I
soci privati delle Banche Centrali (private)
I
SOCI DELLA BANCA D’ITALIA
Gruppo Intesa (27,2%), | BNL (2,83%) |
Gruppo San Paolo (17,23%) | Monte dei Paschi di Siena (2,50%) |
Gruppo Capitalia (11,15%) | Gruppo La Fondiaria (2%) |
Gruppo Unicredito (10,97%) | Gruppo Premafin (2%) |
Assicurazioni Generali (6,33%) | Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%) |
INPS (5%) | RAS (1,33%) |
Banca Carige (3,96%) | privati (5,65%) |
I
SOCI DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE)
Banca Nazionale del Belgio (2,83%) | Banca centrale del Lussemburgo (0,17%) |
Banca Nazionale della Danimarca (1,72%) |
Banca
d’Olanda (4,43%)
|
Banca Nazionale della Germania (23,40%) |
Banca
nazionale d'Austria (2,30%)
|
Banca della Grecia (2,16%) | Banca del Portogallo (2,01%) |
Banca della Spagna (8,78%) |
Banca
di Finlandia (1,43%)
|
Banca della Francia (16,52%) | Banca Centrale di Svezia (2,66%) |
Banca Centrale d’Irlanda (1,03%) | Banca d’Inghilterra (15,98%) (Non ha l’euro) |
Banca d'Italia (14,57%) |
I
SOCI DELLA FEDERAL RESERVE U.S.A.
Rothschild
Bank di Londra
|
Kuhn
Loeb Bank di New York
|
Warburg
Bank di Amburgo
|
Israel
Moses Seif Banks d’Italia
|
Rothschild
Bank di Berlino
|
Goldman,
Sachs di New York
|
Lehman
Brothers di New York
|
Warburg
Bank di Amsterdam
|
Lazard
Brothers di Parigi
|
Chase
Manhattan Bank di New York
|
I
personaggi qui sotto possedevano banche che a loro volta possedevano
azioni della FED. Le banche elencate hanno un controllo significativo
sul New York FED District, che controlla gli altri 11 FED Districts.
Queste banche sono in parte possedute da stranieri e controllano la
New York FED District Bank:
First
National Bank di New York
|
Levi P. Morton |
James
Stllman National City Bank, N.York
|
M.P.
Pyne
|
Mary
W. Harnman
|
George
F. Baker
|
National
Bank of Commerce, New York
|
Percy
Pyne
|
A.D.
Jiullard
|
Mrs.G.F.
St. George
|
Hanover
National Bank, New York
|
J.W.
Sterling
|
Jacob
Schiff
|
Katherine
St. George
|
Chase
National Bank, New York
|
H.P.
Davidson
|
Thomas
F. Ryan
|
J.P.
Morgan (Equitable Life/Mutual Life)
|
Paul
Warburg
|
Edith
Brevour T. Baker
|
William
Rockefeller
|
Da
Wikipedia
La Banca
dei Regolamenti Internazionali (BRI;
in inglese: Bank for International Settlements, BIS) è un'organizzazione internazionale avente sede sociale a Basilea, in Svizzera. Fondata nel 1930 in attuazione del Piano Young, essa è la più antica istituzione finanziaria internazionale[1].
in inglese: Bank for International Settlements, BIS) è un'organizzazione internazionale avente sede sociale a Basilea, in Svizzera. Fondata nel 1930 in attuazione del Piano Young, essa è la più antica istituzione finanziaria internazionale[1].
Pur
essendo un'organizzazione internazionale, la BRI è strutturata come
una società
anonima per azioni,
avente un Consiglio
di amministrazione e
un direttore
generale;
tuttavia, le sue azioni possono essere sottoscritte unicamente
da banche
centrali o
da istituti finanziari designati[2].
Attualmente possiedono quote azionarie, e sono pertanto rappresentate
alle sedute dell'Assemblea generale, 60 banche centrali, fra cui
la Banca
centrale europea.
Il
principale scopo dell'organizzazione è promuovere la cooperazione
tra la banche centrali. Al contempo, la BRI fornisce specifici
servizi finanziari in qualità di "banca
delle banche centrali"
(cioè funge da banca centrale per le banche centrali che, nel mondo,
sono azioniste della BRI stessa) ed opera come agente o mandataria
(trustee)
nei pagamenti internazionali che le vengono affidati[3].
Infine, la BRI rappresenta oggi un rinomato centro internazionale di
ricerca in ambito finanziario, monetario ed economico.
