martedì 31 ottobre 2017

DALL’ANARCHISMO INDIVIDUALISTA – LIBERTARIO – SOCIALISTA – CAPITALISTICO … …... AD ALBAMEDITERRANEA …… ANARCHISMO SOCIAL – CAPITALISTICO – PARTECIPATIVO.

DALL’ANARCHISMO INDIVIDUALISTA – LIBERTARIO – SOCIALISTA – CAPITALISTICO … …...

AD ALBAMEDITERRANEA …… ANARCHISMO SOCIAL – CAPITALISTICO – PARTECIPATIVO.

Di Orazio Fergnani.

L'anarchismo è la filosofia politica che definisce lo Stato non necessario, quasi sempre dannoso, o altrimenti come la filosofia politica che rifiuta l'autorità e l'organizzazione gerarchica delle relazioni umane. L’anarchismo quindi derivandolo (ed in contrapposizione) da quanto affermato sopra, è la filosofia politica che propone uno “Stato” basato su associazionismo volontario.
I fondatori del pensiero anarchico sono unanimemente riconosciuti William Godwin, Proudhon, Bakunin, Petr Kropotkin e Stirner, come i principali teorici di questo pensiero. Proudhon, che può essere considerato giustamente come il padre dell'anarchismo già definito nelle sue linee essenziali, è stato fatto oggetto di alterazioni, principalmente quella relativa alla “proprietà”. Bakunin, il suo apporto è diretto ed operativo nel movimento libertario, ma il suo pensiero assume le sue peculiari caratteristiche dopo morto.
L'opera di Petr Kropotkin ed Errico Malatesta, che non esitano su punti importanti a modificare, precisare, allargare l'eredità bakuniniana approdando esplicitamente al comunismo libertario sono i veri divulgatori del pensiero anarchico nella sua maturità.
L'anarchismo è la manifestazione più estrema del processo di laicizzazione del pensiero pragmatico occidentale che rifiuta l'autorità esterna o superiore agli uomini, sia "divina" che umana e l’imposizione del concetto che debbano esistere classi dominanti sul resto della popolazione.
Della Rivoluzione Francese, come sappiamo, alla fine controllata dalla Borghesia Finanziaria che ne deviò le finalità e l’intima essenza , pervertendone le successive realizzazioni, l'anarchismo è il continuatore, e tende a condurre a compimento il progetto iniziale di Robespierre e dei padri della Rivoluzione.
Anche l'anarco – capitalismo, che mette il diritto di proprietà e il libero scambio come fondamenti di una società in cui lo Stato non è centrale (esaltazione assoluta della Privatizzazione) è manifestazione, seppure antitetica a quella dominante del pensiero anarchico in quanto anche qualsiasi limitazione alla proprietà di se stessi e di ciò che un individuo valorizza con il lavoro o il libero scambio è una lesione dei diritti naturali e della libertà di scelta. Quindi l'anarchia non è un'unica ideologia: essa definisce uno spazio in cui l’individuo può cercare liberamente di realizzare i propri sogni senza mai imporli ad altri.
Il comunismo, può essere un’opzione fra tante, una scelta di un gruppo di individui che investono in una cooperativa, ma mai l’unica via anarchica percorribile.
Dalla loro nascita le idee anarchiche entrano in conflitto sia con le concezioni del socialismo che con le concezioni marxiste, in particolare per quanto riguarda l'uso della dittatura come mezzo rivoluzionario.
La visione anarchica semplificata è la realizzazione di una società di uomini “liberi” ed “uguali” dal punto di vista dei diritti, i due concetti chiave. Riguarda la “libertà” tutti d’accordo (anche se il concetto di libertà a tutt’oggi è del tutto evanescente)…. È però sull'interpretazione del concetto di eguaglianza che sorgono i conflitti : infatti le correnti “comuniste” perseguono l'eguaglianza considerata come uniformità della disponibilità delle risorse di ognuno, mentre le correnti del cosiddetto "socialismo di mercato" considerano l'uniformità indesiderabile, ingiusta è anche vessatoria della naturale diversità degli individui.
