Chiesa, 2mila miliardi di immobili nel mondo
di Marzio
Bartolini 15 febbraio 2013
Il suo
patrimonio mondiale è fatto di quasi un milione di complessi
immobiliari composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo
con un valore che prudenzialmente supera i 2mila miliardi di euro.
Può contare sullo stesso numero di ospedali, università e scuole di
un gigante come gli Stati Uniti. Ha oltre 1,2 milioni di "dipendenti"
e quasi un miliardo e duecento milioni di "cittadini".
Questo Paese
immaginario dotato delle infrastrutture di un big dell'economia
occidentale e della popolazione della Cina va sotto il nome di
Chiesa. Un universo dietro al quale non c'è solo e unicamente il
Vaticano, ma una galassia di satelliti fatta di congregazioni, ordini
religiosi, confraternite sparse ovunque nel mondo che, direttamente o
attraverso decine di migliaia di enti morali, fondazioni e società,
possiedono e gestiscono imperi immobiliari immensi che nessuno forse
è in grado di stimare con precisione e che sono sempre in costante
metamorfosi.
Un patrimonio dove l'elenco dei beni, la maggior parte sicuramente no-profit ma una discreta fetta anche a fini commerciali, sembra non esaurirsi mai: chiese, sedi parrocchiali, case generalizie, istituti religiosi, missioni, monasteri, case di riposo, seminari, ospedali, conventi, ospizi, orfanotrofi, asili, scuole, università, fabbricati sedi di alberghi e strutture di ospitalità per turisti e pellegrini e tante, tantissime abitazioni civili in affitto. Un universo intorno al quale gravitano nel mondo 412mila sacerdoti e 721mila religiose – senza contare centinaia di migliaia di laici - che assistono 1 miliardo e 195 milioni di fedeli.
Un patrimonio dove l'elenco dei beni, la maggior parte sicuramente no-profit ma una discreta fetta anche a fini commerciali, sembra non esaurirsi mai: chiese, sedi parrocchiali, case generalizie, istituti religiosi, missioni, monasteri, case di riposo, seminari, ospedali, conventi, ospizi, orfanotrofi, asili, scuole, università, fabbricati sedi di alberghi e strutture di ospitalità per turisti e pellegrini e tante, tantissime abitazioni civili in affitto. Un universo intorno al quale gravitano nel mondo 412mila sacerdoti e 721mila religiose – senza contare centinaia di migliaia di laici - che assistono 1 miliardo e 195 milioni di fedeli.
Secondo il
gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze a suore e frati nel
mattone, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano
alla Chiesa. Un dato quasi in linea con una storica inchiesta che
Paolo Ojetti pubblicò sull'Europeo nel lontano 1977 dove riuscì per
la prima volta a calcolare che un quarto della città di Roma era di
proprietà della Chiesa. Un patrimonio immenso che
però non si ferma appunto alla sola capitale dove ci sono circa
10mila testamenti l'anno a favore del clero e dove i soli
appartamenti gestiti da Propaganda Fide – finita nel ciclone di
alcune indagini per la gestione disinvolta di alcuni appartamenti –
valgono 9 miliardi. La Curia vanta possedimenti importanti un po'
ovunque in Italia e concentrati, tra l'altro, in gran numero nelle
roccaforti bianche del passato come Veneto e Lombardia.
Quindi se oggi
il valore del patrimonio immobiliare italiano supera quota 6.400
miliardi di euro – come qualche giorno fa ha registrato il rapporto
sugli immobili in Italia realizzato dall'Agenzia del territorio e dal
dipartimento delle Finanze – si può stimare prudenzialmente che
solo nel nostro Paese il valore in mano alla Chiesa si aggiri
perlomeno intorno ai mille miliardi (circa il 15%). Se a questa
ricchezza detenuta in Italia – dove pesa l'eredità di un potere
temporale durato per quasi duemila anni – si aggiunge il patrimonio
posseduto all'estero fatto di circa 700mila complessi immobiliari tra
parrocchie, scuole e strutture di assistenza la stima, anche stavolta
più che prudenziale, può raddoppiare almeno a 2mila miliardi.
Numeri, questi, che nessuno conferma dall'interno della Chiesa perché
per molti neanche esiste una stima ufficiosa. Ma da ambienti
finanziari interpellati la cifra sembra apparire congrua. Cifra
a cui si devono aggiungere, tra l'altro, investimenti e depositi
bancari di ogni tipo. Questi sì ancora meno noti.
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