Dal
settembre 2015,
il presidente del Consiglio di amministrazione (Board of Directors) è
l'attuale governatore della Bundesbank, Jens
Weidmann.
Il suo direttore generale è, dal 1° dicembre 2017,
il messicano Agustín
Carstens.Storia
La Banca dei regolamenti internazionali nasce nel 1930, in ottemperanza di uno dei punti fondamentali che costituivano il piano Young. Tale piano economico si prefiggeva infatti l'obiettivo di riconsiderare e ricalibrare l'annosa questione delle riparazioni di guerra che la Germania, uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale, doveva ancora onorare nei confronti dei vincitori. A tal fine nel 1924 era già stato formulato il piano Dawes, il quale tuttavia non era riuscito a delineare con sufficiente chiarezza una regolamentazione stabile delle riparazioni di guerra.Per questa ragione, il 7 giugno 1929, un comitato di esperti formato da due delegati per ciascuno dei governi di Belgio, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America, si riunì a Parigi e in tale occasione il piano venne accettato dal governo tedesco e fu data via libera alla fondazione della BRI. Lo statuto della banca fu stilato durante la Conferenza dei banchieri internazionali tenutasi a Baden Baden il successivo novembre, e fu ufficialmente adottata nel corso della II Conferenza dell'Aia, il 20 gennaio 1930.
Fra gli uomini che più di altri contribuirono alla costituzione della BRI si segnalano l'allora governatore della Banca d'Inghilterra, Montague Norman, e l'allora ministro delle finanze tedesco Hjalmar Schacht. Nel periodo 1933-45 all'interno del CdA della BRI sedettero alcuni tra i maggiori gerarchi nazisti, come Walter Funk ed Emil Puhl - entrambi condannati durante il processo di Norimberga - così come altri personaggi vicini al regime come Herman Schmitz ed il Barone von Schroeder, proprietario della Banca J.H. Stein, dove erano custoditi i beni della Gestapo. Alla fine della guerra la BRI fu accusata di aver aiutato il governo nazista nell'opera di predazione dei beni appartenenti ai paesi occupati durante la seconda guerra mondiale.
Come risultato di queste accuse, alla conferenza di Bretton Woods del luglio 1944, la Norvegia propose la "liquidazione della Banca dei regolamenti internazionali, il più presto possibile". Ciò provocò un acceso dibattito che sfociò in un palese disaccordo tra le delegazioni americana e britannica. La liquidazione della banca venne sostenuta da altri delegati europei, così come dagli Stati Uniti, ma trovò la ferma opposizione del capo della delegazione britannica John Keynes. Alla fine lo scioglimento della BRI venne approvato, tuttavia la liquidazione della banca non fu mai intrapresa. La delegazione britannica, infatti, non si arrese e, quando il presidente statunitense Roosevelt (favorevole alla decisione) morì nell'aprile 1945, il suo successore Harry Truman, persuaso dagli inglesi, decise di cambiare posizione e di sostenere la sospensione dello scioglimento; nel 1948 la decisione di liquidare la BRI venne poi ufficialmente rovesciata.
Rimasta in piedi, la Banca adeguò il suo statuto alla nuova situazione postbellica, in modo che tutte le banche centrali europee, comprese quelle dei paesi socialisti (con l'eccezione dell'Unione sovietica e Germania Est), decisero di aderirvi. Tra il 1962 e il 1971, l'attenzione della BRI fu posta nel coordinare le risposte alle crisi valutarie, in stretta collaborazione con il Gruppo dei dieci. Dal 1971, con la fine del sistema dei cambi fissi, focalizzò la sua missione nella vigilanza bancaria ed assicurativa.
- La BRI è una società anonima per azioni con sede legale a Basilea (artt.1 e 2)
- Dal sito istituzionale non risulta pubblico l'elenco degli azionisti. Nello statuto sono menzionati come membri le banche centrali di Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti.
- Il capitale sociale di 3 miliardi di Diritti Speciali di Prelievo è composto da 600.000 azioni nominative alla pari senza diritto di voto, trasferibili soltanto con l'approvazione dell'istituto ai soggetti autorizzati. Le azioni non possono essere emesse sotto la pari, conferiscono una responsabilità agli azionisti pari al loro valore nominale, non hanno diritti privilegiati. Le azioni conferiscono identici diritti di partecipazione agli utili e attività della banca, ma non danno diritto di voto.
- Possono essere azionisti della BRI le banche centrali o gli istituti finanziari designati dal Consiglio di amministrazione (art. 15).