Bakunin scrisse : "Sono partigiano convinto dell'eguaglianza economica e sociale perché so che al di fuori di questa eguaglianza, la libertà, la giustizia, la dignità umana, la moralità e il benessere degli individui così come la prosperità delle nazioni non saranno nient'altro che menzogne; ma, in quanto partigiano della libertà, questa condizione primaria dell'umanità, penso che l'eguaglianza debba stabilirsi attraverso l'organizzazione spontanea del lavoro e della proprietà collettiva delle associazioni dei produttori liberamente organizzate e federate nei comuni, non attraverso l'azione suprema e tutelare dello Stato".
Secondo Proudhon, lo Stato è un parassita, inutile, inefficiente, inefficace, immorale. Come sottolineava Bakunin nella sua polemica con Marx "La libertà senza eguaglianza è una malsana finzione (…) L'eguaglianza, senza libertà, è il dispotismo dello Stato e lo Stato dispotico non potrebbe esistere per un solo giorno senza avere almeno una classe sfruttatrice e privilegiata: la burocrazia".
Gli anarchici essendo socialisti, sono per il possesso collettivo dei mezzi di produzione e di distribuzione, in quanto libertari, in più, per la libertà che concretizzi il suo reale significato equalitario. Libertà ed eguaglianza devono essere "concrete", vere, reali, reciproche; in particolare detestano le forme di sfruttamento economico ma anche quelle di dominazione politica, ideologica e religiosa, tutti i governi, tutti i poteri statali, quale che sia la loro composizione, origine e presunta legittimità, rendono possibile la dominazione e lo sfruttamento di una infinitesima parte della società sulla restante maggioranza.
Contro il modello governativo e centralizzatore dello “Stato”, gli anarchici oppongono la presa in carico collettiva di tutte le funzioni inerenti alla vita sociale. Il federalismo costituisce il punto di riferimento centrale dell'anarchismo, il fondamento e il metodo sul quale si costruisce il socialismo libertario. Il federalismo così inteso non ha nulla in comune col federalismo politico praticato dagli Stati attuali. Si tratta cioè di un principio di organizzazione sociale a sé stante coinvolgente tutti gli aspetti della vita della collettività umana.
Il pensiero anarchico (contrariamente all’opinione “comune”) non nega il problema dell'importanza dell'organizzazione, ma si pone al centro di un'altra forma di organizzazione con la quale rispondere agli imperativi collettivi. Esempio illuminante e chiarificatore può essere l'autogestione nelle imprese, che sostituisce il salario con l’associazione del lavoro e degli utili, ed anche la federazione dei produttori, delle comuni, delle regioni in sostituzione dello Stato.
Insomma il socialismo anarchico è garanzia della libertà individuale. Il fondamento è il contratto, uguale e reciproco, effettivo, modificabile dai contraenti (associazioni dei produttori e dei consumatori, ecc.) ed istitutivo del diritto di iniziativa di tutti i componenti della società. Il contratto federativo precisa i diritti e i doveri di ciascuno, definisce i principi dei diritti sociali e regolamenta gli eventuali conflitti fra individui, gruppi,collettività, regioni, senza perciò ridurre l'autonomia dei suoi componenti, il che pone l'organizzazione federalista anarchica in posizione di distinguersi dal centralismo statale che all'individualismo liberal – capitalistico.
Per gli anarchici esiste un legame indissolubile ed inderogabile tra il fine perseguito ed i metodi adoperati per raggiungerlo, proprio perciò il fine non giustifica i mezzi che devono sempre, nella misura del possibile, essere in accordo con il fine perseguito.
Lo scopo dell'azione anarchica non vuole essere in alcun caso la "conquista" del potere o la gestione dell'esistente. al congresso di Saint-Imier, si affermò che il primo dovere del proletariato non è la conquista del potere all'interno dello Stato ma la sua distruzione, del Potere, va precisato però che la distruzione, può e deve avvenire in modo non violento e non devastante.
L'approccio è quello di opporre soluzioni sociali a soluzioni politiche, quindi non politici ma antipolitici. Storicamente è sempre stato considerato con scetticismo l'idea di poter utilizzare l'arma elettorale o il parlamentarismo per mutare le condizioni di vita in seno alle “democrazie” borghesi, all'azione politica e parlamentare tesa alla conquista del Potere, essi contrappongono l'autogestione generalizzata e senza deleghe di potere (salvo rare eccezioni).
