MAGIA
E TRADIZIONE
Ho
letto tutto d ’un fiato,l ’altra sera,su “Ereticamente ”un
interessante pezzo
di
Luca Valentini,sulla relazione tra la Tradizione Romana e l
’esperienza del
Gruppo
di Ur del quale,tra l ’altro,mi sembra siano ricorsi quest ’anno,
novant
’anni esatti dall a nascita. Un pezzo concepito con l ’intento di
dipanare le tante incertezze e confusioni che attorno a quella
esperienza sono venute a crearsi, ingenerando in seguito, non poche
distorsioni. L ’autore sembra qui voler scoperchiare il Velo di
Maia di tutta una serie di spinose questioni, che come un fiume
carsico attraversano, da troppo tempo oramai, tutti quegli ambienti
che amano definir si “tradizionalisti ”o che,addirittura senza
troppi fronzoli verbali,si definiscono semplicemente “praticanti ”
o aderenti ad una qualsivoglia disciplina o gruppo a connotazione
esoterica od iniziatica o paganeggiante, che dir si voglia.
Il
nostro Luca Valentini, carte alla mano, ci dice che intenzione del
Gruppo di
Ur
non era il ritorno “sic et simpliciter ” ad una religiosità
pagana in Occidente,
intesa
in un senso prettamente fideistico bensì, il rivolgere il proprio
sguardo
all
’archetipo sacrale della romanità ( che il simbolo del fascio, in
quel
momento
sembrava incarnare alla perfezione, sic!), senza disgiungerlo da
tutto
un plurisecolare correlato magico ed esoterico, che, sempre per
ragioni
di
brevità,potremmo definire di natura “ermetica ”o gnosti
co-cabalistica e,
pertanto,
afferente indifferentemente ad una molteplicità di radici e
riferimenti
culturali
(e cultuali!). Il tutto ci vuole riportare ad una forma di
archetipico
universalismo
dell ’esperienza magica,vista come forma di “potenziamento ”
d
ell “Io ”,di quell ’Ego che, da Cartesio in poi, nel bene e nel
male, diverrà il
protagonista
della scena dell ’Occidente (come abbiamo già fatto notare nel
nostro
commento al pezzo di Paolo Pozzati su Schopenauer , da
Ereticamente
pubblicato in questi giorn i …).
Ora,se
è vero che,la Magia e l ’Esoterismo con l ’avvento della
Modernità vanno incardinandosi con tutte quelle tematiche legate all
’irrazionalismo filosofico ed alla succitata riscoperta dell ’ego
e della sua dimensione inconscia;se è vero che la dim ensione
inconscia si fa ponte tra la dimensione micro e macro cosmica della
realtà ( specialmente nella psicanalisi junghiana
…)e,pertanto,spalanca la stradaall ’idea di una mente connessa ed
interagente con le forze dell ’Essere;se poi tutto questo viene
rafforzato e riconfermato in una pratica magica/esoterica che attinge
indifferentemente a qualunque forma di Tradizione, tutto questo, al
giorno d ’oggi,non può non divenire oggetto di una riflessione
attenta.
Togliamo
un momento di mezzo le immagini di un rozzo e caricaturale
neofascismo
“evolomane ”che, della Tradizione, hanno fatto un monolitico
feticcio.
Andiamo invece al nocciolo del problema.
Un
problema che si chiama Globalizzazione, ovverosia, il costante ed
inarrestabile
avanzare di una forma di pensiero agglutinante, omologante,
riferentesi
ad un ’unica ed indiscutibile realtà:quella del dominio e della
supremazia
Tecno Economica sull ’intero mondo.
Tutto
questo sta stravolgendo,alienando e distruggendo quello che,dell
’umanità e delle varie civiltà ad essa correlate, costituisce il
sale, ovverosia la differenza, la varietà, la caleidoscopica
multiformità di una Vita che, incessabilmente produce forme, colori,
sensazioni e ce li mette continuamente davanti agli occhi.
