
sanno dei milioni di morti cinesi nella rivolta dei "Boxer" alla fine
del secolo scorso una rivoluzione molto più cruenta della guerra civile in Spagna.
Questo perchè
all'epoca dei fatti in Cina :
1)
non
c'erano i media attuali;
2)
non
c'erano i miliardi di fruitori attuali;
3)
una
facile reperibilità e disponibilità di accesso all’informazione attraverso più
media;
4)
non
c'era una conoscenza diffusa e dilatata, anche se superficiale che c'è adesso;
5)
e ..
soprattutto non c'era la coscenza civile di adesso.
Mentre appunto a
causa delle mutazioni tecno – socio – cultural – politiche avvenute negli
ultimi anni ad esempio tutti oggi sanno della guerra civile in Cecenia dove ci
sono si atrocità, delitti efferati e
morti scannati, ma non da paragonarsi agli eventi cinesi di allora.-
Un altro aspetto
secondario (ma non troppo), sia effetto, quanto causa a sua volta di rilevanti
coinvolgimenti di quanto accennato prima, e' l'enorme potere che si è
accentrato nelle mani di chi maneggia le informazioni.
L'aspetto più
considerevole dei momenti di transizione è che tutti gli scenari immaginabili
sono parimente possibili e sono questi senz'altro i momenti storici più
esaltanti rispetto ai periodi di stabilità, e, fatto rilevante sono questi
momenti sono i più fecondi a livello culturale e sociale, e soprattutto quelli
fondanti per il periodo che verrà successivamente.
È in questi
casi che si sono sviluppate le più
felici teorie sociali ed hanno trovato esecuzione ideali innovativi rispetto al
passato, basta pensare agli illuministi ed alla successiva rivoluzione
francese, con i cambiamenti che sono intervenuti; oppure al primo fascismo, con
il futurismo, i palazzi in stile imperiale, le trasvolate atlantiche, etc., non
sempre è stato poi così nel prosieguo perchè
magari una bella teoria ha trovato pessima attuazione ed è degenerata
rispetto ai presupposti per cui era nata (vedi comunismo), ma ogni inizio è
sempre il periodo più splendido e più fecondo, il cosiddetto “stato nascente”.
Comunque anche se
le realizzazioni pratiche delle nuove idee sono state deleterie per la società,
in ogni caso hanno contribuito in quanto tali al sorgere di un nuovo modo di
pensare generalizzato e una nuova coscenza della realtà oggettiva.
Struttura della società contemporanea
La nostra società
(considerandola nel suo insieme mondiale) si manifesta sotto innumerevoli
varianti, incongruenze, contraddizioni ipocrisie.
Ci sono Stati che
hanno governi democratici liberamente eletti; repubblicani o monarchici, altri
che hanno governi democratici ma dittatoriali (vedi Libia – Iran, etc.), altri
che hanno governi assolutistici ma abbastanza democratici (vedi Irak
saddamiano), altri ancora repubbliche democratiche ma dittatoriali (vedi cile di
Pinochet e vari paesi del centroamerica), e altri paesi ancora con innumerevoli varianti sul tema.
Andando ad
analizzare quanti di questi sia un buon governo o no si può vedere che ciò non
dipenda assolutamente dalla forma di governo, dal tipo di ideologia che lo
supporta, dalla persona a capo del governo, ma soltanto ed esclusivamente dal
modo in cui è gestito e dal sistema che ne supporta la gestione.
Naturalmente è
bene chiarire che cosa si intende per buon governo!!!.
È senz'altro un buon governo quello che permette
ai suoi cittadini (proporzionalmente
alle risorse del territorio) :
=1 un' equa
ripartizione di dette risorse,
=2 un giusto tasso
di intervento diretto del cittadino nella gestione dello Stato,
=3 un insieme di
leggi comunque applicabili, sia nel verso dallo Stato al cittadino
sia dal
cittadino allo stato (compresi i
rappresentanti dello stato in prima persona), o comunque
qualcosa che si avvicini il più possibile a questo limite.-
Non esiste nessun
governo che applichi queste tre basi fondamentali per il bene dei propri
cittadini.