I lavoratori rappresentano la forza reale (e il reale VALORE) di una società e solo da essi può venire una sua trasformazione profonda. L'azione anarchica – socialista ha sempre teso alla difesa degli sfruttati ed appoggiato tutte le rivendicazioni per un miglioramento delle condizioni di vita e del progresso sociale.
Gli anarchici non sono e non aspirano a divenire un'avanguardia o a svolgere un ruolo dirigente, poiché ritengono che non esista nessuno che può occuparsi dei propri affari meglio dell'interessato stesso.
Viceversa a quanto fin qui detto l’ anarco – capitalismo di origine liberale, è per un iperliberismo portato alle estreme conseguenze, cioè alla scomparsa dello Stato sociale e la sua sostituzione con un capitalismo privo di ogni regola (come attualmente stiamo subendo).
E’ chiaro che l'anarco-capitalismo che l'anarchismo sociale presi nella loro essenzialità sono due corpus teorici antitetici tra loro, come dimostrato dall'esperienza dell'anarchismo americano di Benjamin Tucker o dall'esistenza di un movimento left – libertarian, ma Proudhon stesso, noto per la sua famosa espressione, era fautore del libero scambio tra lavoratori autonomi e/o cooperative autogestionarie e nella "Teoria della proprietà" arrivò ad affermare che "la proprietà è libertà".
Questa apparente contraddizione deriva dal fatto che Proudhon intendeva come furto quella proprietà, che, seppur utilizzata da altri individui, è fonte di profitto o rendita per il proprietario, mentre come libertà quella proprietà, chiamata "proprietà-possesso", frutto del proprio lavoro, che viene direttamente utilizzata dal proprietario senza determinare "sfruttamento" del lavoro altrui. Questa concezione fa vacillare quella visione di un anarchismo classico antistatalista del tutto inconciliabile con il pensiero fautore del libero mercato da cui è originato l'anarco-capitalismo..
A partire dal Sessantotto, a seguito dell'esplodere della rivolta studentesca e giovanile, le idee libertarie sono ritornate in auge, anche all'interno del movimento sociale, con la generalizzazione di concetti come "autogestione" o "gestione diretta", “democrazia diretta”. Ora il movimento anarchico è vitale dovunque. All'inizio del nuovo secolo il movimento contro la globalizzazione neoliberista si è giovato del contributo delle analisi e dell'impegno dei militanti anarchici.
L'anarchismo può ancora tornare a dare il suo contributo all’evoluzione sociale civile dell’umanità intera perché conta su un consistente patrimonio culturale teorico – filosofico – politico in grado di rispondere, e dare soluzione,…. in un'ottica alternativa e radicale, alle sfide globali del nuovo millennio di guerra permanente, terrorismo internazionale, corsa agli armamenti, fanatismo religioso, involuzione autoritaria delle democrazie, inquinamento, devastazione ambientale, crisi della rappresentanza istituzionale, divario tra paesi ricchi e paesi poveri, precarizzazione del lavoro, ecc., sclerotizzazione delle persone e delle classi sociali …… che ripropongono in chiave postmoderna i tradizionali ambiti di intervento dell'anarchismo e delle sue istanze di uguaglianza e libertà…. Oggi più che mai attuali …
E l’evoluzione dell’anarchismo sociale coniugandosi con gli sviluppi telematici – tecnologici derivanti dallo sviluppo esponenziale delle possibilità partecipative messe a disposizione a sempre più gran masse di cittadini …. oggi permette la partecipazione culturale in primis, all’informazione, alla formazione, alla partecipazione allo sviluppo della cultura e dell’informazione a grandi quantità di cittadini che prima non potevano accedere a tutto questo e che oggi mettono a disposizione gli uni gli altri le loro capacità e competenze lievitando in modalità tridimensionale le loro singole e complessive potenzialità così traghettando l’umanità in un nuovo tipo di società che non può che essere a volume ..tridimensionale – sferica e che però essendo che tutti raggiungono tutti ...si può idealmente identificare e rappresentare come orizzontale ed egualitaria, distribuita e distributiva.