Un
processo questo che, negli ultimi tre secoli è andato facendosi più
serrato ma che, trova le proprie radici nelle plurimillenarie origini
del Monoteismo. Il
credere
in un solo Dio, anziché in dieci o cento Dei, di per sé non può
costituire
né peccato, né blasfemia, né una forma di distorsione mentale, ma
una
modalità di credere come tante altre e basta. Il mondo antico
conobbe le
monolatrie,
né si vedeva con particolare malocchio chi adorava il proprio
personale
Dio. Il problema del monoteismo, sta nelle sue ricadute
ideologiche.
Nel nome della supremazia di un principio di esclusivismo che
tende
via via ad escludere aprioristicamente qualunque altra manifestazione
del
divino,sino a fare di quel Dio “unico ”la metafora di un modello
di sviluppo
culturale,
politico, economico che, via via, andrà avviluppando il mondo in
una
alienante spirale di autodistruzione.
E
siamo a quella Globalizzazione che, in base a quanto poco fa detto,
trova i
propri
presupposti spirituali proprio in quel monoteismo, espresso da
simboli
e
dottrine iniziatiche più o meno richiamantesi al milieu culturale
ellenistico
più
tardo, influenzato dalla Gnosi ebraico-cristiana. Questi elementi
vanno
gradualmente
amalgamandosi, nella tarda Rinascenza, con quella spinta
all
’esasperazione dell ’individualismo (vi ricordate lo “scientia
est potentia ”
della
“Nuova Atlantide ”di Francis Bacon?) che, nel Protestantesimo,
nel
Mercantilismo,ma
anche nel ’Utopismo , troveranno la loro più consona
rappresentazione
e costituiranno la base ideologica per il nascente
Capitalismo.
E qui assistiamo ad un fenomeno di schizofrenica bipartizione
che,della
storia d ’Occidente sembra essere un classico,ovverosia,un filone
di
pensiero che si scinde nel suo opposto, con cui continua a convivere
senza
soluzione
di continuità.E così l ’antropocentrismo della Rinascenza,che
fece
da
combustibile alla rinascita di un Neoplatonismo Paganeggiante da
Marsilio
Ficino
a Pomponio Leto, quella Rinascenza che doveva essere la base per
una
radicale rinascita dell ’O ccidente, quasi per una mostruosa
mutazione, va trasformandosi in una caricaturale esaltazione del più
sordido e perdente dei modelli umani:quello del mercante …
L
’Occidente che sorgerà dalla Modernità Illuminista nascerà
altrettanto
schizofrenico
e doppio. Pensiero razionale e meccanicista e pensiero
irrazionale
e vitalista si fronteggeranno e si scontreranno senza soluzione di
continuità.
Ed anche qui, nel continuo mestarsi e rimestarsi di acque,
permarrà
tanta, troppa confusione di cui, ad oggi, facciamo tutti ancora le
spese.
Tenteranno i Romantici e poi i vari gruppi Ariosofici, sino ai gruppi
Neopitagorici
italiani,con esponenti come Reghini ed Evola,a spostare l ’asse
della
riflessione esoterica su riferimenti più attinenti alle tradizioni
ed agli
archetipi
spirituali indoeuropei, piuttosto che a quelli gnostico-cabalistici e
rosacrociani.
E su questo punto è doverosa una precisazione. Evola esplicita
molto
bene i suoi scopi,in “Imperialismo pagano ”. Al pari del Caetani
e di
altri,
egli sperava in una rinascita del Paganesimo in Italia, non senza
però,
l
’apporto di quelle forme sapienziali dalla valenza iniziatica,di
cui l ’esperienza di Ur cercherà di fare tesoro, in un contesto di
sperimentazione e pratica del magismo.
L
’intero tentativo di Ur ed altri riuscirà solo parzialmente, visto
che,
ad
oggi, tutto il mare magnum della riflessione esoterica è, per lo
più, ancora
incentrato
su questi parametri, ovverosia su un confuso universalismo
esoterico.
