ROMA, 28/12/2013
Alla Stazione Carabinieri “La
Storta”
Via Cassia, 1781 – 00123
Alla Procura Della Repubblica Competente
E, p.c.
Ad Altri
QUERELA/DENUNCIA CONTRO :
1)
Il
Direttore
dell'Agenzia
delle Entrate Presidente di Equitalia S.p.A sig.r Attilio Befera
2)
Il Vice Presidente Equitalia
sig.r Antonio
Mastrapasqua;
3)
L’Amministratore Delegato di Equitalia sig.r Benedetto Mineo;
4)
Consigliere
di Equitalia sig.ra Giuseppina angela Barbato;
5)
Consigliere
di Equitalia sig.r Mario Bertolissi;
6)
ed
eventuali altri, secondo il ruolo ed il grado di responsabilità risultante
dalle indagini.
Per le ipotesi dei reati p. e p. dagli
articoli:
1)
Concorso formale in reato continuato (art.81 c.p.);
2)
Pene per coloro che concorrono nel reato (art.110 c.p.);
3)
Circostanze aggravanti (art.112 c.p.);
4)
Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio
(art.319 c.p.);
5)
Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio
(art.320 c.p.);
6)
Abuso d’ufficio (art.323 c.p.);
7)
Omissione di atti d’ufficio (art.328 c.p.);
8)
Associazione a delinquere (art.416 bis);
9)
Truffa aggravata per il
conseguimento di erogazioni pubbliche. Art. 640-bis c.p.);
10)
Appropriazione indebita (art.646 c.p.);
11)
Ed eventuali altre fattispecie di reato che venissero
rilevate nel corso delle indagini.-
LUOGO
DI COMMISSIONE : Tutto territorio nazionale
TEMPO DI COMMISSIONE : Reati in corso di esecuzione;
TEMPO DI COMMISSIONE : Reati in corso di esecuzione;
Questa è
l’ennesima analisi/denuncia/querela esaminata in relazione alla assoluta ed
inarrivabile truffa messa in atto dal mondo bancario/economico/finanziario a
danno dello Stato e dei cittadini.
Il FATTO
L’Agenzia delle Entrate…. È costretta a nominare avvocati
esterni
Il "mostro" Equitalia
ci costa più di 1
miliardo all'anno.
L'Agenzia di recupero crediti nel 2012 per le sole spese
aministrative ha speso 886 milioni di
euro. All’interno di questa cifra, però, 506 milioni
rappresentano le spese per il personale (salari, stipendi, oneri sociali e
Tfr), mentre 379 milioni rappresentano le “altre spese amministrative”.
Tra le diverse uscite, 119 milioni di euro se ne sono andati
per “servizi esattoriali”, 69 milioni per “servizi informatici” e 51 milioni
per “servizi professionali”. Di questi 51 milioni di euro, la fetta più grande
è costituita dalle spese legali per contenzioso esattoriale, che come spiega il
bilancio “si
riferiscono agli oneri relativi a spese legali e derivanti
da eventali soccombenze”.
Insomma le beghe legali del colosso del fisco costano allo Stato
circa 50 milioni di euro all’aqnno,
una cifra record (in potenziale crescita).
A godere del bottino è un esercito di collaboratori e consulenti composto da circa 5.700 persone. La maggior parte delle quali è costituita da avvocati a cui il Fisco si deve rivolgere per difendere in giudizio le sue ragioni. Il tutto pagando una maxi-parcella da quasi 51 milioni di euro.
A godere del bottino è un esercito di collaboratori e consulenti composto da circa 5.700 persone. La maggior parte delle quali è costituita da avvocati a cui il Fisco si deve rivolgere per difendere in giudizio le sue ragioni. Il tutto pagando una maxi-parcella da quasi 51 milioni di euro.
A pagare è Equitalia. La società è pubblica ed è controllata
dall’Agenzia delle Entrate e INPS.
Quindi a pagare le parcelle agli avvocati che difendono il
fisco siamo noi.
L'esercito dei consulenti è sconfinato.
Ed è difficile capire, GIUSTIFICARE ED ACCETTARE perché
mai con ben 8.167 dipendenti, Equitalia abbia bisogno di ben altri 5.678
professionisti legali esterni.
