martedì 31 ottobre 2017

A LUME DI CANDELA

A  LUME DI CANDELA
di Orazio Fergnani

E' finita anche l'ultima candela e ora dovrei essere proprio al buio, invece mi sono rimasti molti lumi... quello della ragione, il lume dello schermo del monitor del mio portatile, e il lume delle stelle.

Quando avrò finito la carica del computer me ne andrò fuori casa e mentre rimirerò la luce delle stelle accenderò il lume dell'intelletto e mi chiarirò su molti dubbi che nel corso di questi anni mi si sono presentati e che ho nascosto nel ripostiglio della mente.

Da bambino abitavo alle porte di Roma. Allora era aperta campagna, Si viveva costantemente in rapporto con se stessi. La sensazione prevalente, che oggi si è completamente persa, era quella del silenzio assoluto che copriva ogni momento della vita come una candida coltre di neve, anche di giorno, ma che di notte era imperante, sovrastante.

Ad esempio il traffico automobilistico praticamente non esisteva,, passava un'auto ogni dieci minuti e più, ed io mi sedevo su una collinetta di fronte alla strada consolare e mi divertivo ad indovinare il modello delle automobili che passavano. Ora nello stesso luogo per entrare a Roma occorre fare una fila di mezz'ora per percorrere meno di un chilometro di strada.

Per un certo periodo mia madre soffrì di una qualche malattia di cui non seppi mai i dettagli.

A causa di ciò mio padre non andò più la sera a scambiare qualche parola con gli amici al bar, e a comprare la bottiglia del latte per la colazione del mattino dopo.

Per cui fu deciso che andassi io a ritirare la bottiglia del latte al bar “Da Grilli”. Ma la cosa non fu semplice per me bambino di sette anni …...

Il camion della centrale del latte scaricava immancabilmente il latte alle sette di sera, non si poteva andare prima e non si potevano prenderne più di una,.... non c'erano frigoriferi.

Nessuna illuminazione, all'epoca …..non si concepiva in campagna neppure l'idea dell'illuminazione pubblica.

C'era da andare quindi dopo le sette, e tutti i giorni, era in autunno ,,,, Il tragitto non era lungo ma dovevo scendere dalla collina dove si trovava il casale dove abitavamo e percorrere circa ottocento metri fino a giungere alla via Cassia,, .attraversarla, compiere un altro centinaio di metri per giungere al bar situato all'inizio della via Trionfale ….

Quella da percorrere era una strada di campagna ben tenuta e perfettamente agibile, il problema per me era che a un certo punto si doveva attraversare un boschetto dove il buio era il più totale.

Avevo una fifa boia al pensiero della sfida che mi aspettava e però non volevo dire di aver paura ai miei genitori e fare la figura del pauroso. La cosa sarebbe pure stata legittima e comprensibile, visto che avevo sette anni... Ma volevo dimostrare di essere grande.... E così, comandato dai miei genitori (all'epoca evidentemente la cosa era considerata perfettamente fattibile...) mi armai di coraggio, presi la bottiglia del “vuoto” e andai... Mi ricordo che per il primo tratto camminai regolarmente guardando bene con la luce della luna per vedere dove mettevo i piedi, pur conoscendo perfettamente la strada su cui transitavo continuamente, poi, per cercare di cancellare i fantasmi che la mia mente mi suggeriva, incominciai ad alzare gli occhi al cielo, a guardare le stelle e a tentare di identificarle.

Ad un certo punto arrivai però a dover attraversare il boschetto e li la fifa prese il sopravvento e incominciai a correre a scapicollo visto che la strada era in discesa, jn pochi attimi, che però mi parvero secoli, arrivai alla via Cassia dove il sopraggiungere di un veicolo si sentiva almeno una decina di minuti prima del suo arrivo, la attraversai dj volata, cosciente che non era in arrivo nessun veicolo e mi ritrovai come d'incanto dentro il bar. Resi il vuoto, detti le 90 lire di differenza per il latte e ritornai sui miei passi.

