Vorrei
spiegare perchè lo sciopero fiscale sia così devastante, e perchè
sia devastante in Italia, e specialmente come si organizza, tanto per
capire se ci troviamo di fronte ad una boutade o ad una seria
intenzione di affossare lo Stato.
Per
prima cosa, come ci si organizza. I segreti per la riuscita di uno
sciopero fiscale sono essenzialmente tre: ratline, leadership e
mutualità.
Vediamo
di riassumere:
- Ratline. Occorre un modo per far uscire dal paese i soldi guadagnati, in modo da evitare che lo stato riscuota "manu militari". La ratline deve servire anche, eventualmente, per lasciare il paese. Siccome Schengen permette i movimenti bancari liberamente, portare fuori i guadagni non è così difficile.
- Mutualità: occorre organizzare un fondo, diciamo il 5% del reddito che tutti gli aderenti versano in conto rischi. Se uno degli aderenti viene multato, gli si paga la multa da quel fondo. Non basta dire "non pago le tasse", occorre comunque cacciare della lira dentro un fondo.
- Leadership: occorre chiaramente un leader conclamato che possa gestire tale fondo, in modo da rendere credibile l'iniziativa.
La
strategia: se un'intera zona, come due o tre province in Italia,
smette di pagare le tasse, la polizia fiscale NON ha uno strumento
utile per agire “manu militari”.
Specialmente
se i soldi vengono portati all'estero, nè la guardia di finanza nè
i tribunali hanno sufficiente capacità da perseguire tutti. Sia per
il rischio di rivolte, sia perchè una zona come il Vicentino, con
decine di migliaia di aziende, è un problema inaffrontabile per la
giustizia , civile o penale che sia.
Lo
Stato a quel punto può procedere colpendo solo alcune persone
mediante multe salatissime, per ottenere un effetto esemplare, e
il risultato sarà che le multe verrebbero pagate dal conto di
solidarietà degli scioperanti.
È
possibile anche la giustizia penale , ma è inutile: lo Stato non
dura a sufficienza da rendere effettive le pene, dal momento che uno
sciopero fiscale dichiarato apertamente lo porta al collasso in
misura del debito pubblico, che nel caso dell' Italia significa
default alla prossima asta dei titoli pubblici. Un mese e rotti,
insomma.
Perchè
questo è il problema. Uno Stato con un debito del 30% può, in
teoria rimanere stabile anche di fronte ad uno sciopero fiscale che
ne riduca le entrate del 10% del PIL (cifra già enorme). Uno Stato
con il 116% del PIl in debito pubblico, invece, non può. Nessuno
comprerà MAI dei titoli di una nazione ove è in corso uno sciopero
fiscale.
Basta
indire lo sciopero fiscale pochi giorni prima dell'asta e comunicarlo
ai mass media internazionali, e lo Stato crolla come un castello di
carte.
Questo
vi fa capire per quale motivo sia all' Aquila che in altre zone
colpite dal terremoto immediatamente lo stato conceda l'esenzione
fiscale “motu proprio”: nel caso in cui sia lo Stato a concedere
l'esenzione, essa viene messa a bilancio, e per l'investitore che
compra i titoli è chiaro quale sarà l'impatto, ed è chiaro se lo
Stato potrà ancora essere stabile nel pagare il titolo.
Nel
caso di sciopero fiscale, invece, si sa quando inizia ma non si sa
come finisce.
Storicamente,
tutte le rivolte per le tasse sono finite con l'annientamento dello
Stato. I governi, isterici, mandano le forze armate, e dovendo
ripassare una zona intera, spesso la risposta è lo sciopero generale
della zona, ovvero la serrata. Il che equivale alla stessa perdita
economica, visto che in quei giorni non si fattura. Dal punto di
vista dell'investitore, cioè, le cose non cambiano.
Una
volta iniziato lo sciopero fiscale, che cosa succede alle zone
vicine? Succede che immediatamente aderiscono allo sciopero. Sia per
ragioni di concorrenza (uno che evita il 45% delle tasse può ben
tagliare i prezzi), sia per ragioni di convenienza (+45% di reddito
non è poco).
Morale:
se iniziate davvero uno sciopero fiscale serio, cioè comunicate di
avere i soldi all'estero e un fondo comune per pagare le multe, salta
immediatamente la prossima asta dei titoli del tesoro. E
lo Stato collassa.
Con
ogni probabilità il governo dovrà esentare dalle tasse le zone
colpite dalle alluvioni, per la semplice ragione che, come avrete
intuito, solo a nominare lo sciopero fiscale già tremano le vene ai
polsi a chi possiede titoli di Stato. No Way: sciopero fiscale = fine
dello Stato.
Con
questo voglio dire due cose: non basta "non pagare le tasse"
per fare uno sciopero fiscale. Occorre
un leader credibile il quale dica che gli scioperanti hanno un
fondo comune , e garantisca quindi il pagamento di eventuali multe,
e che hanno portato i soldi all'estero. In meno di una-due settimane
un simile annuncio produce il collasso dello stato, se in mezzo c'è
un'asta dei titoli.
Ovviamente
organizzare una ratline e un fondo di rischio non e' semplice: questa
è , appunto, la credibilità di uno sciopero fiscale. Ma
non appena il fondo fosse in una banca straniera, la banca straniera
stessa testimonierebbe la sua esistenza, se non altro per valutare
essa stessa se comprare titoli di quello stato. Così come occorre
una leadership effettiva (cui potersi rivolgere per venire risarciti)
e una ratline esistente, in modo che le banche straniere sappiano che
effettivamente si fa sul serio perchè hanno visto fuggire i
capitali.
Questa
è la linea di demarcazione: se effettivamente un leader riesce ad
organizzare una ratline e
un fondo di rischio,
appena apre bocca dichiarando lo sciopero, lo Stato non ha neppure il
tempo di organizzare una reazione. Nessuno gli compra i titoli, e
collassa quasi immediatamente.
Questo
fa capire perchè tutti si siano mossi quando è stato paventato lo
sciopero fiscale: sebbene non fosse chiara la leadership e sebbene
non vi sia ancora traccia di fondi di rischio e/o di fuga di capitali
via ratline, solo a nominarlo uno sciopero fiscale fa tremare i polsi
nelle vene a qualsiasi nazione/governo.
Per
via della difficoltà organizzativa, lo sciopero fiscale è stato
usato raramente nella storia. Ma le poche volte in cui lo si e'
usato, il collasso della nazione e' stato immediato e completo.
Quindi
capite perchè la minaccia irlandese è stata ascoltata.
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