- Le decisioni spettano alle banche centrali, in quanto le azioni non comportano diritto di voto (artt. 14 e 15).
- Il Consiglio di amministrazione delibera a maggioranza, non con l'unanimità dei voti. Tuttavia, non può determinare una politica monetaria mondiale, che prevalga su quelle delle nazioni partecipanti. Le operazioni "devono conformarsi alla politica monetaria delle Banche Centrali dei Paesi interessati": le banche centrali interessate da qualunque tipo di operazione hanno diritto di veto sull'esecuzione di queste (art. 19). In questo senso, l'organizzazione è un coordinamento (paritetico) fra banche centrali.
- La BRI non può prestare somme ai governi o detenere quote di imprese, o emettere moneta (art. 24).
- La Banca (e i suoi dipendenti) godono dell'immunità di giurisdizione, e i beni dell'Istituto dell'immunità di esecuzione. L'immunità è estesa a tutto il campo penale, e ammette deroghe per specifiche rinunce dei diretti interessati o per "azioni civili o commerciali risultanti da transazioni bancarie o finanziarie".
Assemblea generale
Attualmente l'Assemblea generale è composta da tutte le 60 banche centrali aderenti alla BRI. Il diritto di voto nell'Assemblea è proporzionale al numero di azioni emesse nel Paese cui la Banca centrale appartiene. Le principali decisioni di competenza di quest'organo sono la distribuzione dei dividendi e dei profitti, l'approvazione del rapporto annuale e del bilancio, la revisione delle remunerazioni dei membri del Consiglio di amministrazione e la selezione degli uditori esterni.Generalmente, l'Assemblea si tiene una volta l'anno alla fine di giugno o all'inizio di luglio.
Consiglio di amministrazione[
Il
Consiglio di amministrazione della BRI è composto da un massimo di
21 membri, fra cui 6 membri di diritto (i governatori delle banche
centrali di Belgio, Francia, Germania, Italia, Regno
Unito e Stati
Uniti),
ciascuno dei quali può nominare un altro membro del consiglio della
propria nazionalità. Fanno inoltre parte del Consiglio fino ad un
massimo di altri nove governatori di altre banche centrali
(attualmente quelli di Brasile, Canada, Cina, Giappone, India, Paesi
Bassi, Svezia, Svizzera e Banca
centrale europea)[6].
È
compito del Consiglio determinare la politica generale della BRI.
Deve riunirsi almeno sei volte l'anno.Il Consiglio di amministrazione elegge al suo interno un presidente ed un vicepresidente, entrambi con un mandato di tre anni.
Quelli
che seguono sono i componenti del Consiglio di amministrazione della
BRI al 1º dicembre 2017[7]:
|
|
|
|
Direttore generale
Il
compito del direttore generale è quello di eseguire le decisioni
prese dal Consiglio di amministrazione[8].
Fin dalla nascita della BRI, tranne due tutti i direttori generali
sono stati europei, in gran parte francesi[9].
IL
FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
L'FMI
è stato formalmente istituito il 27 dicembre 1945,
quando i primi 44 stati firmarono l'accordo istitutivo e
l'organizzazione nacque nel maggio del 1946.
Attualmente gli Stati membri sono 189.
Storia
Il
Fondo monetario internazionale fu istituito come parte degli accordi
di scambio fatti nel 1944 durante la conferenza
di Bretton Woods.[1] Durante
la grande
depressione molti
paesi rapidamente innalzarono barriere verso il commercio di prodotti
stranieri, nel tentativo di proteggere le proprie economie in
difficoltà. Questo comportò la svalutazione delle
monete nazionali e un declino del commercio mondiale.[2].
Tale rottura della cooperazione monetaria internazionale fece sentire
la necessità di una supervisione. Le rappresentanze dei 45 governi
che si incontrarono nel Mount Washington Hotel nella zona di Bretton
Woods,
New Hampshire, negli Stati
Uniti,
si accordarono per una cooperazione economica internazionale. I paesi
partecipanti erano coinvolti nella ricostruzione dell'Europa e
dell'economia mondiale dopo la seconda
guerra mondiale.
Durante
la conferenza
di Bretton Woods c'erano
due visioni diverse sul ruolo che l'FMI doveva assumere come
istituzione economica globale[3]:
- L'economista britannico John Maynard Keynes immaginava che l'FMI dovesse essere un fondo di cooperazione al quale gli stati membri potevano accedere per mantenere attive le proprie economie e l'impiego durante le crisi periodiche. Questo punto di vista era suggerito dall'azione che aveva intrapreso il governo degli Stati Uniti durante il New Deal in risposta alla grande recessione del 1930.