Qualcuno, un pò
più degli altri, se ne avvicina, ma mai in nessuna epoca ciò è stato reso
possibile da chi deteneva o detiene il potere.
Su questo tema ci
si potrebbe interrogare a lungo e si potrebbero trovare innumerevoli e tutte
più o meno valide argomentazioni, ma certamente la più vera e cruda è che chi
detiene il potere si ritiene al di sopra
delle leggi e degli altri cittadini,
infatti a riprova di ciò sta il fatto storico inconfutabile che non esiste
governo (in nessun luogo e in nessun tempo) che abbia abdicato al potere senza
costrizione o un intervento cruento e violento dall'esterno.
Per violento non
si intende incriminazione e prigionia dei dittatori-monarchi-presidenti che
hanno dalla loro il sistema da loro eretto e plasmato (per capirci meglio :
polizia, esercito, governo, burocrazia, chiesa, etc.), ma uccisione-massacro-sterminio-genocidio-guerra
civile, all'interno della nazione, con
centinaia di migliaia di morti di innocenti cittadini vittime del sistema
prima, e del trapasso del sistema poi.
Quindi chi ha da
rimetterci in questi sconvolgimenti violenti è sempre il semplice cittadino
proprio perchè l'anello ultimo e piu' debole dei sistemi di governo fino ad ora applicati.
Si potrebbe
obiettare che le repubbliche “democratiche” si alternano al potere
periodicamente con libere elezioni e rinnovano i loro governi continuamente,
………niente di più subdolo.
È senz'altro vero che i rappresentanti dei
cittadini si alternano periodicamente al governo o all'opposizione (in
sporadici casi!), ma essi non sono che rappresentanti di interessi
precostituiti (delle lobbies degli industriali dei sindacati, di settori
finanziari, economici, di multinazionali in particolare finanziarie, di partiti
politici, della Chiesa etc.) che cercano in tutti i modi legali, ma soprattutto
illegali di far prevalere le tesi favorevoli al raggiungimento dei loro interessi
particolari.
In realtà il
sistema non si rinnova affatto perchè è si vero che i rappresentanti al governo cambiano (o
dovrebbero cambiare in continuazione),
ma gli interessi ed i fini che cercano di perseguire in realtà sono ben
costanti nel tempo a dispetto dell'evoluzione della società.
Dipende da questa
divaricazione fra la società virtuale (governo) e reale (cittadini) non più
vincolate ed interagenti tra di loro (perchè basate sulla condivisione delle
stesse basi tecno – socio – cuturali ) l'instaurarsi dei presupposti per lo
scatenarsi delle forze degenerative del sistema, a cui il sistema stesso, qualunque
atteggiamento prenda al momento in cui se ne renda conto, non può più
oggettivamente opporsi fattivamente e controllarlo.
I governi (potere,
conservatorismo, caste, ordinamenti, oscurantismo, immobilismo) ed i cittadini
(cultura, civiltà, scienza, azione, progresso,) parlano due linguaggi diversi,
inconcilabili, incomprensibili ed incondivisibili l’uno agli altri.
È sempre stato così, ma ora la divaricazione culturale e comunicazionale non ha eguali.
Ed è da ciò (dalla
difesa ad oltranza del mantenimento del potere) che si creano ulteriori
tensioni, e la disgregazione del sistema
attinge ulteriore energia che lo porterà comunque a vincere sul preesistente.
Tutto in maniera
duramente e direttamente proporzionale.
Tanto più la
resistenza sarà feroce, spietata, incivile, oltranzista, tanto più l’esigenza
alla libertà di comunicazione e di conoscenza si aprira’ nuove strade
comunicazionali, ad esempio “skipe”, il file transfer protocol (FTP), il p2p.
Questo ci porta a
conclusioni estremamente semplici :
=1 è del tutto inutile, illogico, semplicemente
impossibile cercare di rallentare,
ostacolare,
impedire, i processi di sviluppo ed
evoluzione della società , delle
culture, della scienza.
