A LUME DI CANDELA
di
Orazio Fergnani
E'
finita anche l'ultima candela e ora dovrei essere proprio al buio,
invece mi sono rimasti molti lumi... quello della ragione, il lume
dello schermo del monitor del mio portatile, e il lume delle stelle.
Quando
avrò finito la carica del computer me ne andrò fuori casa e mentre
rimirerò la luce delle stelle accenderò il lume dell'intelletto e
mi chiarirò su molti dubbi che nel corso di questi anni mi si sono
presentati e che ho nascosto nel ripostiglio della mente.
Da
bambino abitavo alle porte di Roma. Allora era aperta campagna, Si
viveva costantemente in rapporto con se stessi. La sensazione
prevalente, che oggi si è completamente persa, era quella del
silenzio assoluto che copriva ogni momento della vita come una
candida coltre di neve, anche di giorno, ma che di notte era
imperante, sovrastante.
Ad
esempio il traffico automobilistico praticamente non esisteva,,
passava un'auto ogni dieci minuti e più, ed io mi sedevo su una
collinetta di fronte alla strada consolare e mi divertivo ad
indovinare il modello delle automobili che passavano. Ora nello
stesso luogo per entrare a Roma occorre fare una fila di mezz'ora per
percorrere meno di un chilometro di strada.
Per
un certo periodo mia madre soffrì di una qualche malattia di cui non
seppi mai i dettagli.
A
causa di ciò mio padre non andò più la sera a scambiare qualche
parola con gli amici al bar, e a comprare la bottiglia del latte per
la colazione del mattino dopo.
Per
cui fu deciso che andassi io a ritirare la bottiglia del latte al bar
“Da Grilli”. Ma la cosa non fu semplice per me bambino di sette
anni …...
Il
camion della centrale del latte scaricava immancabilmente il latte
alle sette di sera, non si poteva andare prima e non si potevano
prenderne più di una,.... non c'erano frigoriferi.
Nessuna
illuminazione, all'epoca …..non si concepiva in campagna neppure
l'idea dell'illuminazione pubblica.
C'era
da andare quindi dopo le sette, e tutti i giorni, era in autunno ,,,,
Il tragitto non era lungo ma dovevo scendere dalla collina dove si
trovava il casale dove abitavamo e percorrere circa ottocento metri
fino a giungere alla via Cassia,, .attraversarla, compiere un altro
centinaio di metri per giungere al bar situato all'inizio della via
Trionfale ….
Quella
da percorrere era una strada di campagna ben tenuta e perfettamente
agibile, il problema per me era che a un certo punto si doveva
attraversare un boschetto dove il buio era il più totale.
Avevo
una fifa boia al pensiero della sfida che mi aspettava e però non
volevo dire di aver paura ai miei genitori e fare la figura del
pauroso. La cosa sarebbe pure stata legittima e comprensibile, visto
che avevo sette anni... Ma volevo dimostrare di essere grande.... E
così, comandato dai miei genitori (all'epoca evidentemente la cosa
era considerata perfettamente fattibile...) mi armai di coraggio,
presi la bottiglia del “vuoto” e andai... Mi ricordo che per il
primo tratto camminai regolarmente guardando bene con la luce della
luna per vedere dove mettevo i piedi, pur conoscendo perfettamente
la strada su cui transitavo continuamente, poi, per cercare di
cancellare i fantasmi che la mia mente mi suggeriva, incominciai ad
alzare gli occhi al cielo, a guardare le stelle e a tentare di
identificarle.
Ad
un certo punto arrivai però a dover attraversare il boschetto e li
la fifa prese il sopravvento e incominciai a correre a scapicollo
visto che la strada era in discesa, jn pochi attimi, che però mi
parvero secoli, arrivai alla via Cassia dove il sopraggiungere di un
veicolo si sentiva almeno una decina di minuti prima del suo arrivo,
la attraversai dj volata, cosciente che non era in arrivo nessun
veicolo e mi ritrovai come d'incanto dentro il bar. Resi il vuoto,
detti le 90 lire di differenza per il latte e ritornai sui miei
passi.
