A dieci giorni dalle
elezioni il Parlamento resta incompleto
la
stampa Pubblicato
il 15/03/2018
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
I conteggi con il
Rosatellum si rilevano più complessi del previsto. Diciassette seggi non ancora
assegnati, candidati in attesa
Dieci giorni sono
trascorsi dal voto. Eppure ancora non si sa esattamente come sarà composta la
Camera dei deputati. Altro che conoscere alla sera delle elezioni chi ha vinto
o chi ha perso. Sul sito del ministero dell’Interno sono stati assegnati
soltanto 620 seggi e ne mancano 10 all’appello. E anche al Senato sono stati
assegnati soltanto 108 seggi uninominali su 115. È possibile perché il
Rosatellum si è rivelato un marchingegno diabolico.
(come abbiamo sempre sostenuto e per cui abbiamo deciso di
proporre il “VOTO DI PROTESTA – MI SEMBRA CHE NE AVESSIMO BEN DONDE)
È forse la prima volta
nella storia della Repubblica, infatti, che in molti seggi i presidenti si sono
fatti prendere dal panico e hanno chiuso le operazioni di spoglio mettendo
tutto in un sacco e mandando il materiale direttamente alle Corti d’appello. Per
legge avrebbero dovuto fare loro i conti, firmare il verbale di spoglio, dare i
numeri esatti ai Comuni e alle prefetture, e finalmente andarsene a casa.
Stavolta, no. Troppo complicati i
calcoli, troppe le variabili. Ci sono state sezioni dove i presidenti di
seggio hanno accusato un’emicrania improvvisa e devastante e l’hanno chiusa lì.
Che ci pensasse qualcun altro. Ossia gli uffici preposti presso le corti
d’appello e poi l’ufficio centrale elettorale presso la Cassazione.
Al ministero dell’Interno non hanno potuto che prendere
atto che le operazioni di spoglio non permettono di accreditare diversi collegi
uninominali. Lo hanno scritto in calce alle tabelle finali, ma piccolo piccolo, perché in fondo c’è un
po' da vergognarsi se «il riparto provvisorio dei seggi si riferisce ad uno
scrutinio non definitivo, non essendo pervenuti i risultati di tutte le
sezioni».
Eccoci dunque di nuovo
nell’amara Italia di Giuseppe Prezzolini, quella del «Da noi non c’è nulla di
più definitivo del provvisorio e nulla di più provvisorio del definitivo». E
infatti il Viminale avvisa che i numeri su cui i partiti si accapigliano, e
fanno ipotesi di alleanze, sono «dati provvisori, tenendo conto che alcuni
verbali risultano essere stati inviati direttamente alle corti di appello che,
come previsto dalla legge, provvederanno alla proclamazione degli eletti».
Proclamazione che, se il Cielo vorrà, dovrebbe arrivare oggi.
Nel frattempo ci sono
molti con il fiato sospeso. Va da sé che 10 deputati in più o in meno alla Lega
oppure a Forza Italia, oppure da conteggiare con nel già cospicuo bottino dei
grillini, possono cambiare molte cose. OLTRETUTTO C'È LA ROGNA DELLA SICILIA DOVE IL M5S HA AVUTO PIÙ SEGGI
DEI CANDIDATI STESSI. E QUINDI CI SONO OCCHI PUNTATI ANCHE SU QUESTO ASPETTO.
Il riconteggio peraltro
sta lasciando morti e feriti sul campo. C’è LeU che lamenta un colpo basso a
Napoli: «Vogliamo vederci chiaro - dice il segretario di Sinistra Italiana,
Nicola Fratoianni - con tutti gli strumenti possibili a disposizione e che la
legge prevede, perchè, in un ricalcolo di qualche giorno fa, Liberi e Uguali
avrebbe guadagnato un seggio in più; a un certo punto quel seggio scompare di
nuovo».
Alla fine non sarà un
seggio di Roma o uno di Rieti, o di Cuneo, a cambiare le sorti delle elezioni.
Però che tristezza. Ed è niente rispetto a quel che è successo con lo spoglio
del voto estero. Il grillino Vito Crimi è stato di persona nei capannoni fuori Roma
dove si esaminano quelle schede: «Una vergogna da cancellare. Lo schifo che
abbiamo visto prima e dopo il voto non deve più ripetersi».
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