- Il delegato americano Harry Dexter White immaginava un FMI che agisse più come una banca, facendo in modo che gli stati che venivano finanziati dovessero restituire il loro debito nel tempo.
Il
punto di vista degli Stati Uniti di America prevalse e impostò le
basi su cui sono state gestite le crisi
economiche dalla
seconda guerra mondiale ad oggi.[4]
Le
differenze fra il progetto britannico esposto da John
Maynard Keynes e
quello statunitense rappresentato da Harry
Dexter White riflettono
una fondamentale divergenza di interessi. Il Regno Unito era
preoccupato della forte disoccupazione presente negli anni
venti e trenta e
dal forte indebitamento dovuto a massicce importazioni dei paesi del
blocco della sterlina durante la guerra, gli Stati Uniti invece,
potevano vantare grossi crediti e gran parte delle riserve auree.[5]
Struttura del Fondo FMI
La struttura del Fondo è tripartita, per cui gli organi principali sono:- il "Consiglio dei governatori" (Board of Governors) a composizione plenaria;
- il "Consiglio esecutivo" (Executive Board), composto dai 24 direttori esecutivi (Executive Directors)
- il "Segretariato", guidato dal direttore operativo (Managing Director).
Il Consiglio Esecutivo adotta la decisione di conferire assistenza ai membri e conduce la sua attività su scala costante nel tempo. 5 direttori sono nominati dai 5 Stati che detengono la quota maggiore (Stati Uniti, Giappone, Cina, Germania e Regno Unito)
Il Segretariato è composto da funzionari che agiscono in nome dell'organizzazione, di conseguenza hanno l'obbligo di indipendenza rispetto agli stati. La presidenza del Segretariato è affidata al direttore operativo, il Managing director, il quale influisce in modo determinante nello stabilire l'ordine del giorno e viene eletto dall'Executive Board.
L'FMI dispone di un capitale messo a disposizione dai suoi membri e il voto all'interno dei suoi organi è ponderato (weighted vote system) a seconda della quota detenuta. Questo fa sì che, considerato che per prendere le decisioni più importanti sono necessarie maggioranze molto alte (i 2/3 o i 3/4 dei voti), gli Stati Uniti e il gruppo dei principali Paesi dell'Unione europea si trovano di fatto ad avere un potere di veto, presi singolarmente (nel caso della maggioranza dei 3/4) o insieme (maggioranza dei 2/3).
Ripartizione delle quote e dei voti (al luglio 2016)
Stato membro dell'FMI
|
Quota: milioni
|
Quota%
|
Governatore
|
Sostituto Governatore
|
Numero voti
|
Percentuale di voto
|
---|---|---|---|---|---|---|
82,994.2
|
17.68[6]
|
831,396
|
16.73
|
|||
30,820.5
|
6.56
|
Haruhiko
Kuroda
|
309,659
|
6.23
|
||
30,482.9
|
6.49
|
306,283
|
6.16
|
|||
26,634.4
|
5.67
|
267,798
|
5.39
|
|||
20,155.1
|
4.29
|
François
Villeroy de Galhau
|
203,005
|
4.09
|
||
20,155.1
|
4.29
|
203,005
|
4.09
|
|||
15,070.0
|
3.21
|
152,154
|
03.06.00
|
L'anno scorso (12 novembre 2016) abbiamo presentato regolare querela denuncia presso tutte le Procure della Repubblica italiane sui fatti qui descritti... staremo a vedere gli sviluppi... intanto rendiamo pubblico quello che più recondito non potrebbe essere ...e che tiraneggia tutti i cittadini italiani, europei, mondiali... Uno strozzinaggio mondiale che rende schiavi tutti i popoli e che ci attanaglia in questa lenta agonia di questa interminabile recessione economica, morale, sociale, politica....
E'
stato per la prima volta reso pubblico l’ipotizzato reale assetto
di controllo di Bankitalia Spa e l’ipotizzato sistema che si
è venuto a creare dal 1992 in Italia , a causa del decreto
legislativo n.
481
del 14 dicembre 1992 che ha abolito in Italia la separazione tra
banche di prestito e banche speculative, per effetto del quale le
banche commerciali in Italia a partire dal 1992 hanno iniziato a
creare l’importo dei mutui ipotecari con un clic elettronico.