Si
imponeva una strategia, …... anche perchè pure se non precisamente
sapevo però che avrei dovuto ripetere quel tragitto per altre
numerose volte.
Così
incominciai a guardare dentro e fuori di me e incominciai a pulire e
sgombrare la mia anima e la mia mente dai tabù, dai preconcetti,
dalle fobie, dalle paure, dai fantasmi dalle fantasticherie
inconsistenti, inconcrete, irreali, immaginarie.... e a crearmi una
mia solidissima capacità di concentrazione, di immaginazione
creativa, di ideazione, di progettazione..... tutte cose che poi nel
tempo si sono sviluppate e che mi hanno portato a essere l'uomo che
sono....
Così
ripresi la strada con la mia nuova e piena bottiglia del latte
rifacendo la strada del ritorno... mentre camminavo incominciai a
pensare, a concentrarmi su pensieri che mai fino ad allora mi avevano
sfiorato e menochemai avevo minimamente percepito.
Incominciai
a pensare a cosa erano le stelle, come mai esistevano , chi le aveva
e ci aveva creati....insomma incominciai a discettare dentro di me di
questi enormi argomenti e mentre consideravo e riflettevo camminavo e
sempre sovrapensiero, come in trance …. mi ritrovai sano e salvo in
casa....
Avevo
scoperto in una sola esperienza di pochi minuti : l'autocontrollo,
l'esistenza e la complessità dei massimi sistemi, la paura
dell'ignoto ed il coraggio e la razionalizzazione per combatterla .
Da
quella volta giorno per giorno affinai tutti i vari elementi in
gioco, le sensazioni, le percezioni, i segnali interiori e via via
raggiunsi la più assoluta sicurezza della mia vittoria sul buio,
sulla paura, sulle mie ossessioni.
Dopo
quella esperienza incominciò una evoluzione lenta ma continua di
successive prove e insegnamenti e conoscenze che ne derivavano.
Incominciai ad allargare il mio campo d'azione e la conoscenza ed il
“controllo” del territorio.
Andavo
nel bosco a confine con la tenuta di cui mio padre era il factotum e
scoprivo gli scoiattoli, le donnole, i porcospini, i ricci, le volpi,
insomma tutti gli animali che popolavano quegli ambienti
incontaminati.
Una
volta trovai una tartaruga che probabilmente pesava più di me, tanto
che nonostante tutti i miei sforzi dovetti lasciare nella grotta dove
l'avevo trovata. Una volta mentre mi inoltravo nel fitto della
boscaglia alzai in alto lo sguardo perchè avevo udito un accenno di
rumore e mi avvidi di un serpente arrotolato su un prugno selvatico,
forse intento a mangiarne i frutti, sospeso a circa tre metri di
altezza esattamente sopra la mia testa. Era enorme.... almeno tre
metri e mezzo di lunghezza e un diametro massimo di almeno quindici
centimetri... una testa enorme … almeno quindici centimetri di
lunghezza e una decina di larghezza. Vinto il primo attimo di
esitazione e di terrore, mi girai e scappai prima che il serpente
avesse il tempo di svolgersi e di calarsi dall'albero.
Giorno
dopo giorno mi allontanai sempre più da casa allargando a cerchi
concentrici le mie prime ispezioni ed indagini. Cominciai
quindi ad arrampicarmi su alberi sempre più alti per il solo piacere
di farlo e quindi poi scoprii che sugli alberi si trovavano i nidi
degli uccelli, per cui diventai un terribile predatore di nidi di
uccelli di ogni specie e razza. Incomincia ad inoltrarmi sempre più
nei boschi e anche li incominciai a riconoscere i frutti del bosco e
quali erano commestibili e quali no... Ma soprattutto scoprii
qualcosa che mi colpì profondamente e che mi rimase scolpito nella
mente per sempre.
Scoprii
le grotte, le gallerie, i cunicoli e poi dei vasi, delle terrecotte a
forma di mano, a forma di bue, a forma di bambino a cui io non sapevo
dare una spiegazione … mi mancavano gli elementi di conoscenza e
formazione.... Io ancora non lo sapevo …... ma mi ero imbattuto
negli Etruschi, i manufatti, la tecnologia e la cultura etrusca.
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