SEQUESTRO
A CHIASSO DI 134, 5 MILIARDI DI DOLLARI
Alla
dogana di Chiasso nel mese di giugno 2009, nel doppio fondo di una
valigia fu trovato un enorme quantitativo di titoli Usa per
complessivi 134,5 miliardi di dollari, pari a un controvalore in euro
di oltre 96 miliardi di euro; 249 bond della «Federal Reserve»
americana del valore nominale di 500 milioni ciascuno, e 10 «Bond
Kennedy» del valore nominale di 1 miliardo di dollari ciascuno.
I
valori erano posseduti da due cinquantenni giapponesi, Mitsuyoshi
Watanabe e Akihiko Yamaguchi che, scesi da un treno proveniente
dall’Italia, al momento del controllo doganale affermavano di non
avere nulla da dichiarare.
Il
problema più grosso che si pose dall’inizio era capire se i titoli
erano veri o falsi, per le implicazioni che queste due diverse
eventualità avrebbero comportato: per la legge italiana, quando
vengono sequestrati dei titoli falsi o della valuta contraffatta, i
possessori devono essere arrestati e il materiale distrutto, nel caso
contrario in cui ci si trovi di fronte a titoli autentici, la Guardia
di finanza si trova di fronte alla mancata dichiarazione valutaria,
che non è un reato penale ma comporta il pagamento di una penale:
una «semplice» ammenda amministrativa, il 40 per cento del valore
eccedente euro 10.000 di franchigia;
in questo caso la sanzione sarebbe ammontata a 38 miliardi di euro, (l’entità grossomodo di due leggi finanziarie/ di stabilità).
in questo caso la sanzione sarebbe ammontata a 38 miliardi di euro, (l’entità grossomodo di due leggi finanziarie/ di stabilità).
Il
secondo sequestro operato a Malpensa nel settembre del 2009, a pochi
mesi dal sequestro di Chiasso, riguardava una spedizione effettuata
tramite courier proveniente dalle Filippine e destinata in Italia,
207 Federal Reserv bond 1934 Series, del valore di 500.000.000
dollari ciascuno, per un valore complessivo di 103.500.000.000
dollari, autori due filippini residenti a Genova.
Questi
sequestri hanno suscitato inquietanti interrogativi a chi si è
occupato o solamente interessato alla questione, cifre così grosse
non erano mai state sequestrate, al massimo qualche centinaia di
milioni di dollari, per dichiarazione del Colonnello della Guardia di
Finanza competente per territorio, intervistato poco dopo il primo
maxi-sequestro. Gli strani movimenti hanno fatto temere per la tenuta
del debito pubblico americano, anche perché per il sequestro di
Chiasso si è parlato di stretti rapporti con la banca centrale
giapponese, da parte dei giapponesi fermati con il malloppo.
I
fatti hanno portato anche il Parlamento ad occuparsi del caso tanto
che per primo il deputato Misiani del PD (su Chiasso) e subito dopo i
6 deputati radicali eletti nelle liste del PD primo firmatario Marco
Beltrandi hanno presentato due interrogazioni al Ministro
dell’Economia Tremonti (Chiasso + Malpensa), con le quali
chiedevano conto degli esiti delle indagini, e del coinvolgimento dei
servizi segreti americani e della SEC per la verifica
dell’autenticità o meno dei Bond.
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=17149&stile=6&highLight=1&paroleContenute=%27INTERROGAZIONE+A+RISPOSTA+SCRITTA%27
La
risposta a lungo attesa è arrivata con risposta scritta da parte del
sottosegretario dell’Economia e delle Finanze Giorgetti, il 30
luglio 2010.
La
risposta è arrivata all’interrogazione dei radicali che chiedeva
lumi sul sequestro di Malpensa, ma è stata una risposta cumulativa,
che ha assorbito anche il sequestro di Chiasso, fra l’altro le due
interrogazioni del gruppo radicale erano state sollecitate una decina
di volte al Ministro, mentre quella del deputato del PD Misiani, mai.
Ebbene
relativamente a Chiasso il sottosegretario Giorgetti ha scritto:” I
titoli sequestrati ai due cittadini giapponesi sono risultati
contraffatti e nel corso delle indagini delegate da parte
dell’autorità giudiziaria di Como non è emerso alcun legame tra
gli stessi e la Banca centrale di Tokio. Il pubblico ministero, al
termine delle indagini preliminari, ha rinviato a giudizio gli
indagati per concorso nei reati previsti dagli articoli 453, comma 3
(Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato,
previo concerto, di monete falsificate), 455 (Spendita e introduzione
nello Stato, senza concerto, di monete falsificate) e 458
(Parificazione delle carte di pubblico credito alle monete) del
codice penale”.
Mentre
per quanto riguarda il sequestro di Malpensa, il sottosegretario ha
specificato che già senza una perizia specifica si poteva desumere
che ci si trovasse di fronte a titoli contraffatti, in quanto
presentavano colori troppo vivi e stato di conservazione ottimo, per
essere risalenti al 1934, il fatto è stato successivamente
confermato dal perito dei servizi segreti americani.
I
due filippini, fratello e sorella sono stati rinviati a giudizio per
traffico illecito e uno dei due, il fratello è tuttora detenuto.
Chiaramente
per nessuno dei due sequestri è stato possibile attivare la
procedura sanzionatoria per mancata dichiarazione valutaria, in
quanto tutti i titoli dei maxi-sequestri sono stati dichiarati falsi
dall’autorità competenti.
Rimane
comunque un alone di mistero su tutta la vicenda, dubbi e domande che
comunque è obbligo farsi, come ad esempio, come è possibile che
qualcuno possa pensare di contraffare buoni del tesoro americano per
una cifra così astronomica e riuscire a piazzarli come veri? Quanti
sono i traffici di questo tipo? Quanti titoli falsi circolano nel
mondo? C’è qualche potente organizzazione dietro a questi
movimenti di titoli contraffatti? Ma se i titoli di Chiasso fossero
stati veri, avrebbero avuto le autorità americane il coraggio di
dichiararli tali, con tutte le conseguenze al livello di
sconvolgimento del mercato dei titoli di Stato del mercato mondiale,
che questa notizia avrebbe comportato?
Daniele
Carcea
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