Le
conseguenze devastanti per le generazioni seguenti sono state che :
- L’intero importo delle rate via via restituite dai mutuatari è divenuto intero guadagno per la banca, non dovendo più la banca commerciale restituire le quote capitali ad alcuno, al quale, prima del 1992, la banca commerciale, era costretta a restituirle dalla Legge bancaria mussoliniana del 1936, che aveva imposto fino al 1992, alla banca commerciale di raccogliere per poi prestare.
In
sostanza dal 1992 per effetto di un ignobile decreto legislativo,
pertanto in quanto tale, mai passato al vaglio di un Parlamento
democraticamente eletto, le banche commerciali in Italia si sono
auto-trasformate da intermediari del credito a creatori del denaro, a
creatori dei prestiti, così violando l’autorizzazione all’attività
bancaria non esistendo in Italia un Albo dei creatori del denaro, nè
un’ autorizzazione in tal senso .
- Le quote capitali delle rate via via restituite a partire dal 1992 dai mutuatari
italiani,
sembrerebbe siano state eluse al fisco italiano da
alcune banche commerciali e
sembrerebbe
siano fuoriuscite in modo occulto dal territorio dello Stato italiano
in quanto
tali
banche commerciali in Italia a partire dal 1992 hanno iniziato
ad eseguire nella propria
contabilità
di partita doppia una scrittura contabile in corrispondenza e
contestualmente, ossia
in
pari data e di pari importo ad ogni prestito concesso,
CREDITI
ALLA CLIENTELA A
DEPOSITI
DELLA CLIENTELA
facendo
in questo modo figurare l’importo concesso in credito ed
accreditato con un clic elettronico sul conto corrente del cliente,
come se il cliente avesse effettuato un deposito prendendo i soldi da
casa propria o dalla cassa della sua impresa.
Il
devastante effetto di tale INIZIALE scrittura di partita doppia
effettuata dalla banca in corrispondenza di ogni mutuo concesso è
che quando il mutuatario restituisce via via le rate, le quote
interessi vengono correttamente imputate dalla banca commerciale trai
ricavi nel suo bilancio, mentre le quote capitali, per la comune
ragioneria, non trovano più collocazione nel bilancio della banca e
pertanto, tramite conti di transito, confluirebbero via via, eluse al
fisco italiano e sottratte all’economia nazionale, in stanze di
compensazione internazionale e da lì confluirebbero in una decina di
hedge fund speculatori stranieri, venditori ossia allo scoperto
(vendono azioni senza possederle, ma prendendole in prestito).
Operazioni
che, attraverso interposte persone fisiche, in realtà studi legali
che rappresentano al voto gli hedge fund stessi, hanno via via
occultamente assunto il controllo di voto delle maggiori banche
commerciali italiane (intesa, Unicredit, Carsibo, Carige, BNL) e
pertanto hanno indirettamente assunto tali hedge fund speculatori
anche il controllo di voto in Bankitalia Spa in cui le
sopradette cinque banche commerciali, insieme alle
rappresentate INPS ed Assicurazioni Generali, hanno la
matematica maggioranza di voto (265 voti su 529), all’insaputa di
Presidenti e dei membri del CDA delle banche commerciali stesse
ed all’insaputa del
Governatore di Bankitalia Spa e dei membri del Consiglio Superiore di
Bankitalia Spa.
Casualmente
una di queste stanze di compensazione, Euroclear, con sede in Belgio,
risulta essere di proprietà di Jp Morgan.
CONSIDERAZIONI,
RILEVAZIONI E VALUTAZIONI
Art.
1 della Costituzione italiana: L'Italia
è una Repubblica fondata sul lavoro.
Con
questo occulto assetto al voto di Bankitalia Spa , le società
bancarie, i cui soci occulti sono gli stessi hedge fund soci
occulti delle multinazionali industriali, acquistano a prezzi
stracciati, dopo che gli hedge fund stessi le hanno fatte cadere in
borsa con vendite allo
scoperto su cui nè
Consob
nè Bankiatlia Spa hanno possibilità di vigilare (impedito dal loro
Statuto), pezzi strategici della industria nazionale e dopo averne
acquisito il know- how, de-localizzano la produzione in paesi a basso
costo della manodopera, creando perdita di posti di lavoro in Italia
(tasso di disoccupazione 13%, il secondo più elevato dell' area Euro
).
(ipotizzato
Attentato alla Costituzione dello Stato).