Come racconta la Notizia,
da Equitalia fanno sapere che le spese per l'esercito di avvocati “varia
a seconda dell’andamento del contenzioso e delle relative soccombenze”. Ma a
quanto pare, visti i numeri da capogiro i contenziosi tra Equitalia e i
contribuenti sono davvero tanti. E a sorridere sono solo i consulenti, gli
unici a guadagnare sulle spalle del fisco.
Questo particolare paradosso non avviene inaspettatamente ed
imprevedibilmente… tutto nasce dal fatto
che i Dirigenti del Fisco, gli unici abilitati a sottoscrivere gli accertamenti
e a difendere in giudizio l'amministrazione finanziaria davanti alle
Commissioni Tributarie e davanti alla Magistratura Ordinaria Civile
e Penale sono stati decapitati dal 1992.
La DIRSTAT con nota del 23 giugno 2011 prot. 279,
più volte reiterata,da ultimo in data 23.11.2011, chiese
l’intervento del Ministro dell’Economia e del
Ministro della F.P., sedenti nella
passata legislatura, vòlto a rimuovere con atti significativi il
comportamento dell’Agenzia delle Entrate relativamente
al conferimento di incarichi dirigenziali.
Motivo della doglianza è la
contestazione mossa all’Agenzia delle Entrate
secondo cui il requisito dell’autonomia gestionale di cui essa
gode implica ex se la possibilità di
collocare le risorse umane disponibili , senza alcun
controllo governativo,e superando pure il rigore delle norme
che non consentono di accedere alla dirigenza, se non per pubblico concorso.
In presenza di tale granitica ed
intransigente posizione assunta dall’Agenzia
delle Entrate e ribadita in più incontri ,
la DIRSTAT si è spesa in atti di diffida e
comunicati stampa, ma con esito negativo per il
perdurante silenzio dell’Agenzia delle Entrate. Aliunde
proposto, è sorto però apposito contenzioso
dinanzi al competente Giudice Amministrativo.
L’esito
vittorioso dei giudizi non è valso
però a far recedere l’Agenzia delle Entrate
dalla propria fragile
posizione, anzi le sentenze del TAR-LAZIO sono state
impugnate dinanzi al Consiglio di Stato
che con ordinanza del 29.11.2011 ne ha sospeso
la eseguibilità in attesa che
la controversia sia decisa nel merito.
Giova qui indugiare sui
punti nodali delle pronunzie del Giudice
Amministrativo per capire quanto speciosa
sia la posizione dell’Agenzia delle Entrate e
per ricordare che
purtroppo vige ancora un
antico malvezzo, ormai incancrenito dal tempo,
che ha impedito
la formazione dei quadri dirigenziali,
così come li aveva disegnati la legge 748/1972,
istitutiva della dirigenza. Per troppo tempo i
dirigenti sono stati nominati con il criterio “intuitu
personae”, in assenza cioè della preventiva
verifica riguardante la professionalità.
Ogni altro guasto è stato
poi prodotto dalle reggenze divenute
necessarie per sopperire ai vuoti creatisi
nel ruolo dei dirigenti.
Oggidì però la giustizia amministrativa vede
l’istituto della reggenza sine die
come una vistosa anomalia, anzi un escamotage addirittura elusivo
delle norme che regolano l’accesso alla dirigenza.
TAR LAZIO - n.6884 del
1.8.2011 - E’ illegittima la
modifica all’art.24 c.2 del Regolamento di
Amministrazione posta in essere dal Comitato di
gestione dell’Agenzia delle Entrate, perché tale
modifica consente di coprire le vacanze
nel ruolo dei dirigenti mediante il
conferimento di incarichi a funzionari
privi della qualifica dirigenziale. IL TAR
censura cotale operato, dichiarandolo in
aperto contrasto con i principi fissati
dagli artt.19 e 52 del dlgs.165/2001.
Rileva altresì il TAR
che proprio grazie alla contestata modifica
è stato possibile coprire 1143 posti, dei
quali però soltanto 376 con dirigenti
vincitori di concorso, mentre i restanti 767
posti sono stati coperti mediante affidamento
dei posti in reggenza sine die.
Ad avviso del TAR la novella
apportata all’art.24 del Regolamento è in
dispregio con le norme di cui al dlgs. 165/2001
ove è vero che è previsto il
conferimento di incarichi dirigenziali, ma solo a
condizione che sussistano circostanze
straordinarie ed eccezionali e previa
verifica dei requisiti di
professionalità dei nominandi.