A
questo va aggiunto un altrettanto esiziale elemento di confusione,
tutto
incentrato
sulla reale natura dell ’azione magica. La Magia sembra esser
divenuta
un correlato della Modernità, di una Modernità desiderante, che
deve
fare del desiderio,del lontano dell ’impossibile,il vicino,il
possibile,il
re
ale,il tangibile. La Magia è cosa probabilmente antica quanto l
’uomo, ma
anche
quanto la religione, il credere ad una o più forze trascendenti da
cui
tutto
deriva e/o che tutto compenetrano. Qualcuno ed anche più, un
consistente
numero di studiosi di livello, affermano essa essere, al pari
dell
’Astrologia,una tecnica della religione,un suo semplice correlato.
Più
di qualcuno afferma, invece, essa essere qualcosa di totalmente
indipendente dalla “religio ”,da cui,invece,attingerebbe
disinvoltamente per il proprio fine principale, che è quello della
potenza di un ego che, a tal fine è disposto anche a farsi possedere
da entità o spiriti che dir si voglia. Diciamo che la verità sta
nel mezzo. Inizialmente nata quale tecnica della religione, finisce
man ma no,con l ’avvento della Modernità per farsi via estrema
alla
soddisfazione
dello sviluppo egoico ed egotista della nostra attuale civiltà.
L
’unico grande vantaggio che noi Moderni o Post tali
abbiamo,rispetto a
coloro
che ci hanno preceduto, sta nella spettacolare messe di informazioni,
in
quel sapere specialistico che, gloria o damnatio dei nostri tempi, ci
permette
di sapere e, pertanto di avere coscienza di ciò che noi siamo o
potremmo
essere e “cosa ” è accaduto …Appunto nel nome di tutte quelle
belle
premesse di cui abbiamo parlato, si possono ancora fare certe
confusioni
a livello iniziatico, confondendo Gnosi, Cabalistica, Ermetismo,
Neoplatonismo,
Paganesimo ed altro ancora,in un immane fritto misto? Certe
vie,
potevano trovare una giustificazione in un passato in cui, a seguito
di
certi
eventi, non si era raggiunto il livello odierno di coscienza. Basti
ricordare
che,
sino al 19° secolo, la Bibbia e le Sacre Scritture rappresentarono
un
ineludibile
punto di riferimento per qualsiasi tipo di elaborazione di tipo
intellettualistico
o misterico che dir si volesse.
La
stessa intuizione di un universalismo degli archetipi rinvenibile
negli studi
di
C.G.Jung ed anche negli scritti di Renè Guenon, anche per quanto
attiene
la
dimensione misterica, per quanto giusta possa esser considerata, oggi
più
che
mai, deve esser soggetta ad un limite preciso, rappresentato da
quanto
sin
qui descritto. Pertanto, il praticare discipline misteriche, evocando
magari
entità
legate alla tradizione biblico-cabalistica o praticando arti magiche
che,
slegate
a qualunque superiore contesto, tante volte finisce con il divenire
solo
una
forma di puro appagamento egoico.
Non
è questo fare il gioco sottile del Globalismo e dei suoi scherani?
L
’omologazione globale finirebbe con il trionfare anche attraverso
quei simboli destinati a far da veicolo a messaggi che nulla c
’entrano con gli originari significati ad essi,impregnando ancor
più di sé l ’intero creato.Il Paganesimo dovrebbe farsi così
metafora e simbolo di quell ’istanza di molteplice,che è l ’unica
medicina al male globale che oggi rischia di distruggere il mondo. E
poi. Sino a che punto una pratica iniziatica può esser a-religiosa,
ovverosia distaccata da un preciso riferimento tradizionale, senza
degenerare in un caciaronesco occultismo?
Credo
sia necessario, ora più che mai, in questa fase di avanzato Kali
Yuga, un passo indietro da parte di tutti.
Senza
dover rinunciare al proprio Credo, qualunque esso sia, identificare
chi e dove è il nemico e vivere in modo più critico ed attento i
propri rispettivi riferimenti ideali.
So
benissimo che, quanto qui affermato suona di utopistico e quasi
banale, ma credo che, mai come in questo momento, sia giunto il
momento di impegnarci, anche su una tematica così spinosa come
quella legata alla conoscenza esoterica, in un dibattito franco e
chiarificatore.
Ne
va della nostra sopravvivenza, come uomini in un mondo di rovine.
UMBERTO
BIANCHI
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