Art.
47 della Costituzione italiana: "La
Repubblica controlla il credito"
. Con questo assetto al voto di Bankitalia Spa, vien di fatto
invece impedito alla Repubblica Italiana il controllo del credito
(ipotizzato
Attentato alla Costituzione dello Stato)
Art.
47 della Costituzione italiana :
" La
Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue
forme ..e .favorisce l‟accesso del risparmio popolare
alla proprietà dell'abitazione "
Con
questo occulto assetto al voto della Banca Centrale Nazionale (Banca
d'Italia) viene di fatto impedito la tutela del risparmio.
Il
31/12/2016 e nel 2017 scadono rispettivamente 100 miliardi
di euro e 200 miliardi di euro di obbligazioni emesse dalle
banche italiane e sottoscritte per il 70% da famiglie italiane,
obbligazioni che con la regola del bail -in . saranno
convertite in azioni delle banche stesse , azioni quotate oggi anche
meno di mezzo euro (Carige, Mps, BPM,...) o circa due Euro
(Intesa , Unicredit, Popolare).
Altri
5 milioni di italiani pertanto tra fine 2016 ed il 2017
perderanno quasi totalmente i propri risparmi. Con questo occulto
assetto al voto di Bankitalia Spa non è ovviamente tutelato ne
il risparmio , ne l'accesso del risparmio alla proprietà
dell'abitazione, ossia vengono violati con
questo
occulto assetto al voto di Bankitalia Spa i dettati (tutela
risparmio e proprietà dell'abitazione), cardine della
Costituzione.
(ipotizzato
Attentato alla Costituzione dello Stato)
È
certo che Presidenti e membri del CDA delle banche commerciali dal
1992, che Governatori di Bankitalia Spa e membri del Suo
Consiglio Superiore dal 1992, non fossero consapevoli del reale
assetto di controllo delle rispettive banche? Mah!!!
In
ogni caso è soltanto da Maggio 2014 che
nel proprio verbale di approvazione del bilancio le banche
commerciali (Unicredit, Intesa, Carige, Bnl, Carisbo ..) sono
obbligate dalla Consob a rendere pubblici anche i delegati ed i
deleganti al voto ed i loro dati aggregati. Trattandosi di decine di
miliardi di azioni emesse è non confutabile che sia il Governatore
di Banca d' Italia che il Consiglio d'amministrazione di Banca
d'Italia fossero rimasti all'oscuro fino a Maggio 2014 che nel
capitale di queste banche commerciali azioniste di maggioranza di
Banca d'Italia si fossero insinuati, attraverso interposte persone
fisiche, in realtà studi legali (Angelo Cardarelli in Unicredit e
Giulio Trevisan in Banca Intesa) una decina di hedge fund speculatori
anglo-americani, ma in gran parte (Vanguard, State Street, Black
Rock, Black Stone ) di origine caucasica, degli Stati separatisi
dalla Repubblica Sovietica nel 1991.
È
certo pertanto che anche i Presidenti e i membri del CDA di
Unicredit, Intesa, Carige, Carisbo e Bnl siano rimasti all'oscuro
che nel loro capitale si fossero insinuati a partire dal 1992 questa
decina di hedge speculatori anglo-americani e di origine caucasica
che ne hanno assunto rapidamente fino all'80% circa della
partecipazione azionaria e di voto. Di questo 80%, circa un 60%
del rispettivo capitale sociale è stato pertanto occultato,
presumibilmente sin dal 1992 a
maggio
del 2014, in queste interposte persone fisiche in realtà
studi legali che rappresentano al voto gli hedge fund.
Prima
di Maggio 2014 sarebbe risultato obiettivamente impossibile a
Presidenti, Governatori e membri dei Consigli d’amministrazione
conoscere il reale assetto di controllo delle proprie banche non
disponendo di un software imposto soltanto a partire dal 2013 alle
banche commerciali dall’obbligo impartito dalla CONSOB di
indicare in bilancio le partecipazioni superiori al 3%.
Impossibile
pertanto che prima del Maggio 2014 per il Presidente di una di
queste banche commerciali o per i rispettivi membri del CDA
scoprire chi in realtà detenesse le azioni della propria
banca, non vigendo ancora l'obbligo CONSOB di comunicazione dei dati
aggregati nel bilancio pubblicato nel 2014 (per quanto riguarda
il bilancio anno 2013). Intesa ha emesso per esempio numero
17 miliardi di azioni, Unicredit numero 6,2 miliardi di azioni :
impossibile incrociare i dati ed aggregarli in delegati e delegati se
non si dispone, a monte, di un software all’uopo imposto.