TAR LAZIO - n.7636 del
30.9.2011 - Nel confermare il proprio
orientamento il Giudice Amministrativo denuncia
l’inerzia dell’Agenzia delle Entrate
che non provvede a bandire concorsi per
coprire le vacanze nel ruolo dei dirigenti
e vuole invece insistere con il ricorso
alle reggenze senza limiti di tempo e
prorogabili di anno in anno. Il
TAR nega che ciò possa ancora avvenire
ed annulla la selezione-concorso a 175
posti dirigenziali di cui al bando del
Direttore dell’Agenzia delle Entrate
promosso ai sensi del DM 10.9.2010 ed
in applicazione dell’art.1 c. 530 della
Legge 27.12.2006 n.196.
Giova qui ricordare che il
contenzioso promosso dinanzi al TAR consta
di ben otto motivi di gravame, tutti
sostanzialmente accolti dal Giudice Amministrativo.
Alle sentenze del TAR LAZIO si
rimanda comunque per ogni altro approfondimento,
e parimenti si richiama la nota n. 279 del
23.6.2011 della scrivente Organizzazione Sindacale, rimasta –
è bene ribadirlo - senza risposta, salvo che da
parte dell’Ispettorato della F.P. che con nota del
6.12.2011 ha avuto la cortesia di far
sentire la propria voce.
Al riguardo di tale riscontro
viene però da rilevare che l’autorevole
Dipartimento interviene soltanto per far sapere
che la vicenda degli incarichi
dirigenziali è questione sottratta alle
proprie competenze. E’ un pleonasmo richiamare le
attribuzioni della F.P.,che sono ben
note, né vi è chi neghi l’autonomia
funzionale dell’Agenzia delle Entrate. Appare però
eccessivo che la F.P. si defili sic
et simpliciter, né può accadere che
l’autonomia funzionale,e con essa il potere
discrezionale scadano in comportamenti elusivi di
norme cogenti (è il TAR Lazio a sostenerlo!), fino
a diventare vero e proprio arbitrio.
E’ anche vero che la vicenda
degli incarichi dirigenziali è ora al
vaglio del Consiglio di Stato, dopo
le pronunce del TAR che ne ha stigmatizzato la illegittimità.
Pur tuttavia,se l’Agenzia delle Entrate,a torto
o a ragione, difende le proprie posizioni; se la
F.P. sceglie la neutralità, ritenendo di non
dovere incorrere in indebita invasione di
campo, dall’altra parte,e
cioè a bordo campo, c’è gente
direttamente interessata il cui crescente
disagio certamente non giova, anzi mette a
rischio efficacia ed efficienza dell’azione
amministrativa alla cui vigilanza è deputata
proprio la F.P., come essa stessa
riconosce,e che quindi la chiama direttamente
in causa.
In questo contesto noi Cittadini ci ritroviamo con l’Amministrazione
Finanziaria con un contenzioso interno che appare senza
sbocchi e presenta il rischio di
appesantire ulteriormente la macchina fiscale che già
non gode di buona salute che per di più per tutelarsi legalmente
dalle proprie pesanti responsabilità amministrative, civili e penali deve
avvalersi di pletore di legulei costantemente perdenti… ma che pretendono il
pagamento delle salatissime parcelle che ….
Che vincano o perdano paghiamo noi Cittadini… ovviamente ai
normalmente aggiuntivi risarcimento dei a danni a quegli audaci contribuenti
che hanno l’ardire di pretendere posizione contro le angherie e vessazioni del
mostro Equitalia condotto e cavalcato da quel valoroso condottiero quale è
Attilio Befera.
A sostegno di questa nostra fondatissima tesi aggiungiamo
anche la nota del Dr. Pietro Paolo Boiano, vice segretario Generale
della Federazione fra le associazioni ed i sindacati nazionali dei
dirigenti, vicedirigenti, funzionari, professionisti e pensionati della
Pubblica Amministrazione e delle imprese indirizzata al MINISTRO DELL’ECONOMIA
E DELLE FINANZE
DR. FABRIZIO SACCOMANNI e al MINISTRO DEL DIPARTIMENTO PER
LA P.A. E PER LA SEMPLIFICAZIONE ON. AVV. GIANPIERO D’ALIA
Che testualmente dice :
Con nota del 21.12.2011 n.381, estensiva della precedente
n.279 del 23.6.2011,la DIRSTAT chiese l’intervento dei ministri dell’Economia e
della F.P.,allora in carica, al fine che di concerto rimuovessero vistose
anomalie in relazione al conferimento di incarichi dirigenziali da parte
dell’Agenzia delle Entrate.