=2 occorre che il
governo rappresenti costantemente gli interessi della maggior parte dei
cittadini e non solo di frazioni di essi.
=3 non si può
persistere ad libitum al perseguimento di un fine (pur valido giustificabile ed
onorevole inizialmente), sarà comunque
sorpassato dal fluire del tempo (vedi Bertinotti
ed i sindacati, che ormai rappresentano
quasi soltanto se stessi, perchè comunisti
non ce ne sono più e metalmeccanici ce ne
sono sempre meno).
=4 il sistema di
governo deve essere mutabile con l'evolversi delle esigenze della società e
non sclerotizzato, mummificato e ritorto
su sè stesso come tutti i sistemi fino
ad ora esistiti.
=5 deve essere ben
chiaro che i cittadini sono “lo Stato”, non gli organi e le istituzione dello
Stato (e relativo sistema di governo).
=6 quindi i
cittadini possono e devono cambiare il sistema se cio' torna utile alla
maggioranza di
essi.
=7 occorre fare si
che il divenire del sistema non sia traumatico e in sincronismo con la
realtà sociale.
=8 occorre che le
strutture statali siano quanto di piu' plastico e plasmabile si possa
realizzare, in quanto si possano
modificare in continuazione per poter andare in parallelo
con la società attiva e fattiva (mutante)
e appunto per questo non creare delle soluzioni di
continuita' nel divenire della realtà
(che rappresenta innumerevoli variabili fra cui
appunto anche le due qui citate).
Flessibilita’ dello “Stato”
Il concetto
espresso va analizzato un po’ più a fondo :
andando con la
mente ai ricordi dei periodi appena precedenti le rivoluzioni ci sovvengono
episodi di carestie, sofferenze, migrazioni, disoccupazione, povertà, etc. di
interi popoli.
Eventi
sviluppatisi successivamente in lotte di classe, richieste di miglioramenti
economici da parte delle classi più misere (richieste sempre inaccolte da parte
della società dominante perchè ciò avrebbe comportato sacrifici a cui essa non
era abituata) per cui la parte di popolazione più debole era costretta per
poter sopravvivere a compiere ruberie, rapine, rapimenti, e ogni sorta di
delitti in una spirale sempre più perversa e rapida che porta in fondo, al
limite moralmente, eticamente, politicamente, economicamente più basso immaginabile.
Comportando con
ciò una dose ben più pesante di sacrifici di quella che se fosse stata data
inizialmente soddisfazione alle richieste di innovazione, probabilmente si
sarebbe (anche solo parzialmente) ovviato a catastrofi così cruente, ampie ed
empie.
Non si può
affermare che se qualche provvedimento fosse stato attuato in quel senso lo
sviluppo della situazione sarebbe stato lo stesso, ma certamente si sarebbero
potuti evitare sconvolgimenti così traumatici per la società.
Questo divenire
della società è inarrestabile a prescindere dalla volontà di “governismo” e
qualunque iniziativa che gli Stati, i governi, le classi dominanti possano
assumere, essa è destinata a cadere
rovinosamente abbattuta dalla forza travolgente del progredire.
Come esempio
negativo basta ricordare la forza dell’impero romano e l’imbattibilità delle
sue legioni, ciononostante, seppure con tutte le modificazioni delle strategie,
militari, seppure con l’integrazione nell’esercito dei popoli barbari
confinanti, l’impero romano era predestinato al crollo e alla rovina perchè la massa delle popolazioni barbare
semplicemente aveva più fame dei romani, più aggressività, più popolazione
giovane, ed inoltre nuove tecniche di
combattimento…. e... soprattutto... non avevano nulla da perdere, ……….come i
terroristi kamikaze palestinesi.
Questa possibilità
di flessibilità, di cambiamento costante e continuo, di rinnovamento il
divenire dell’esistenza dei cittadini e dello “Stato” è la
libertà, e questo è il senso vero, la valenza prima che questo termine
deve possedere.