E come si relaziona AlbaMediterranea con tutto ciò premesso?
AlbaMediterranea ha, come già detto, in sé tutte le anime teorico – politiche storiche laiche e mistiche … ma soprattutto quella anarchica – socialista che si rifà ad Errico Malatesta, anche al primo fascismo del manifesto di San Sepolcro, ….. ma evolvendo, contestualizzando, aggiornando e contemporaneizzando ogni concetto al contesto attuale della cultura e della politica… Insomma AlbaMediterranea è un frullato di frutta mista (banane, mele, arance, pesche….) che però oggi è diventato tutt’altro… ma ha mantenuto un po’ del sapore di tutti questi frutti … che però tutti insieme hanno ormai il sapore di qualcosa di completamente diverso.
In particolare cosa vuole AlbaMediterranea?
Vuole uno “Stato” in cui tutti i cittadini siano sotto il profilo dei diritti essenziali alla dignità ed alla vita uguali… ma diversamente siano valutati i personali meriti, capacità, competenze, caratteristiche, e a cui (tutti) siano concesse possibilità di sviluppo secondo le proprie tendenze ed inclinazioni…
Uno “Stato” in cui effettivamente i cittadini abbiano ciascuno a caso ed a rotazione la possibilità di ottenere cariche di “Governo” per un periodo di un anno (eventualmente rinnovabile a due anni e non oltre, se non eccezionalmente in emergenze ed in dimostrate non comuni capacità) come una specie di servizio sociale alla pari della “leva” del servizio militare obbligatorio, e alla fine del quale si sia sottoposti ad un “processo” pubblico di verifica dell’operato con possibilità di premio o sanzione… esattamente come potrebbe essere in una società privata e come si è fatto per circa trecent’anni a Roma nel periodo repubblicano.
In aggiunta occorre evidenziare la partecipazione volontaria, non obbligatoria, ma contributiva e premiante sulla diversificazione del merito di ciascuno. Merito che poi si estrinseca nella diversa valorizzazione della persona sotto tutti i profili sociali.
Infine AlbaMediterranea è per la nazionalizzazione delle risorse e delle strutture primaria come ad esempio la banca nazionale, le ferrovie, i trasporti in genere, le reti di telecomunicazione, l’E.N.I., l’I.R.I. … e tutte quelle aziende al di sopra di un notevole fatturato (50 milioni/anno?) che induca ripercussioni pubbliche conseguenti a qualunque decisione da parte di privati proprietari. Insomma non si può pù permettere in uno “Stato” sociale che privati cittadini influenzino, comprimano e coercizzino il volere di masse di altri cittadini contro la loro intenzione. Tanto per capirci come fa attualmente Marchionne per conto della FIAT in danno dei lavoratori e di buona parte della società in questo momento,…. per la serie di interesse ed utile “privato” e debito e danno del “pubblico”.
Per concludere AlbaMediterranea è a favore della distribuita e generale proprietà privata essenziale… anche produttiva .. ma che non superi una certa quantità di produzione di Valore …. Oltre il quale il legittimo proprietario, pur mantenendo il suo ruolo, anche all’interno della struttura aziendale, viene parzialmente e progressivamente espropriato col crescere delle potenzialità dell’azienda, in favore della collettività…. In primis in favore di chi lavora all’interno ed oltre una certa quantità anche in favore della collettività locale… e successivamente amplificandosi le capacità di produzione di valore.. in favore di realtà sociali e territoriali sempre più ampie.
Nella speranza che la visione di una società siffatta corrisponda anche ai vostri desideri, auspico che sempre più aderenti ad AlbaMediterranea si aggiungano agli attuali e che presto AlbaMediterranea possa presentarsi ufficialmente di fronte agli elettori italiani ad una prossima tornata elettorale.

Viva AlbaMediterranea.

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