Nel richiamare integralmente il petitum di cui alla succitata
nota n.381, che ad ogni buon fine qui si allega, e facendo presente che alcun
riscontro è mai pervenuto dai Dicasteri interessati, la DIRSTAT intende
novellare presso le SS.LL. le proprie doglianze, ampliandole alla luce di nuovi
accadimenti che ad avviso di questa Organizzazione Sindacale producono pesanti
disfunzioni alla già complicata gestione della macchina fiscale. In effetti il
Governo Monti, lungi dal rimuovere i guasti rivenienti dalla precedente
legislatura, ne ha prodotto altri di non minore negatività. In tal guisa
perdura e si aggrava l’anomalia riguardante gli incarichi dirigenziali che
continuano ad essere conferiti in totale dispregio delle norme che regolano
l’accesso alla dirigenza, anche perché vi è stato un intervento legislativo che
in pratica sana il pregresso e non vieta che il malvezzo continui.
Ad occuparsi di tanto è la Legge n.44/2012 di conversione
del DL 16/2012- art.8 c.24. Ciò stante, è indifferibile che i Ministri
dell’Economia e della F.P. riesaminino tutta la problematica, prendendo atto
che l’autonomia gestionale di cui gode non può significare che l’Agenzia delle
Entrate operi contra legem, come ha già sancito il TAR Lazio e si aspetta che
decida in via definitiva il Consiglio di Stato.
Per ciò stesso appare quanto meno affrettato l’intervento
del legislatore che non si è neppure preoccupato del rischio che corre l’Erario
quando gli Uffici delle Entrate emanano atti a firma di funzionari non aventi
qualifica dirigenziale, così esponendoli alla declaratoria di nullità, come è
già accaduto. Il che non vuol dire che la reggenza di uffici dirigenziali sia
preclusa in assoluto, ma l’incarico può essere affidato nel rispetto del DPR
266/1987-art.20, ove è previsto che può essere nominato il funzionario più
elevato in grado, al quale non compete però la retribuzione dirigenziale.
Anche al riguardo esiste consolidata giurisprudenza. A parte
poi le tante diatribe sull’operato del Governo Monti, non in discussione nel
contesto che quivi interessa, va tuttavia segnalato che anche l’operazione pur
necessaria di tagliare la spesa pubblica ha prodotto ancora un guasto alla
macchina fiscale. Con legge n. 135/2012-art.23/quater, di conversione del DL
95/2012, è avvenuta
la fusione per incorporazione dell’Agenzia del Territorio nell’Agenzia
delle Entrate e dei Monopoli di Stato nell’Agenzia delle Dogane.
Va senza dire che se la ratio di cotale operazione si
proponeva un risparmio di spesa, il risultato che ne sta derivando è misurabile
soltanto in termini di un pesante ingolfamento del lavoro e di un enorme
disagio per i cittadini utenti dei servizi ipo-catastali. Non serviva di allora
una particolare cultura amministrativa per intuire che attività tra di loro
diametralmente diverse non si prestano ad una gestione comune e va poi ricordato
che la fusione delle due Agenzie non è avvenuta fisicamente, tant’è che le
Agenzie del Territorio continuano ad aver sede nelle loro strutture, tutte
tenute in affitto. Non si vedono quindi quali risparmi possono conseguirsi,
e si constata invece che ne è nata una gran confusione a tutto scapito del
contrasto all’evasione fiscale, non certamente praticabile con il solo
redditometro o con altri mezzi occasionali e quindi privi della necessaria
incisività. Ma si rivela pure fuori dalla logica e non in consonanza con una
sana politica di sistema che l’intero apparato fiscale sia concentrato nelle
mani di un unico soggetto che per forza di cose si trova a gestire non una
megastruttura, ma evidentemente un potentato.
Eppure sarebbe bastata una preventiva indagine conoscitiva
per sconsigliare una operazione tanto impropria quanto rischiosa. C’ è tempo e
modo però per correre ai ripari, partendo magari da un dato di fatto che da
solo indica quanto risibile sia un improbabile risparmio di pochi spiccioli al
cospetto di una spesa pubblica complessiva da capogiro. Gli attuali ministri
dell’Economia e della F.P. hanno competenza e sagacia per approfondire le
problematiche che ne occupano. Possono farlo, ma serve la necessaria
determinazione e soprattutto la volontà politica, sia pure nell’immanente
contesto dagli equilibri assai precari.