Impossibile
individuare il proprio assetto di controllo a prima vista anche dopo
l’avvenuta, nel 2014, aggregazione dei dati per ogni singolo
delegato e per ogni singolo delegante, in quanto sia in Unicredit che
in Intesa sembrerebbe che volutamente,
o per mero errore, sia
stato variato di pugno il prospetto riepilogativo dei delegati
al voto del Verbale
di Approvazione del Bilancio dell'anno 2013: come si può notare (n.
2 ALLEGATI Cardarelli Angelo ) sia in Unicredit che in
Intesa
in corrispondenza rispettivamente di Angelo Cardarelli che di
Giulio Trevisan nella decina di pagine che costituiscono l'elenco
dei delegati al
voto e dove viene indicato in corrispondenza di
ogni
delegato il numero di entità finanziarie rappresentate ed il n. di
azioni rappresentate da ogni delegato, compare
che entrambi rappresentino al voto n. 1991 (!)
entità finanziarie straniere
(in
realtà concentrate in una decina di hedge fund anglo americani e
caucasici)
e da questo frontespizio, che non sembra battuto con personal
computer ma con una macchina da scrivere, emerge
che Unicredit ed Intesa non abbiano indicato la cifra corretta del n.
di azioni da essi delegati Cardarelli e Trevisan rappresentate,
in entrambi i casi Unicredit ed Intesa , in corrispondenza,
rispettivamente di Cardarelli e Trevisan, dimenticano
infatti tre cifre.
Quando
nel maggio del 2014 qualcuno mise on- line il Verbale di Approvazione
del Bilancio di Unicredit composto da centinaia di pagine, fu
finalmente possibile leggere tutto ed essendo rimasti insospettiti
dal fatto che non
derivasse da un foglio di calcolo tipo excel o comunque in formato
informatico,…., ma fatto manualmente… (una
parte del verbale appariva scritta con macchina da scrivere) e
quindi facilmente mistificabile,
furono fatti i calcoli.
Con
enorme sorpresa fu scoperto che dal totale n. di azioni rappresentate
dai delegati , mancassero nel caso…. per esempio di
Unicredit, numero 2
miliardi di azioni.
Si
è allora controllato nelle pagine successive i deleganti per ogni
delegato di Unicredit e con enorme sorpresa è risultato che Angelo
Cardarelli non rappresentasse numero 1,8 milioni di azioni (n.
1.881.969,05) ma numero 1,8 miliardi di azioni (1.881.969.051) quindi
oltre metà del capitale sociale di Unicredit, che all'epoca come si
evince dal Verbale di Approvazione del bilancio stesso aveva emesso
n. 3,2 miliardi di azioni .
VEDI QUI :

E VERIFICARE PURE
Inoltre
avendo analizzato i mutui di Monte Paschi Siena sottoscritti da
MPS con innumerevoli mutuatari a rata sempre uguale ( i cd mutui
affitto ) che convengono alla banca soltanto in una prospettiva di
tassi in rialzo,questi non quadravano, come non quadrava anche che
Intesa , Unicredit , BNL e Carige stessero piazzando nel medesimo
periodo ad ignara clientela derivati sul tasso con clausola
killer banca
vince se tasso cala.
Sorse
pertanto il dubbio che MPS fosse stata esclusa dalla maggioranza
decisionale di Bankitalia Spa,
infatti MPS dalle indagini compiute da alcune Procure tuttora in
corso, risultava essere una
banca
che potrebbe essere stata truffata da banche terze (straniere,
Nomura, deutsche
bank,..)
attraverso derivati che le hanno causato una perdita di
bilancio di circa 4 miliardi di euro.