Si imponeva una strategia, …... anche perchè pure se non precisamente sapevo però che avrei dovuto ripetere quel tragitto per altre numerose volte.

Così incominciai a guardare dentro e fuori di me e incominciai a pulire e sgombrare la mia anima e la mia mente dai tabù, dai preconcetti, dalle fobie, dalle paure, dai fantasmi dalle fantasticherie inconsistenti, inconcrete, irreali, immaginarie.... e a crearmi una mia solidissima capacità di concentrazione, di immaginazione creativa, di ideazione, di progettazione..... tutte cose che poi nel tempo si sono sviluppate e che mi hanno portato a essere l'uomo che sono....

Così ripresi la strada con la mia nuova e piena bottiglia del latte rifacendo la strada del ritorno... mentre camminavo incominciai a pensare, a concentrarmi su pensieri che mai fino ad allora mi avevano sfiorato e menochemai avevo minimamente percepito.

Incominciai a pensare a cosa erano le stelle, come mai esistevano , chi le aveva e ci aveva creati....insomma incominciai a discettare dentro di me di questi enormi argomenti e mentre consideravo e riflettevo camminavo e sempre sovrapensiero, come in trance …. mi ritrovai sano e salvo in casa....

Avevo scoperto in una sola esperienza di pochi minuti : l'autocontrollo, l'esistenza e la complessità dei massimi sistemi, la paura dell'ignoto ed il coraggio e la razionalizzazione per combatterla .

Da quella volta giorno per giorno affinai tutti i vari elementi in gioco, le sensazioni, le percezioni, i segnali interiori e via via raggiunsi la più assoluta sicurezza della mia vittoria sul buio, sulla paura, sulle mie ossessioni.

Dopo quella esperienza incominciò una evoluzione lenta ma continua di successive prove e insegnamenti e conoscenze che ne derivavano. Incominciai ad allargare il mio campo d'azione e la conoscenza ed il “controllo” del territorio.

Andavo nel bosco a confine con la tenuta di cui mio padre era il factotum e scoprivo gli scoiattoli, le donnole, i porcospini, i ricci, le volpi, insomma tutti gli animali che popolavano quegli ambienti incontaminati.

Una volta trovai una tartaruga che probabilmente pesava più di me, tanto che nonostante tutti i miei sforzi dovetti lasciare nella grotta dove l'avevo trovata. Una volta mentre mi inoltravo nel fitto della boscaglia alzai in alto lo sguardo perchè avevo udito un accenno di rumore e mi avvidi di un serpente arrotolato su un prugno selvatico, forse intento a mangiarne i frutti, sospeso a circa tre metri di altezza esattamente sopra la mia testa. Era enorme.... almeno tre metri e mezzo di lunghezza e un diametro massimo di almeno quindici centimetri... una testa enorme … almeno quindici centimetri di lunghezza e una decina di larghezza. Vinto il primo attimo di esitazione e di terrore, mi girai e scappai prima che il serpente avesse il tempo di svolgersi e di calarsi dall'albero.

Giorno dopo giorno mi allontanai sempre più da casa allargando a cerchi concentrici le mie prime ispezioni ed indagini. Cominciai quindi ad arrampicarmi su alberi sempre più alti per il solo piacere di farlo e quindi poi scoprii che sugli alberi si trovavano i nidi degli uccelli, per cui diventai un terribile predatore di nidi di uccelli di ogni specie e razza. Incomincia ad inoltrarmi sempre più nei boschi e anche li incominciai a riconoscere i frutti del bosco e quali erano commestibili e quali no... Ma soprattutto scoprii qualcosa che mi colpì profondamente e che mi rimase scolpito nella mente per sempre.


Scoprii le grotte, le gallerie, i cunicoli e poi dei vasi, delle terrecotte a forma di mano, a forma di bue, a forma di bambino a cui io non sapevo dare una spiegazione … mi mancavano gli elementi di conoscenza e formazione.... Io ancora non lo sapevo …... ma mi ero imbattuto negli Etruschi, i manufatti, la tecnologia e la cultura etrusca.

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