sabato 17 marzo 2018

A dieci giorni dalle elezioni il Parlamento resta incompleto LA STAMPA PUBBLICATO IL 15/03/2018 FRANCESCO GRIGNETTI ROMA



A dieci giorni dalle elezioni il Parlamento resta incompleto

la stampa        Pubblicato il 15/03/2018

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA

I conteggi con il Rosatellum si rilevano più complessi del previsto. Diciassette seggi non ancora assegnati, candidati in attesa

Dieci giorni sono trascorsi dal voto. Eppure ancora non si sa esattamente come sarà composta la Camera dei deputati. Altro che conoscere alla sera delle elezioni chi ha vinto o chi ha perso. Sul sito del ministero dell’Interno sono stati assegnati soltanto 620 seggi e ne mancano 10 all’appello. E anche al Senato sono stati assegnati soltanto 108 seggi uninominali su 115. È possibile perché il Rosatellum si è rivelato un marchingegno diabolico.

(come abbiamo sempre sostenuto e per cui abbiamo deciso di proporre il “VOTO DI PROTESTA – MI SEMBRA CHE NE AVESSIMO BEN DONDE)

È forse la prima volta nella storia della Repubblica, infatti, che in molti seggi i presidenti si sono fatti prendere dal panico e hanno chiuso le operazioni di spoglio mettendo tutto in un sacco e mandando il materiale direttamente alle Corti d’appello. Per legge avrebbero dovuto fare loro i conti, firmare il verbale di spoglio, dare i numeri esatti ai Comuni e alle prefetture, e finalmente andarsene a casa. Stavolta, no. Troppo complicati i calcoli, troppe le variabili. Ci sono state sezioni dove i presidenti di seggio hanno accusato un’emicrania improvvisa e devastante e l’hanno chiusa lì. Che ci pensasse qualcun altro. Ossia gli uffici preposti presso le corti d’appello e poi l’ufficio centrale elettorale presso la Cassazione. 


Al ministero dell’Interno non hanno potuto che prendere atto che le operazioni di spoglio non permettono di accreditare diversi collegi uninominali. Lo hanno scritto in calce alle tabelle finali, ma piccolo piccolo, perché in fondo c’è un po' da vergognarsi se «il riparto provvisorio dei seggi si riferisce ad uno scrutinio non definitivo, non essendo pervenuti i risultati di tutte le sezioni».  

Eccoci dunque di nuovo nell’amara Italia di Giuseppe Prezzolini, quella del «Da noi non c’è nulla di più definitivo del provvisorio e nulla di più provvisorio del definitivo». E infatti il Viminale avvisa che i numeri su cui i partiti si accapigliano, e fanno ipotesi di alleanze, sono «dati provvisori, tenendo conto che alcuni verbali risultano essere stati inviati direttamente alle corti di appello che, come previsto dalla legge, provvederanno alla proclamazione degli eletti». Proclamazione che, se il Cielo vorrà, dovrebbe arrivare oggi.

Nel frattempo ci sono molti con il fiato sospeso. Va da sé che 10 deputati in più o in meno alla Lega oppure a Forza Italia, oppure da conteggiare con nel già cospicuo bottino dei grillini, possono cambiare molte cose. OLTRETUTTO C'È LA ROGNA DELLA SICILIA DOVE IL M5S HA AVUTO PIÙ SEGGI DEI CANDIDATI STESSI. E QUINDI CI SONO OCCHI PUNTATI ANCHE SU QUESTO ASPETTO.  

Il riconteggio peraltro sta lasciando morti e feriti sul campo. C’è LeU che lamenta un colpo basso a Napoli: «Vogliamo vederci chiaro - dice il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni - con tutti gli strumenti possibili a disposizione e che la legge prevede, perchè, in un ricalcolo di qualche giorno fa, Liberi e Uguali avrebbe guadagnato un seggio in più; a un certo punto quel seggio scompare di nuovo».  

Alla fine non sarà un seggio di Roma o uno di Rieti, o di Cuneo, a cambiare le sorti delle elezioni. Però che tristezza. Ed è niente rispetto a quel che è successo con lo spoglio del voto estero. Il grillino Vito Crimi è stato di persona nei capannoni fuori Roma dove si esaminano quelle schede: «Una vergogna da cancellare. Lo schifo che abbiamo visto prima e dopo il voto non deve più ripetersi». 



Nessun commento:

Posta un commento