È
stato allora letto tutto lo Statuto di Bankitalia Spa per cercare di
capire come Bankitalia dal 1992 avesse statuito gli sbarramenti al
voto e fu pertanto trovata tale clausola, di totali quattro righe,
tra le innumerevoli pagine del Suo Statuto, clausola che
stabilisce gli sbarramenti al voto, ossia la clausola che assegna ad
ogni banca azionista di Banca d'Italia dal 1992 un determinato
diritto di voto in base alla quote azionarie possedute in Banca
d'Italia stessa. Con grande sorpresa emerse che Intesa,
Unicredit, Carsibo, Carige e Bnl,- che sono lo banche che risultano
essere state insinuate, attraverso interposte persone fisiche in
realtà studi legali, da una decina di hedge fund speculatori
stranieri venditori allo scoperto (vendono senza possedere i
titoli),-detenessero 265
voti su 529
(compresi i voti di Ass. Generali ed Inps che per la stessa
clausola dello Statuto di Banca d'Italia risultano rappresentate al
voto da una delle suddette cinque banche), e che la maggioranza di
voto in Bankitalia
Spa risultasse essere evidentemente controllata da due emeriti
sconosciuti a nome di dr. Angelo Cardarelli e dr.Giulio Trevisan in
realtà detenuta da una decina di hedge fund speculatori
stranieri,
il che oltre ad essere una cosa inammissibile in quanto
costituisce l'unico caso al mondo di Banca Centrale nazionale
controllata in realtà da una decina di hedge fund speculatori
stranieri, integra ipotesi di attentato alla Costituzione dello
Stato e tutto ciò si è certi che sia obiettivamente avvenuto fino a
Maggio 2014,
dopo Maggio 2014 se i Presidenti delle banche, il Governatore di
Banca d’Italia e i membri dei rispettivi Consigli
d’amministrazione avessero avuto soltanto l’accortezza di
svolgere
i calcoli suddetti, tuttociò non sarebbe avvenuto “all'insaputa”
dei Governatori di Bankitalia Spa, dei membri del CDA di Bankitalia
Spa, dei Presidenti di Unicredit, Intesa, Carige, Bnl, Carisbo, Inps,
Assicurazioni di Generali ed “all'insaputa” dei rispettivi membri
del CDA”.
Per
questo motivo si ritiene che trattasi di ipotesi di reati
commessi da soggetti
esteri (?), comunque in compartecipazione con italiani,
hedge fund speculatori, che si ipotizza siano usciti ed entrati dalle
sopracitate cinque banche commerciali italiane, già quattro volte
negli ultimi 24 anni in corrispondenza di ogni ciclico, ogni circa 7
anni, crollo della Borsa di Milano, nel 1994, nel 2001, nel 2008
e nel 2016. Per la precisione gli hegde fund sono usciti dalle cinque
banche commerciali
italiane
sopracitate alla fine di ogni bolla settennale, dopo averne
pompato le azioni per circa un anno, facendosi, verso la fine
della bolla precedente, liquidare le azioni quando ossia le
azioni delle banche commerciali suddette avevano, per l’effetto
del pompaggio (acquisti allo scoperto) una quotazione elevata e
pertanto liquide.
Questa
fuoriuscita di capitale dalle banche ha provocato ad ogni ciclo,
ovviamente una riduzione dell’indice di patrimonializzazione
(Capital Tier 1) delle banche commerciali italiane stesse che
sono diventate immediatamente più rischiose e quindi
attaccabili dagli stessi hedge fund appena fuoriusciti da esse
banche. Da questo momento in poi per circa un anno gli hedge
fund hanno eseguito, in corrispondenza di ogni ciclo, continue
vendite allo scoperto al fine di farne crollare via via il
corso.
Media
mainstream hanno occultato le chiusure delle vendite allo
scoperto come rally (= rialzi) di borsa avvenuti a seguito di
ipotizzate artefatte notizie quali p.e “lontano
l’accordo OPEC”
= vendite allo scoperto nella notte precedente sfruttando i fusi
orari tra borse, facendo invece credere che le vendite delle azioni
fossero avvenute il mattino seguente a Borsa di Milano
aperta.
“Vicino
l’accordo OPEC”= rally
di borsa nei giorni successivi, rialzo invece dovuto esclusivamente
alle operazioni di chiusura (=acquisto titoli) delle vendite allo
scoperto.
Gli
hedge fund sono sistematicamente poi rientrati nelle banche
commerciali italiane all’inizio delle bolla settennale successiva
così acquistandone le azioni a prezzi stracciati, ossia
ai prezzi che essi stessi hedge fund avevano fatto crollare con
studiate continue vendite allo scoperto.
Sembrerebbe
che sia seguito, nell’effettuare queste operazioni allo scoperto,
l’anno solare, per ragioni di bilancio.
In
conclusione , per circa 6 anni su 7 circa , ogni sette anni , dal
1994, questi hedge fund speculatori sembrano aver potuto assumere
in modo occulto il controllo delle prime cinque banche commerciali
italiane e pertanto anche di Bankitalia.
Nessun commento:
Posta un commento