La libertà è prima
di tutto libertà, della popolazione nel suo insieme, di svilupparsi in
qualunque senso essa voglia, anche del tutto inconsapevolmente e apparentemente
incoerentemente. una società libera
saprà ritrovare sempre gli equilibri giusti per smorzare le tensioni interne.
Il giusto significato
della parola "libertà" è questo e nessun altro.
la libertà non è
mai dell'individuo.
la libertà non è parte
dell'individuo.
La libertà è della
società; che può farne partecipe
l'individuo o gli individui, ma che non è comunque mai propria di tale
individuo, ed esso può esserne privato in qualunque momento (lasciando
ovviamente sempre attive le garanzie legali del cittadino) e senza preavviso se
ciò torna essenziale e primario alla società nel suo insieme, non perchè lo
dico io, ma perchè nei momenti topici della storia è sempre stato così e lo
sarà sempre, perchè nei momenti critici l’individuo tende a salvare e
preservare la specie : < …prima le donne ed i bambini>.
Ognuno può trovare
innumerevoli esempi a conforto. alcuni di questi possono essere :
Ø
la tolleranza razziale, che in qualunque
momento può cadere se ciò torna utile alla società;
Ø
la schiavitù, che si può instaurare sotto più
o meno mentite spoglie in qualunque momento;
Ø
le rivendicazioni sociali; che possono
appellare ai ceti più diseredati la possibilità di giudicare
le classi dominanti sui poco
leciti arricchimenti ai loro danni fino ad allora tollerati.
Conclusione
Tutto queste
manifestazioni e tensioni descritte in questo “escursus” possono ricondursi alle prime affermazioni espresse all’inizio
di questa analisi, e cioè che la società,
la politica, la cultura, tutte sono l’espressione della nostra personalità e
dell’insieme delle personalità dei gruppi di cittadini che si integrano in una
qualunque forma di aggregazione per una qualunque condivisa azione
partecipativa ad una qualunque forma di
innovazione, di tentativi di tracciatura di nuove strade necessarie a
manifestare esigenze dirompenti e prorompenti le regole e gli ordini
preesistenti.
La visione della
realtà è diversa da individuo ad individuo e mutevole istante per istante, e
perciò stesso è impossibile il mantenimento di un istituto (quale che sia) che
accomuni perennemente su un qualunque tema
ed obiettivo anche il più nobile ed apprezzabile.
e quindi, ... e a maggior ragione :
A)
che
senso possono avere oggi aggregazioni
come i partiti politici tutti costituiti
a
partire da mezzo
ad un secolo or sono?
B)
quali interessi perorano?
C)
forse
la difesa della piramide dei burocrati di partito?
D)
quali
istanze propongono?
E)
forse
quella delle prebende dei burocrati di partito?
F)
quali
privilegi difendono?
G)
forse
i vantaggi ed i preferitismi dei militanti di partito?
H)
perchè
li difendono?
I)
sara’
perchè i partiti possono essere definiti anche “fazioni” che sono così
maldestramente ed antistoricamente faziosi?
ecco perchè :
1)
il
sistema dei partiti politici va
semplicemente abbandonato, perche’ obsoleto, inefficace, inefficiente, non
rispondente alla velocità di mutazione delle esigenze dei cittadini e della
società;
2)
bisogna
invece creare una serie innumerevole ma limitata nel tempo di comitati ed
aggregazioni orizzontali, a partire dal
livello locale fino al livello nazionale, della durata strettamente necessaria
al raggiungimento di pochi o singoli obiettivi.
3)
in
ogni caso comitati, organizzazioni,
associazioni, senza strutture verticali, con partecipazione attiva degli
aderenti, basato su tessuto orizzontale, volontario, gratuito (o meglio, se
finanziato dallo Stato);
4)
con
sistema preliminare di raccolta delle partecipazioni operante a mezzo
internet o derivati, definito e determinato
in ogni sua specificità con l’ausilio di sistemi informatici, fino alla fase
finale dove la partecipazione torni alla tradizione e sfoci in manifestazioni
partecipative democratiche quali cortei,
scioperi, campagne di sostegno di
interessi civici.
Per ora mi fermo
qui.
Orazio Fergnani.
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