Si auspica quindi un interessamento rapido ed incisivo,
utile a constatare che nell’attuale assetto le due massime Agenzie Fiscali non
possono assicurare una corretta gestione dell’immane lavoro che sono chiamate a
svolgere. Non si può immaginare un’Amministrazione Finanziaria efficace ed
efficiente creando ibride ammucchiate che inevitabilmente devono poi affidarsi
alla improvvisazione, se non addirittura al ristagno delle attività.
Il rinnovamento della P.A. è improcrastinabile, ma per
realizzarlo serve che la macchina pubblica abbia un motore capace di affrontare
anche percorsi accidentati e servono pure abili piloti. Serve, in una
parola,che la P.A. faccia della meritocrazia la sua arma vincente.
In attesa di sollecito riscontro si inviano cordiali saluti.
Dr. Pietro Paolo Boiano
Nel frattempo il Consiglio di Stato si è espresso con la sentenza con cui il Consiglio di Stato stesso rimette alla Corte Costituzionale la "vexata quaestio" degli atti d'accertamento firmati da funzionari e non da dirigenti dell'Agenzia delle Entrate (Cons. St., Sez. IV, sentenza 18 novembre 2013 n. 5451).
Insomma
non se ne esce più…
Tutto
questo ha comunque condotto al punto che :
Agenzia delle Entrate ed Equitalia S.p.A. nelle persone dei
loro responsabili e quant’altri stanno
agendo in totale, aperta e manifesta azione contro legge …… e a causa di ciò….
1)
sono Nulli gli accertamenti (per la stragrande maggioranza)
notificati dall'Agenzia
delle Entrate a partire dal 1992;
2)
e perciò sono Nulli gli accertamenti (per la stragrande
maggioranza) notificati da Equitalia e tutte le altre agenzie di esazione e
recupero dei crediti dalla data della loro istituzione operativa ad oggi;
3)
motivo per cui l’Agenzia delle Entrate è costretta a
sostenere esorbitanti spese in consulenze e patrocini, nonché in ingentissimi risarcimenti danni ESSENDO IN
PALESE ED INDIFENDIBILE FLAGRANZA DI REATO;
4)
costringendo lo Stato e tutti i Cittadini contribuenti a
subire questo ulteriore affronto e danno sia individuale che collettivo;
5)
Nel contempo creando allo Stato notevoli danni erariali e
realizzando così una frode più o meno intenzionale (poco importa) ai danni
dello Stato stesso.
CHIEDIAMO PERCIO’
di procedere per la penale punizione dei colpevoli, ai fini di:
A)
impedire la continuazione dei reati;
B)
assicurare la solvibilità dei
responsabili nei confronti dello Stato e dei cittadini cui deve essere
risarcito l’ingente ed immane danno erariale,
concreto, cagionato con i comportamenti che si sono descritti.
C)
Richiedere
la restituzione dei milioni di euro di spese, stipendi, consulenze di ogni tipo
e natura sostenute dai succitati e addebitate allo Stato nel corso degli anni.
Ricordo, sottolineo ed enfatizzo ad uso di chi mi legge
rammentando l’ obbligatorietà dell’azione penale in caso di evidenti violazioni
di legge e l’altrettanto obbligatorio arresto in caso di flagranza di reato, e
qui se ne sono verificate a josa, ricordo altresì il giuramento prestato nei
confronti della Legge, delle Istituzioni, della Repubblica, dello Stato e dei
Cittadini italiani tutti, a cui l’operato di questo giudice si deve uniformare
e deve rispondere, e di cui noi a nostra volta saremo severi giudici.
Chiediamo quindi la
punizione nei termini di legge per tutti i reati sopra contestati, e quant’altro
ravvisabile nell’esposizione dei fatti a scaturenti dalle indagini, il
ripristino della legalità, della giustizia e le più severe sanzioni e condanne
previste dalla LEGGE.
Ci riserviamo inoltre di
costituirci parte civile nell’instaurando procedimento penale;
e, ai sensi dell’ex
art. 408 c.p.p., chiediamo di essere avvisati in caso di richiesta di
archiviazione.
IN FEDE.
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